Essere o non essere…

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 12/01/2009
La triste odissea di Eluana Englaro. Vinta la battaglia legale, ora è necessario pensare a lei, Eluana. Ma nessuno sembra intenzionato a farlo: tutti stanno a discutere su principi astratti, volgendo via lo sguardo, l’attenzione e la pietà dall’ essere umano reale di cui si sta parlando.
La parca, ormai troppo vecchia, ha reciso per lei il filo sbagliato

Il 18 gennaio prossimo saranno 17 anni dall’incidente d’auto che segnò di fatto la morte cerebrale di Eluana Englaro. L’altra sera a  “Che tempo che fa” suo padre Beppino ha ribadito con la solita pacata e serena dignità la sua posizione: Eluana deve essere lasciata morire. Il suo corpo deve finalmente raggiungere il suo spirito. Sono anni che lui si batte per sospendere tutte quelle operazioni quotidiane che lo tengono in vita inutilmente. Eluana, in quel tremendo incidente, ha avuto la corteccia cerebrale irreversibilmente danneggiata e ormai necrotizzata. La corteccia cerebrale umana è spessa  pochi millimetri, ma gioca un ruolo centrale in meccanismi mentali complicati come la memoria, la concentrazione, il pensiero, il linguaggio e la coscienza. Questa regione del cervello, compromessa come nel caso di Eluana da un trauma oppure da un'emorragia, va incontro a una degenerazione necrotica definitiva. E con essa si perdono tutte le funzioni a cui presiede: dall'intelletto agli affetti, e più in generale alla coscienza.
Carlo Alberto Defanti, primario del reparto di neurologia dell'ospedale Niguarda di Milano, che ha visitato Eluana alcuni anni fa, ha detto: "Malgrado non soffra direttamente per il suo stato, dovrebbe essere chiaro a tutti che la sua condizione è priva di dignità. Di lei rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, totalmente nelle mani del personale che la assiste. La sua condizione è penosa per coloro che la assistono e che hanno ormai perduto da tempo la speranza di un risveglio e per i suoi genitori, che hanno perso una figlia ma non possono elaborarne compiutamente il lutto".

 

La giustizia, lo stato, la chiesa


Nel 1999 il papà di Eluana, Beppino Englaro, chiede al competente tribunale di Lecco di poter sospendere l’alimentazione artificiale della figlia: ormai sono passati 7 anni e non c’è proprio più niente da fare o da sperare, ma i giudici dicono di no. Comincia una battaglia legale lunga e stremante da parte dei genitori, per lasciar morire la figlia, di cui ormai sopravvive solo il corpo, ma non lo spirito. Nel 2000 il signor Englaro si rivolge al Presidente Ciampi per avere da lui questo tipo di “grazia”: liberare Eluana dal suo corpo-prigione. Englaro dice che Eluana aveva esplicitamente detto che se mai le fosse capitata una disgrazia simile, la facessero morire. Questo era avvenuto proprio un anno prima del proprio incidente, quando si erano recati all’ospedale a trovare un loro amico, finito in quella condizione di vita sospesa, a sua volta per un incidente. La volontà di Eluana era stata ben chiara e lo hanno testimoniato anche i suoi amici. Chi si stupisce che una ragazza di 21 anni avesse di questi pensieri, evidentemente  non si è trovato davanti a questo tipo di terribile realtà. A chi invece  purtroppo è capitato di avere amici in coma irreversibile non sembra strano, anzi: sa bene che queste cose si dicono eccome, e non importa l’età che si può avere per dirle.

