Diritto di cittadinanza

di Carmine Cocorocchio - 07/08/2012
Di seguito la lettera inviataci da Carmine Cocorocchio che volentieri pubblichiamo

"Caro “liberacittadinanza” la vostra rubrica è eccezione nel panorama servile dell’informazione italiana.

Chi scrive è un pensionato ex operaio che non ha possibilità di informare la pubblica opinione su fatti che ritengo di una gravità unica.

L’informazione locale manipolata è attenta alla cronaca nera. Non tocca la nera cronaca dello Stato Italiano.

In questo scritto, racconto la negazione del diritto di parola, accompagnati da intimidazione mafiosa da parte di autorevoli rappresentanti delle istituzioni di questo Paese.

Il 16 luglio c.a. convocato come imputato, nel tribunale di Cassino, processo Appello Rg 7/12, per dibattere la condanna penale, Rg 161/11 giudice di pace, euro 200,00, per aver diffamato la polizia locale del comune di Sant’Elia Fiumerapido (Fr). La diffamazione è desunta da missiva al comune di Sant’Elia Fiumerapido, cap. 03049, in cui cancellandomi dall’anagrafe elettorale, ho denunziato la non agibilità democratica del Paese. Al giudice presidente del processo è stata ancora una volta ribadita la violenza alle libertà fondamentali, con istanza, immediata ho chiesto, ordinanza giudiziaria di restituzione di due volantini e una bacheca bifacciale. I poveri e rilevanti strumenti di democrazia, sono tenuti criminalmente in sequestro dal 22 febbraio 2007. Il fatto penale, cui con omertà l’organo inquirente nega giurisdizione, prova, che in questo paese, il crimine organizzato è diventato Stato. Una criminalità vile ipocrita che nasconde il suo essere regime dietro la cialtroneria e la stupidità.

Nel processo che mi riguarda l’imputato è la vittima di delitti commessi dalla ritenuta parte offesa, comandante capitano della polizia locale del comune di Sant’Elia Fiumerapido composta da cinque vigili urbani. Questo comandante, nega criminalmente il diritto di parola, sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Le prove documentali non lasciano margini a interpretazione diversa. Il comandante, della polizia locale afferma di aver eseguito sequestro di due volantini e una bacheca bifacciale in data 17 febbraio 2007, divenuto fascicolo 881/07/Rgnr, procura. Non ho mai avuto informazione d’indagine a mio carico. Nessuna decreto giurisdizionale ha mai confermato il sequestro. Non ho mai avuto informazione del fascicolo 881/07/Rgnr. Le procedure recitate all’art 355 del Cpp al 2° comma dicono: “il pubblico ministero, nelle quarantotto ore successive, con decreto motivato convalida il sequestro se ne ricorrono i presupposti ovvero dispone la restituzione delle cose sequestrate”. Osservo che lo Stato è la Costituzione. In quella italiana è sancito il diritto del cittadino di partecipare al dibattito pubblico con parola verbale scritta, concorrere a formare la pubblica opinione che elegge i rappresentanti nei luoghi della democrazia. Quel diritto sostanziale, non è nelle disponibilità di un comandante della polizia locale, tantomeno, nelle disponibilità del Pm, che ha tassativamente l’obbligo di fedeltà alle leggi e principi della Costituzione che sancisce all’art 13: “In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, s’intendono revocati e restano privi di ogni effetto”.

Mantenere in sequestro gli strumento di parola, in cui il Pm ha negato il presupposto di reato, è fatto di rilevanza penale. La polizia locale, competeva assumere responsabilità decisionale conseguenti la decisione di non conferma del sequestro rispettando la temporaneità definita dalla legge. Con i bizantinismi da azzeccagarbugli si coprono crimini che negano i fondamenti della Costituzione italiana. Il Pm rappresenta lo Stato, esercita l’accusa, fiancheggiano in questo processo chi differenzia i suoi comportamenti dalla mafia, solo perché quest’ultima impone il silenzio con il tritolo.

Negare il diritto alla parola priva lo Stato della sovranità stessa, in quanto priva il popolo di determinare il destino della nazione, compromettendone l’esistenza nella prosperità, nella pace e coesione sociale. Denunziare chi nega mafiosamente il diritto di parola, è atto di resistenza, in difesa della legalità Costituzionale. Banalizzare ipocritamente i delitti della polizia locale pone i magistrati fuori dalla legalità Costituzionale.

