Con Zagrebelsky, Saviano, Eco e Pisapia per rifondare la politica

di Lino D'Antonio - Napoli - 11/03/2012
Lettera inviata a "Libertà e Giustizia" da Lino D'Antonio

Gentili amici di Libertà e Giustizia,

molto lodevole la Vostra iniziativa atta a rifondare la politica, con l’apporto di personalità come Zagrebelsky, Eco, Bonsanti e Pisapia. Scusate, ma che c’entra Saviano? Sembra diventato ormai quest’ultimo, come effetto di un’isteria generale e nell’immaginario collettivo, l’unica “autorità morale” del Paese. Altri, prima di Saviano, hanno scritto di malavita organizzata in tutta semplicità, esponendo al pericolo le loro persone ed in primis come dovere civico, senza suscitare lo stridio mediatico, che accompagna lo scrittore. Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. Un po’ presto quindi per acclamare il Saviano come tuttologo. Tanto più che da “Gomorra” in poi, il personaggio in questione invece di evolvesi verso “armonie superiori” (lo diceva Gramsci), segna una preoccupante involuzione: da scrittore di successo a santone televisivo, passando per l’ardua impresa di storico e critico letterario. E mi riferisco nello specifico alla menzognera ricostruzione operata da Saviano di un episodio, durante il terremoto di Casamicciola del 1883, avente come protagonista Benedetto Croce, che nella sciagura aveva perduto tutta la sua famiglia, ricorrendo egli ad articoli di giornale poco attendibili pubblicati negli anni ‘50. Suscitando in tal modo smentite ed indignazione da parte dei discendenti del filosofo. Per non parlare del suo giudizio su Antonio Gramsci, individuato come precursore dei cattivi maestri. Invece, come tutto il mondo sa, trattasi di uno dei più grandi intellettuali del ‘900, molto al di là della sua appartenenza politica e del suo sacrificio. Una figura di tale spessore, politico, culturale ed umano nelle mani di un dilettante allo sbaraglio!

La tuttologia di Saviano non include, non rinnova, anzi divide e disgusta nel momento che con protervia, in una estrema sopravalutazione di sé e delle sue conoscenze, disserta di questo e di quello, senza alcun tipo di contraddittorio, trattandosi di un “solista” puro. Spesse volte dando prova di scarsa preparazione e di superficiale improvvisazione. Lo scrittore loda, nella sua critica, al libro di Orsini, “Il riformismo”. Dovrebbe avere la bontà di spiegare che cosa intenda per riformismo. Non basta dissacrare Gramsci. Anche perché ultimamente, la parola “riformismo” l’abbiamo sentita pronunciare da ferri vecchi della politica italiana. E proprio questi, ovvero personaggi squalificati della politica corrono entusiasti verso le nuove esternazioni del Saviano. Sempre a proposito di riformismo, ovviamente contro il massimalismo, lo stesso Craxi si diceva riformista e poi si è visto come è andata a finire, dalla “Milano da bere” a Tangentopoli. Non vorrei che, dietro lo schermo di un progetto riformista, si nascondesse invece il tentativo di una omologazione conservatrice, che potrebbe molto bene sposare con il conformismo, che sembra invadere in ogni campo la società italiana. Per quel che mi riguarda, da cittadino comune, mi batterò come non mai contro questa evenienza. Molti, nel nostro Paese, percepiscono Saviano come esterno e guastatore del sistema e spesso non ci si rende conto di quanto egli sia nella sostanza funzionale ad esso.  

Se la rifondazione della politica passa necessariamente per i boatos di moda mediatici, senza attraversare in maniera critica la nostra storia (che non è solo dei comunisti, dei socialisti, dei liberali, dei democristiani ecc.) ma di tutto il popolo italiano, non credo che si otterrà un risultato positivo. E se non si darà vita realmente e concretamente ad un progetto alternativo, politico, culturale, economico, etico e morale, rispetto a quello della destra e di questa attuale sorta di unità nazionale, sono convinto che non si andrà da alcuna parte.

Cordiali saluti

Lino D’Antonio    Napoli    
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