La richiesta di lasciar morire Eluana verrà ripresentata dal signor Englaro di nuovo nel 2003 e nel 2006, sempre con esito negativo, ma nel 2005 sembra aprirsi uno spiraglio: il 20 aprile la Cassazione avalla la decisione dei giudici milanesi presa nel 2003, ma specifica che  il diniego è dovuto alla mancanza della prova sulle reali volontà della ragazza. Nel 2007, il 16 ottobre, la  Cassazione rinvia di nuovo la decisione alla Corte d’Appello di Milano, sostenendo che il giudice può autorizzare l’interruzione in presenza di due circostanze concorrenti: lo stato vegetativo irreversibile del paziente e l’accertamento che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento. Ed ecco le ultime tappe:

9 lug 2008 - la Corte d’appello di Milano riesamina la vicenda e autorizza la sospensione dell’alimentazione. Per i giudici della prima sezione civile della Corte d'Appello milanese è stato «inevitabile» giungere alla decisione di autorizzare lo stop del trattamento di alimentazione a Eluana Englaro, «accertata la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente, l'altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita». Una concezione della vita - spiega il giudice estensore del provvedimento, consigliere Filippo Lamanna - «inconciliabile» con la perdita totale e irreversibile delle proprie facoltà psichiche e la sopravvivenza «solo biologica del suo corpo, in uno stato di assoluta soggezione passiva all'altrui volere». Una conclusione cui i magistrati sono giunti, facendosi forti anche della valutazione del curatore speciale di Eluana Englaro, l'avvocato Franca Alessio, nominata proprio per «controllare la mancanza di interessi egoistici del tutore in potenziale conflitto con quelli di Eluana». La curatrice ha infatti «pienamente condiviso la scelta del tutore orientata al rifiuto del trattamento di alimentazione forzata». Visto quindi il «definitivo accertamento nelle precedenti fasi processuali» dello stato vegetativo permanente, e le altre prove acquisite, tra cui le testimonianze di alcune amiche di Eluana, i giudici hanno deciso di autorizzare il tutore in accordo col personale sanitario a procedere all'interruzione del trattamento di sostegno vitale con tutte le cautele del caso.
10 lug - Il quotidiano Avvenire parla di “pena di morte”, di una “mostruosità”, riferendosi alla sentenza di Milano, di fronte alla quale “non ci si può rassegnare all’inchino”.
14 lug - Giuliano Ferrara, direttore de il Foglio, promuove, assieme al Movimento per la Vita, l’iniziativa di deporre sul sagrato del duomo di Milano bottiglie di acqua per protestare contro una sentenza che condanna Eluana a morire di fame e di sete. Bottiglie d’acqua anche davanti al Campidoglio, a Roma.
16 lug - Camera e Senato sollevano un conflitto di attribuzione contro la Cassazione, il caso finisce in Corte Costituzionale. E scoppiano le polemiche. Il comitato “Scienza e Vita” lancia un appello contro la sospensione delle cure, cui aderiscono parlamentari e cittadini, Famiglia Cristiana, 25 neurologi, il quotidiano Avvenire. Intervengono anche le suore che si occupano della donna.
3 set - la famiglia chiede alla Regione Lombardia di indicare una struttura dove eseguire quanto stabilito dalla Corte d’appello, cioé interrompere definitivamente l’alimentazione artificiale e l’idratazione. Ma la Regione dice no: : lo stesso governatore Roberto Formigoni ha spiegato i criteri politici, ma anche religiosi, di questa scelta, restando sordo a ogni obiezione. Anzi, aggiungendo che “il Servizio sanitario nazionale dà compito alla Regione di assistere, curare, tentare di guarire, non esiste l’obbligo alle Regioni di dare la morte”. E che la sentenza così com’era non gli bastava: “Ci dicano intanto che abbiamo un obbligo, sinora non l’hanno fatto”.
8 ott - La Corte Costituzionale dà ragione a Cassazione e Corte d’Appello (che avevano stabilito le condizioni per l’interruzione dell’alimentazione).
11 ott - Le condizioni di Eluana si aggravano a causa di un’emorragia interna. Un medico cattolico sostiene che si tratti della ripresa del ciclo mestruale e che questo sarebbe il segno di una ripresa delle funzioni vitali.
13 ott - Il prof. Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e già ministro della salute, dice che “come persona Eluana è morta 16 anni fa”.
10 nov - Il sottosegretario alla sanità Eugenia Roccella, già leader del comitato Scienza e Vita, lancia un appello alla Cassazione: “ci ripensi, perché sarebbe la prima volta in Italia che qualcuno muore, tra l’altro di fame e di sete e con un’agonia di almeno 15 giorni, per effetto di una sentenza”.
11 nov - Il card. Javier Lopez Barragan, dichiara che sospendere l’idratazione e l’alimentazione in un paziente in stato vegetativo è “una mostruosità disumana e un assassinio”. Secondo gli avvocati della famiglia Englaro invece “è ora che Eluana venga lasciata morire come chiede suo padre da 16 anni”.

