Berlusconi e Bossi aggrappati alla lettera miracolosa

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 28/10/2011
L’accoglienza dell’Europa alla lettera miracolosa che il presidente del consiglio ha incredibilmente magnificato ai microfoni di Porta a Porta, in una pausa dell’interminabile consiglio europeo, il giorno dopo appare un po’ meno entusiastica

In prima pagina il Times, per esempio, parla di Europa “disgustata” e conclude sinteticamente che “Berlusconi deve dimettersi”.

Questa della “lettera di intenti” dei suoi precedenti e dei suoi retroscena con il ministro dell’Economia che se ne lava ostentatamente le mani, la Lega che fa la voce grossa, Berlusconi che la sventola come una grande personale rivincita è una avvincente tappa europea del “teatrino della politica” nostrana, per citare l’espressione del presidente del consiglio che è anche, come noto, massimo campione “dell’antipolitica”.

Per ovvi motivi a Bruxelles non potevano prenderla e buttarla nel cesso, perché non possono permetterselo, quindi hanno scelto di sorridere e di imporre tempi certi con tanto di “vigilanza” molto oculata perché gli impegni siano rispettati; in altre parole hanno ribadito il concetto di commissariamento, già molto tangibile nelle linee guida al risanamento tracciate già da tempo dalle BCE.

Naturalmente è tutto un richiamarsi da parte delle “alte cariche” nonché vagheggiati presidenti di ipotetici “governi istituzionali” non ancora definitivamente archiviati, a “una grande determinazione per assolvere impegni storici” con tanto di richiamo “alla massima condivisione” da parte dell’opposizione un po’ recalcitrante.

Il presidente del Senato Renato Schifani, per esempio, già da tempo oggetto di indagini da parte della procura di Palermo con l’ipotesi di concorso in associazione mafiosa e pesantemente chiamato in causa come uno dei politici “nelle mani dei boss” dal pentito Stefano Lo Verso, ha usato queste precise parole con molto tempismo e grande solennità sottolineare la gravità del momento e chiedere la collaborazione fattiva dell’opposizione.

Forse non sarà nemmeno del tutto casuale che, nella mole degli impegni assunti con “la lettera di intenti”, come ha rilevato puntualmente Dario Franceschini, non ci sia nemmeno una riga sul recupero dell’evasione fiscale e sul contrasto della criminalità organizzata che è l’azienda italiana con il maggiore fatturato.

In compenso sulle pensioni è stato di fatto ribadito quanto era già stato approvato, e si è lasciato inalterato il sistema dell’anzianità come pretendeva la Lega per non scontentare i suoi e soprattutto per non avallare decisioni che avrebbero potuto mettere in cattiva luce la baby pensionata che sovrintende al “cerchio magico”.

Contestualmente si è data carta bianca ai licenziamenti e ad una mobilità illimitata nel pubblico impiego, con il risultato inimmaginabile di ricompattare persino i sindacati al seguito del Governo e ad un piano di dismissioni pubbliche impressionante.

Quanto all’approvazione entro la legislatura del dimezzamento dei parlamentari e della soppressione delle province, da approvare con tanto di leggi costituzionali che dovranno includere pure il pareggio del bilancio, sembra un’ipotesi più incredibile che provocatoria, o viceversa.

Insomma alla fine dalla letterina dopo tutte le limature e contro limature del caso, sotto l’occhio vigile di Gianni Letta, l’onnipresente (direttamente o per interposta persona anche nelle inchieste su P3 e P4) e sempre evocato come presidente ideali per “governi istituzionali”, è scomparsa solo la lista dei condoni che non sarebbe stata adeguatamente apprezzata.

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