Crozza le formidable e la trista claque berlusconiana

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 14/02/2013
Con tutto quello che sta succedendo sul fronte degli scandali di dimensioni ciclopiche con effetti economici e di immagine devastanti a livello planetario, vedi Finmeccanica, occuparsi di Sanremo e del trattamento riservato a Crozza e al suo Silvio B. elargitore dei nostri soldi, potrebbe sembrare una futile divagazione e un’ulteriore prova di furia antiberlusconiana

Tutti i pompieri del giorno dopo espertissimi di comunicazione televisiva, con in testa Aldo Grasso, autorità assoluta che sciorina per lo più ovvietà rigorosamente “terziste” e cioè a priori cerchiobottiste sul Corriere, se la sono presa chi più chi meno con gli autori dei testi di Crozza e con la decisione a loro avviso provocatoria di iniziare con l’imitazione di Berlusconi e addirittura di far scendere le scale a “le Formidable” in look vagamente alla Al Capone mentre sparge con sorriso ammiccante manciate di banconote.

Questa volta le reazioni, quelle degli addetti ai lavori in particolare, da sempre proni e compiacenti nei confronti di qualsiasi censura, si sono adeguate alla volgarità e alla prepotenza organizzata di una claque dai modi decisamente poco democratici e molto determinata ad interrompere con urla ed insulti l’imitazione dell’intoccabile Silvio.

Impresa quasi compiuta se non si fosse interposto con molto tempismo il conduttore che è riuscito a far proseguire e concludere l’esibizione di Maurizio Crozza che includeva ovviamente Bersani-smacchiatore di giaguari, la new entry di Ingroia che semiaddormentato incita i suoi alla “rivoluzione civile” ed il sempre verde Luca Cordero di Montezemolo. Alla fine standing ovation del pubblico che evidentemente non si riconosceva con “i disturbatori” o forse ha apprezzato la par condicio di Crozza, principio per altro da cui non si è mai discostato: basta ricordare l’azzeccata ed impietosa imitazione di Di Pietro con la moglie che non era sua moglie.

Si potrebbe perciò dire che in fondo non è successo nulla e che si è trattato solo delle intemperanze verbali di “due o tre noti per esibizioni del genere”, come li ha definiti Fazio dal palco dell’Ariston, che si sono portati dietro una parte minoritaria di pubblico.

Ma il clima da avanspettacolo di terz’ordine che mi ha ricordato il pubblico cialtrone ma almeno più autentico e spontaneo del teatrino della Barafonda, protagonista di Roma, uno dei capolavori di Fellini, forse non si è materializzato all’Ariston di Sanremo proprio dal nulla.

Al di là del livello di programmazione del “disturbo” dal sapore comunque intimidatorio nei confronti di qualsiasi comico intenzionato a mettere piede a Sanremo, l’episodio viene dopo una serie di attacchi da parte di Berlusconi all’evento canoro, da cui teme di essere oscurato oltre che dalle dimissioni del Papa (anche lui in combutta?), che sarebbero comicità pura se non fossero anche minacciosi.

Puntualissimi sono arrivati “soliti” attacchi alla Rai, rea di non aver “spostato” Sanremo che gli fa ombra, e che per di più ha messo a condurre il Festival due che potrebbero ridurlo ad “una festa dell’Unità”; e di conseguenza l’auspicio che venissero presi provvedimenti e che gli utenti reagissero indignati non pagando il canone. Poi per completare il copione a 12 giorni dal voto insieme alle minacce a quello che dovrebbe essere il servizio pubblico e che non controlla più totalmente come ai bei tempi, l’invettiva contro la magistratura ovviamente giacobina, anche se non significa assolutamente nulla, che “manda in malora il paese”.

Gli insulti a Crozza sono partiti senz’altro dal “basso” come garantiscono tutti i commentatori e senza regia alcuna (forse); ma lo stile violento ed intimidatorio, al di là degli ammiccamenti, delle barzellette e delle battute “da maschio” che rivelano l’intrinseca natura, che contraddistingue il personaggio e la “cultura” berlusconiana, quello viene “dall’alto”.

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