Circa
22.000 aziende, con una taglia superiore ai 100 ettari, si spartiscono
oltre 6,5 milioni di ettari di superficie agricola, e negli ultimi 10
anni c’è un crollo del numero delle aziende con una taglia sotto i 20
ettari. L’agricoltura familiare, quella con una taglia inferiore ai 20 ettari che è il cuore dell’agricoltura italiana, viene decimata.
1 febbraio 2012.
Sono i dati analizzati dall’ong CROCEVIA, da oltre 50 impegnata nella
difesa dell’agricoltura contadina, che lancia il rapporto ‘Terra e agricoltura. Il caso italiano- Land grabbing: case studies in Italy’ (Scarica il Rapporto). A partire dal Censimento agricolo del 2010 prende in esame i processi di concentrazione, controllo, integrazione, espropriazione delle terre.
Sottolineando i limiti delle politiche pubbliche e l’erosione della
capacità produttiva agricola. E’ di fronte a questa fotografia
dell’agricoltura italiana che bisogna analizzare le norme relative alla dismissione dei terreni agricoli demaniali varate dal Governo Monti.
‘La nuova versione del pacchetto agroalimentare è migliorata rispetto a dicembre scorso, ma non affronta i nodi cruciali della crisi della agricoltura italiana’ spiega Antonio Onorati, presidente Crocevia
‘non ci sono misure contro la concentrazione e a favore delle piccole
aziende, che per poter resistere e sopravvivere alla crisi devono poter
allargare la superficie coltivabile. Non serve vendere la terra, bisogna facilitare l'accesso alle risorse’.
Come si legge nello studio, infatti, l’accesso alla terra attraverso il mercato fondiario non
solo non favorisce l’ingresso dei giovani in agricoltura ma –
considerando che di fatto quasi tutta la terra agricola è vicina ad
insediamenti urbani – finisce per
favorire la speculazione edilizia e il radicamento nell’economia legale
di capitali di origine illegale o, comunque, non d’origine agricola.
Finora
con le politiche agricole italiane e con la PAC europea è stata
favorita l’agricoltura industriale di grande taglia intensiva in
capitali, le piccole aziende familiari che hanno resistito nonostante
tutto invece sono intensive in lavoro, spiega ancora Onorati, ‘A
differenza di qualunque altro settore produttivo, in agricoltura la
qualità dei prodotti è direttamente legata alla qualità e alla quantità
del lavoro umano impiegato e solo le piccole aziende agricole hanno la
capacità di proteggere e mantenere la produzione delle eccellenze Made
in Italy’. Per riprendere la via dello sviluppo e
dell’occupazione, come il Presidente del Consiglio continua a ripetere,
sottolinea il presidente di Crocevia ‘ si dovrebbe contare sulle aziende
medie piccole e piccolissime – che sono un milione e costituiscono il
cuore produttivo del cibo in Italia - sono loro che potrebbero reagire
più rapidamente alla crisi se appoggiate con misure strutturali e
legislative, che non comportano maggiore spesa per lo Stato. Ad esempio,
favorire l'affitto agrario a un equo canone, dare priorità ai giovani e
alle donne, e all’agricoltura familiare di piccola taglia, al di sotto
di 30 ettari’.
Centrale nello studio ‘Terra e agricoltura. Il caso italiano’ è l’analisi del sequestro del diritto a produrre:
la concentrazione delle terre e del diritto a produrre attraverso il
suo sequestro è stato il risultato di politiche e non di una
ineluttabile decadenza del settore agricolo. L’Italia, una delle 2
grandi agricolture europee, è oggi ostaggio delle proteste dei
camionisti grazie alla innaturale concentrazione solo in alcune regioni
di produzioni agricole come latte, carne, frutta e verdura. Fino agli
anni 80 queste erano ancora largamente decentralizzate su tutto il paese
e distribuite localmente, oggi la
dipendenza dal trasporto sulle lunghe distanza testimonia il fallimento
della concentrazione del diritto a produrre necessario
all’industrializzazione dell’agricoltura.
Garantire un accesso facilitato all’uso della terra per i contadini e proteggerne prioritariamente l’uso che questi ne fanno. Di
questo abbiamo bisogno anche per dare un contributo alle crisi che
attanagliano il paese, quella economica, quella finanziaria e quella
ecologica. Le aziende che sono scomparse non possono rinascere e la
sofferenza di quei fallimenti non sarà compensata, ma almeno si può
immaginare di consolidare le piccole aziende contadini e di crearne
delle nuove per fermare il processo di desertificazione agraria che ai
più sembra ormai inarrestabile. Sono queste le stesse preoccupazioni
oggetto della campagna La Terra a chi la lavora! promossa da Crocevia insieme a Terra Nuova e con le organizzazioni contadine dei paesi del sud del mondo.
LEGGI SUL BLOG UNATERRA GLI AGGIORNAMENTI www.croceviaterra.it
CHI SIAMO:
Il Centro Internazionale Crocevia è un’Organizzazione Non Governativa
di Cooperazione Internazionale e Solidarieta’, senza fini di lucro, nata
nel 1958 e riconosciuta Ente Morale nel 1962. Da oltre 50 anni Crocevia
lavora, insieme alle comunita’ locali e le organizzazioni sociali, nei
settori dell’educazione, della comunicazione e dell’agricoltura,
promuovendo e realizzando progetti di cooperazione internazionale in
Medio Oriente, Asia, Africa e America Latina. Dal 1996 sostiene ed
assicura il coordinamento globale dello IPC – Comitato Internazionale
Sovranita’ Alimentare - che è lo strumento che supporta la
partecipazione autonoma delle organizzazioni dei piccoli produttori di
cibo alle attivita’ ed ai negoziati presso la FAO e le altre agenzie
internazionali che si occupano dell’alimentazione e dell’agricoltura con
sede a Roma.
Per informazioni: Centro Internazionale Crocevia Mob: 3385066806 – mail: crocevia@croceviaterra.it
Attività
realizzata nell'ambito del progetto “EuropAfrica: verso la Sovranità
alimentare” con il contributo finanziario della Commissione Europea -
DCI-NSA ED/2011/240 -529.
Il contenuto dell'attività è responsabilità
esclusiva di Terra Nuova Onlus e del Centro Internazionale Crocevia ONG
e non riflette la posizione dell'Unione Europea.
In Italia il processo di concentrazione delle terre ha ripreso vigore: l’1% delle aziende controlla il 30% delle terre agricole.