Cimentandosi con fiction e realtà, Berlusconi affronta la mafia (reale e fittizia)

di Rachel Donadio - The New York Times (traduzione dall’inglese di José F. Padova) - 09/02/2010
Nel suo intervento, Berlusconi, ha detto: "Una riduzione del numero degli stranieri in Italia significa meno persone che vanno a riempire le fila della criminalità organizzata"

Sembrava una vivace difesa della reputazione della sua nazione: chiamando i gruppi di criminalità organizzata "una terribile patologia", giovedì il primo ministro Silvio Berlusconi ha criticato film e show televisivi che romanzano la mafia, dando dell’l'Italia "un’immagine negativa all'estero".

Spettacoli di tale genere, ha detto, sono stati "una brutta inclinazione" che sperava finisse presto.

Eppure, se qualcuno può contribuire a fermare la tendenza, forse è Berlusconi stesso. La sua azienda Mediaset, in Italia la più grande emittente televisiva privata, ha mostrato con grande successo "The Sopranos" su uno dei suoi canali a pagamento, mentre il suo Canale 5, un canale libero, ha mandato in onda "Il boss dei boss", una miniserie del 2007 sul boss della mafia siciliana Salvatore (Totò) Riina, e "L'ultimo padrino", un programma 2008 sul boss siciliano Bernardo Provenzano.

Nella barocca Italia, dove immagine e realtà sono così intrecciate che la definizione “ipocrisia” sembra inadeguata, molti non hanno nemmeno battuto ciglio. "Queste sono le tipiche cose che si dicono quando si va in una zona ad alta densità mafiosa", ha detto Gianluca Nicoletti, un commentatore radio. Inoltre, ha aggiunto, "Non credo che lo abbia detto con grande convinzione".

Nel il suo best seller "Gomorra" sulla camorra, o mafia napoletana, del 2006, Roberto Saviano racconta come alcuni membri in carne e ossa della mafia modellino il loro stile di comportamento su quello di mafiosi delle serie televisive.

Berlusconi ha fatto le sue osservazioni durante una conferenza stampa nella città meridionale di Reggio Calabria, dove il suo governo ha presentato un ambizioso piano di 10 punti per la lotta alla criminalità organizzata. Il luogo è stato scelto per dimostrare la presenza dello Stato in Calabria dopo che la 'ndrangheta, o mafia calabrese, nelle ultime settimane ha minacciato attentati dinamitardi contro i magistrati e il presidente della Repubblica.

Questo mese, braccianti immigrati che vivono in condizioni squallide si sono scontrati con i residenti a Rosarno, una cittadina calabrese presa nella morsa della mafia. Gli analisti stanno ancora discutendo se i gruppi della criminalità organizzata hanno fomentato i disordini per costringere gli immigrati a fuggire, o se hanno contribuito a reprimere le rivolte.

Nel suo intervento, Berlusconi, la cui coalizione è dominata dal partito della Lega Nord, nota per la sua dura presa di posizione contro gli immigrati, ha anche elogiato il giro di vite sull'immigrazione clandestina realizzato in Italia. "Una riduzione del numero degli stranieri in Italia significa meno persone che vanno a riempire le fila della criminalità organizzata", ha detto.

Programmazione a parte, il governo Berlusconi ha un record di contrasti alla criminalità organizzata. Giovedì il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha detto che dopo il 2008 le autorità hanno confiscato beni della criminalità organizzata per un valore superiore a 9,78 miliardi dollari. Negli ultimi mesi le autorità hanno anche fatto decine di arresti di alto profilo, tra i quali la scorsa settimana l'arresto in Spagna di un boss della camorra.

Ma i critici dicono che gli altri provvedimenti del governo hanno compromesso i vantaggi ottenuti. I pubblici ministeri si oppongono con veemenza a un disegno di legge proposto dal centro-destra di Berlusconi che limiterebbe notevolmente la portata delle intercettazioni, uno strumento tecnico che i PM giudicano essenziale per indagare sui gruppi di criminalità organizzata. Altri critici sostengono che una legge approvata l'anno scorso, che tassa i cespiti rimpatriati solamente  del 5%, è una benedizione per il riciclaggio di denaro.

Giovedì la Confindustria, organizzazione leader in Italia fra gli industriali, ha dichiarato che le imprese che non denunciano le estorsione che subiscono da parte di gruppi della criminalità organizzata sarebbero a rischio di espulsione.

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