Nei giorni di una campagna politico-religiosa contro le scelte degli Englaro, la Regione Lombardia ha accolto e ritrasmesso immediatamente la direttiva sui disabili emessa dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Un atto amministrativo che, nella notte tra il 16 e il 17 dicembre, aveva avuto come conseguenza quella di  fermare l’autoambulanza che stava per prelevare Eluana Englaro dalle suore Misericordine di Lecco per trasportarla al terzo piano, reparto privato, della clinica “Città di Udine”, dove tutto era pronto per “l’ultimo viaggio”. 

Gennaio 2009. Solo nei prossimi giorni sara' possibile capire se la casa di cura Citta' di Udine accogliera' o meno Eluana Englaro, per dar corso alla sentenza che autorizza la sospensione dell'alimentazione. Una decisione sara' presa presumibilmente la prossima settimana. Lo si e' appreso dall'amministratore delegato della Casa di Cura, Claudio Riccobon.

 

La giornata di Eluana oggi


Il problema è che Eluana non può essere definita "morta" secondo la legge attuale perché, anziché l'intero encefalo, l'incidente le ha lesionato "solo" la corteccia, cioè la parte dove – dicevamo prima –  ci sono i neuroni, dove vengono elaborati pensieri, consapevolezza, sentimenti, relazioni. Ma cosa resta se tutto questo si spegne? Un corpo senza coscienza di sé cos’è? E’ Frankenstein, una creatura ridotta a zombie da una medicina che si accanisce anche sui corpi morti con terapie estreme e che adesso si rifiuta di risolvere il problema che essa stessa ha contribuito a creare.

Ma cosa fa tutto il giorno Eluana? Che succede in quella stanza giustamente chiusa allo sguardo irrispettoso di una stampa avida di sensazionalismo a tutti i costi?

“Ed ecco come vive ancora oggi Eluana: i suoi occhi si aprono e si chiudono seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma non ti vedono. Le labbra sono scosse da un tremore continuo, gli arti tesi in uno spasimo e i piedi in posizione equina. Una cannula dal naso le porta il nutrimento allo stomaco. Ogni mattina gli infermieri le lavano il viso e il corpo con spugnature. Un clistere le libera l'intestino. Ogni due ore la girano nel letto. Una volta al giorno la mettono su una sedia con schienale ribaltabile, stando attenti che non cada in avanti. Poi di nuovo a letto.” Ce lo racconta in una pagina volutamente cruda chi l’ha vista e fa parte della commissione etica:

Eluana Englaro oggi ha i capelli corti. Dire che se ne sta a letto è già un mezzo inganno, perché, quando la si vede, quando la si osserva, si percepisce qualcosa che potrebbe essere anche la forza di gravità: qualcosa che non la lascia semplicemente adagiata tra le lenzuola, ma sembra risucchiarla giù, verso un altro luogo, mentre la ragazza, inerme in tutto, non può opporsi. Gli occhi, che nelle foto pubblicate dai giornali, sono spesso ironici e lucenti, colpiscono, sono strabici, perché questa forza oscura e le ferite cerebrali hanno vinto i muscoli, ormai appannati. Anche le giunture sono anchilosate, lo si vede dai polsi che escono dalla camicia da notte candida…. Solo in Italia sono circa tremila persone e in qualche modo si assomigliano tutti: alternano momenti di veglia (stanno con gli occhi aperti) a momenti di sonno (stanno con gli occhi chiusi), emettono suoni, gemiti, sospiri senza alcuna attinenza con quanto accade intorno al loro capezzale. I neurologi sostengono che non esiste alcuna possibilità di entrare in contatto con loro, perché non reagiscono in maniera intelligente. Possono avere un soprassalto se c’è un rumore, o una smorfia se si fa loro del male, si tratta però di riflessi. Respirano da soli. Ma se su quegli occhi aperti si avvicina la punta di una matita, restano aperti: nessuna minaccia li muove o li chiude. Perciò la giornata di Eluana, intesa come giornata, non esiste: esiste il non-mondo di Eluana.