Il processo Appello 7/12 è persecuzione della vittima in continuità con il processo sommario Rg 236/09 che ha partorito la sentenza Rg 161/11, ignobile esempio di cialtroneria giurisdizionale. In questo processo la legalità è sul banco degli imputati processata dagli autorevoli rappresentanti della corporazione di Stato che garantiscono impunibilità ai traditori della Costituzione.

Passando per i corridoi del tribunale di Cassino ho visto affisso alle porte, manifesto che chiama alla mobilitazione il territorio in difesa del tribunale associando la difesa dell’ordine pubblico con la presenza del tribunale. Sic! La finanza internazionale scappa da questo paese perché nei tribunali non c’è certezza del diritto. Il nostro sistema giurisdizionale studiato per imbroglioni, serve a difendere il companatico a trecentomila avvocati che costituiscono con la magistratura, la corporazione che ha asservito lo Stato.

Queste corporazioni sono le medesime che siedono nel luogo della rappresentanza democratica, in cui scrivono leggi fatte male applicate peggio. Il governo tecnico dei professori sostituisce il governo dell’imprenditore televisivo corruttore impunito, riceve legittimità da nominati rappresentanti del popolo, espressione della corporazione di Stato che ha partorito il debito che ci ha portato alla vigilia del defauld finanziario che affamerà il popolo.

Questi poteri sono la causa della depressione che determina povertà e miseria per il popolo. Chi perde il lavoro è spinto al suicidio. Il governo rappresentante degli interessi corporativi, dovrebbe rispondere d’istigazione al suicidio. Il ministro del lavoro, autorevole membro del governo che invece di modificare il sistema corporativo giurisdizionale, rende allettante il paese alle speculazioni, togliendo diritti e dignità per chi fatica e muore lavorando.

Nel paese delle nazifasciste leggi raziali cosa aspettarsi. Il processo che si celebra nel tribunale di Cassino certifica il regime antidemocratico in atto nel paese. Regime che ha una lunga storia.

Il tribunale italiano è luogo che lascia sostanzialmente impuniti i responsabili della “macelleria messicana”. La mafiosità del sistema, non è da dilettanti. Il tribunale, luogo in cui il diritto di cittadinanza è in mano ad ipocriti che coprono con la cialtroneria, la gestione mafiosa dello Stato che tratta con la mafia alla pari. Rizzotto, sindacalista della Cgil ucciso dalla mafia viene commemorato con funerale da quello Stato che attenzionava le forze dell’ordine contro chi emancipava il popolo contro la mafia e l’oppressione.

I residenti del comune di Sant’Elia Fiumerapido vivono una condizione urbanistica di grave e criminale degrado. La regione Lazio ha censito in questo comune 700 abusi edilizi. Gli abusi edilizi sono in buona parte, licenze di fabbricazione illegittime rilasciate dalla amministrazione pubblica comunale. Lo sviluppo urbanistico casuale ha determinato degrado: economico; commerciale; sociale; culturale; igienico sanitario. La terza stesura dello strumento urbanistico caricato sulla collettività, bocciato dal Tar del Lazio staziona al Consiglio di Stato. Il costo dei servizi è elevato in ragione di una urbanizzazione casuale. Il centro storico ha ruderi dell’evento bellico del 1943 diventati discariche abusive. Il recupero abitativo dei luoghi è impedito dall’assenza dello strumento urbanistico. Il mancato recupero priva la collettività di abitazioni. Le cubature dei fabbrica distrutti dalla guerra, spostate in altra sede senza progetto urbanistico con operazione dalla dubbia legalità. Lo spostamento delle cubature è avvenuto lasciando i luoghi nel degrado e nell’incuria.

Tetti in eternit delle case degradate espongono al rischio amianto.

In questo comune si scaricano i liquami fognari nel fiume. Dalle fogne risalgono verso le abitazioni i ratti. La condizione di grave degrado è attentato alla salute pubblica a cui è vittima la cittadinanza. A questa condizione contribuisce la vigilanza della polizia locale. La condizione igienico sanitaria imposta è violazione delle leggi dello Stato.

Il recupero dei luoghi è compromesso da opere edilizie abusive realizzate sotto la vigilanza criminale della polizia impegnata criminalmente a negare il diritto di parola. Si nega il dibattito pubblico democratico sulle condizioni di degrado imposte, per negare analisi sulle cause e responsabilità. Il mantenimento in sequestro degli strumenti di parola documenta metodi peggiore di quelli del crimine organizzato. Questi rappresentanti delle istituzioni rappresentano interessi estranei al patto Costituzionale. Per questi delinquenti la denunzia in due volantini affissi in una povera bacheca autorizzata, è pericolosa perché rompe la omertà del sistema che ha una complicità diffusa. È il sistema di potere criminale che gestisce l’Italia dal centro alla periferia.

