Carte scoperte

di Francesco Baicchi - 31/08/2012
Da quale parte viene l'attacco al Presidente della Repubblica?
Ora che il settimanale della famiglia Berlusconi ha scoperto le carte con la solita mossa spregiudicata che tutti prima o poi si attendevano, come faranno i sedicenti difensori di Napolitano a non ammettere di aver sbagliato nelle loro furibonde accuse a quanti vorrebbero che sulla vicenda della trattativa Stato-mafia fosse fatta completa chiarezza, a partire dal perché Nicola Mancino ha ritenuto di poter chiedere un trattamento 'di favore' da parte della Magistratura?

 

 

Di fronte alla evocazione del termine 'ricatto', assolutamente inadeguato a rappresentare il dissenso fra Presidenza della Repubblica e Magistrati palermitani, che, pur strumentalizzato, è sempre rimasto a un livello di formale correttezza, come sarà ancora possibile accusare di eversione quanti chiedono soltanto il rispetto della legge o si limitano a considerare inopportuno un ricorso alla Consulta che può apparire (ma non è, dice il ricorrente) un tentativo di delegittimare la Procura di Palermo, finendo con l'indebolirne la lotta alla Mafia? Da quale parte viene l'attacco al Presidente della Repubblica?

Credo sia legittimo invece chiedersi le ragioni vere di questa aggressione, mascherata da scoop giornalistico e proveniente da chi certo non è vicino alla Magistratura né alla opposizione politica. Ingroia, con la sua abituale pacata chiarezza, ha subito chiarito da che parte viene il ricatto.

Ma è proprio Napolitano l'obiettivo?

Forse invece in realtà siamo di fronte a una iniziativa tendente a delegittimare la Presidenza della Repubblica come istituzione di garanzia super partes, coerentemente con i tentativi di concentrare tutto il potere nella figura del capo del governo, già in corso su altri tavoli.

Perché questo è il significato della presenza del nome del candidato 'premier' sulla scheda elettorale, che cancella il potere di scelta del Presidente delle Repubblica previsto all'articolo 92 della Costituzione.

Anche le indiscrezioni sulle trattative in corso per modifiche costituzionali, che prevederebbero il potere del capo del governo di richiedere lo scioglimento del Parlamento e la fine della legislatura (con scarse possibilità pratiche di negarglielo), sono caratterizzate dalla stessa ossessione di ridurre la Presidenza della Repubblica a un ruolo puramente burocratico.

Ossessione comprensibile da parte di chi non ha mai accettato il delicato equilibrio dei poteri su cui è stata fondata la nostra Repubblica, pretendendo poteri assoluti e completa impunità , ma assai meno giustificata in quanti finora si sono dichiarati difensori della legittimità costituzionale (da questa definizione è, naturalmente, escluso l'on. Violante).

Se dunque l'attacco a Napolitano fosse solo un pretesto, sarebbe poco importante la veridicità o meno delle indiscrezioni e la legittimità delle intercettazioni: sarebbe sufficiente sollevare più polvere e fango possibile allo scopo di minare l'immagine di imparzialità delle istituzioni di garanzia previste dalla Costituzione e delegittimarle, per giustificare la brutale concentrazione del potere in una sola persona che è alla base del berlusconismo e di quanti, anche nello schieramento formalmente opposto, lo condividono.

Ora che, grazie a Panorama, la strategia eversiva dei sostenitori di certe 'riforme' è stata resa esplicita, non ci resta che sperare che almeno una parte del Partito Democratico si rifiuti di stravolgere in modo irreversibile la nostra democrazia e di approvare una legge elettorale nuovamente incostituzionale, restituendo ai cittadini la facoltà di scegliere da chi farsi rappresentare e ascoltando la voce del 'popolo dei referendum', che si è sinora fatta chiaramente sentire con gli strumenti della democrazia diretta.

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