Ogni giorno, la suora che l’assiste “questa religiosa con spalle da artigliere l’abbranca, circonda con le sue forme e la sua forza quel fragile essere dalla testa ciondolante, mette Eluana a sedere sulla carrozzella, per un paio d’ore circa… la trasporta nel piccolo giardino, con panchine di pietra e fiori profumati…. Eluana va sorvegliata a vista, perché se non è imbracata, può cadere in avanti…..
Ogni pomeriggio alle 17 una sacca beige, con dentro un «pappone», un composto di nutrimenti e medicine, viene pompato, attraverso il sondino nasogastrico, direttamente nello stomaco di Eluana, che ha perso la capacità di deglutire, non potrebbe cioè essere imboccata. Questo pasto dura dodici ore. Poi viene sostituito dalla sacca dell’acqua, per l’idratazione. Per evitare le piaghe – e non se n’è mai formata una, tanto è efficiente l’amore di suor Rosangela – Eluana viene spostata dal letto…..

Poi c’è la fisioterapia passiva, cioè «le mani altrui», un concetto che per Eluana equivaleva a una violenza, la toccano, la muovono, danno tono per quel che si può ai muscoli inerti come gomma. Succede anche tre volte al giorno, il tempo deve passare, le cure si devono eseguire. Ed è così che «la mamma si è consumata come una candela accanto alla figlia»

La sua bellezza ancora traspare, una bellezza di porcellana, dove qualcuno scorge il soffio della vita, e qualcuno no: ne intravede solo il diafano ricordo, un fantasma traslucido

Eluana, nel letto, senza fame, senza sete, senza riconoscenza, senza affetto (lo affermano i neurologi) resta ignara di questa battaglia e di questi dolori dei suoi amatissimi genitori, e pure dei tanti pensieri e delle emozioni che causa la sua tragedia. Il papà, invece, convinto, forse anche da socialista vecchia maniera, che «la sola libertà è dentro la società» non ha accettato quel concetto di «portatela a casa, la facciamo morire di nascosto». Ancora ieri ripeteva: «Da quello che si è creato clinicamente, solo clinicamente si può uscire».

http://bioetiche.blogspot.com/2008/09/una-giornata-con-eluana.html

Penso a come dev’essere terribile e doloroso guardare una persona che ami più della tua vita ridotta così, maneggiata come un oggetto, come una bambola, farcita come un’oca, per 17 anni. E infatti la madre di Eluana se ne è ammalata e ne è morta.

 

Risvegli


C’è un sito cattolico e bigotto,  che per dimostrare che è giusto tenere in vita le persone nelle condizioni di Eluana, senza pudore mette in giro dei video a dir poco allucinanti, di persone che si sarebbero “risvegliate”. Andate a guardare quei poveri relitti umani, quelle facce imbambolate, quei corpi confinati in un letto, per tutta la vita!, quelle persone ormai incapaci di parlare, di pensare, di muoversi, di vivere, insomma,  e qualsiasi dubbio sparirà dalla vostra mente. E’ impossibile avere rispetto della vita, della dignità umana e anche di Dio e  nello stesso tempo lasciar sopravvivere a sé stesse queste povere creature. L’incultura, l’egoismo, l’incapacità di provare rispetto per gli altri, la povertà spirituale di chi svilisce la vita e la pensa – almeno per gli altri – come un martirio, come una rinuncia, come una valle di lacrime, sono palesi in questi filmati. Fra questi viene offerto – come clou di questa oscena carrellata  e grande avvenimento il “risveglio” di un signore, di cui qui – per decenza e rispetto nei suoi confronti - mettiamo solo le iniziali S.C. . Vi si  sbandiera, in modo che li si veda ovunque, una serie di suoi video in cui compare miracolosamente “risvegliato”. A parte che ogni caso è un caso a sé, andate a vedere il video e riflettete se vorreste anche voi essere miracolati così.