Un Paese infetto in cui le istituzioni non servono la legge ma il potere clientelare criminale che ha asservito lo Stato. La condizione di degrado di questo comune è certificata da decine di foto dei luoghi messe a disposizione del magistrato. Foto che documentano senza equivoci la condizione di illegalità che patisce la cittadina. La polizia locale ha censurato criminalmente i volantini. La censura è criminale atto doloso, vile, delinquenziale. Può farlo coperto dall’organo inquirente territoriale che omette l’azione penale su chi nega a suo piacimento lo Stato di diritto.

L’organo inquirente sottopone a processo la vittima, istruisce processo in cui si nega il diritto di difesa. Gli abusi urbanistici sono la causa del degrado determinato dal rapporto di scambio che ha visto il rilascio di centinaia di licenze di fabbricazione illegittime che hanno la firma di progettisti e tecnici del comune, la cui realizzazione è passata sotto la vigilanza criminale del comandante che usa i vigili comunali per reprimere i diritti civili e politici.

La procura territoriale, ha investigato i singoli titolari degli abusi, lasciando impuniti i veri responsabili. Questi magistrati interpretano le leggi per i compari, applicano le leggi per i miserabili. Forti con i deboli e deboli con i forti è la massima da scriversi nella Costituzione della “culla dell’imbroglio.

In questo Paese i miserabili sono detenuti in luride galere in violenza alla dignità dell’essere umano. Il tribunale luogo dell’incertezza del diritto, li ha giudicati e condannati per il crimine di povertà. I magistrati di questo Paese sono parte integrante del sistema.

Il popolo italiano si è espresso per la punibilità di questi magistrati. Il regime garantisce impunibilità ai soci del sistema. Questi traditori della Costituzione, convocano processo in cui il responsabile dei delitti è individuata parte offesa, mentre l’imputato è la vittima di delitti efferati in offesa alla Costituzione della Repubblica Italiana. Il comportamento legittima il recupero fisico degli strumenti di democrazia mantenuti criminalmente in sequestro.

Chi scrive pensionato, non ha risorse da spendere. Le poche che dispone, sono prelevate da questo Stato, mensilmente. La giurisdizione della “culla dell’imbroglio”, certificata da migliaia di condanne internazionale, sperpera quelle risorse per processare la vittima dei delitti. La palude giurisdizionale, anomalia planetaria, opera contro il principio di legalità che è rispetto del patto Costituzionale. L’organo inquirente territoriale calpesta criminalmente: la legge è uguale per tutti. Questa canaglia copre con la cialtroneria la delinquenza organizzata che occupa abusivamente le istituzioni.

I volantini e la bacheca sono tuttora mantenuti criminalmente in sequestro provvisorio dal grottesco capitano di 5 vigili. Questo polizia ha con violenza, impedito l’esercizio dei diritti fondamentali, utilizzando la delega di tutore d’ordine pubblico. Questa polizia ha impedito dolosamente l’attività politica e civile, violando le leggi dello Stato, negando i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana. La polizia locale violando le leggi dello Stato, mantiene criminalmente il sequestro, minaccia, diffama, intimidisce. Con atti di vile terrorismo nega l’esercizio dei diritti politici e civili in offesa: art 1, 13, 14, 21 della carta Costituzionale; art 355 del cpp; art 294 Cp; Patto internazionale Onu; Carta diritti universali Uomo. I delitti inequivocabili, provati da elementi di prova inconfutabili trovano omertà mafiosa della magistratura dello Stato. La violenza dei crimini, inequivocabilmente di chiaro stampo, mafioso camorristico, documenta che il sistema è oggettivamente criminale. Questo sistema è responsabile della condizione di patimento che vive il popolo. L’antistato responsabile di crimini oggettivi e soggettivi, dovrebbe rispondere di crimini contro l’umanità, al tribunale internazionale dell’Aia. Il cittadino di questa comune ha pagato con cinquecento vittime civili la guerra nazifascista. Quelle vittime non sono bastate a liberare i Paese dalla corporazione criminale che ha in ostaggio lo Stato. Il tribunale luogo in cui i beccamorti negano al popolo il diritto di difesa.

Io Carmine Cocorocchio nel rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, in onore dei martiri che l’hanno conquistata sacrificando la vita: ora e sempre resistenza. Sant’Elia Fiumerapido 5/08/12 Carmine Cocorocchio"
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