 Chi pensa al film, tratto dal libro di Oliver Sacks “Risvegli” è assai lontano da questo risveglio, sbaglia tutto: lì si trattava di encefalite letargica, di stati di catatonia, dovuti a un virus misterioso che comparve in accoppiata con la pandemia della “spagnola” dopo la Grande Guerra, fenomeni che durarono per circa un decennio: dal 1915-16 fino a circa il 1927.  Qui si parla invece di cervelli spappolati da traumi, di cortecce cerebrali necrotiche, di stati vegetativi irreversibili. Di persone che anche nel più fausto (?) dei casi, non potranno mai più tornare indietro, com’erano prima. Saranno per sempre dei menomati.

 E  davvero non se ne può più delle giaculatorie e degli anatemi di religiosi di ogni tipo. A questo punto la chiesa deve decidersi: o è solo Dio che dà la vita e la toglie, o ci ha dato il libero arbitrio. Non possono esserci entrambe le opzioni, come sceglie di volta in volta quando le fa comodo. Se è Dio che decide quando dare la vita e quando toglierla, come detto più volte da diversi porporati e dallo stesso papa, anche in riferimento al caso di Eluana, la cosa ha  evidenti conseguenze. Eh sì, perché questo vuol dire che Dio sta lì a decidere quale rapporto sessuale deve essere fecondo e quale no. E le ragazzine violentate e rimaste incinta? E le donne malate? E le famiglie numerose e poverissime dove non c’è da mangiare? Beh, non è rassicurante!Quanto a scegliere il momento di toglierla: il fatto che decida di far morire i bambini sotto le bombe, o massacrare degli innocenti, o armare le mani di assassini, fa pensare che siamo nelle mani di un sadico irresponsabile e noi siamo solo miliardi di Ken e Barbie con cui si diverte a giocare. Ma se è così, se decide tutto lui, se determina addirittura il momento del nostro concepimento e della nostra morte, allora – per logica – il libero arbitrio non esiste. Ma se invece il libero arbitrio c’è e lui ci ha dato la possibilità di scegliere il nostro destino, di decidere cosa fare, nel bene e nel male; se Dio ci ha detto, come un buon genitore che crede nei propri figli “scegli tu, secondo la tua coscienza” allora chi caspita è il papa per dire a tutti quello che debbono o non debbono fare? Ne sa più di Dio? Dunque la chiesa lasci che siano gli uomini ad autodeterminarsi, a darsi regole e leggi, secondo la propria maturità e responsabilità. Per fortuna non tutte le chiese cristiane sono uguali e infatti la chiesa Valdese ha rilasciato questo comunicato, sul caso Englaro: “Come cristiani” – ha affermato la Commissione Bioetica Valdese -, “riteniamo sia necessario guardare alle persone viventi e alla loro sofferenza, che non può essere dimenticata in nome di principi universali e astratti, né può essere subordinata a una norma oggettiva e precostituita che venga ritenuta valida in quanto ‘legge naturale’. Crediamo infatti che il cuore dell’etica cristiana debba invece essere la sollecitudine verso le persone nella loro irrinunciabile singolarità, spesso sofferente, talvolta – come nel caso di Eluana - addirittura tragica: di qui discende, secondo noi, un’idea della medicina come terapia rivolta a soggetti in grado di autodeterminarsi e in grado di decidere il proprio destino….“La libertà individuale non va guardata con sospetto e identificata con l’arbitrio: per questo motivo, e in conformità con le posizioni espresse dall’ultimo Sinodo dell’Unione delle Chiese metodiste e valdesi, come Commissione Bioetica della Chiesa valdese sollecitiamo da parte del Parlamento l’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita.”

 

Dubbi e perplessità


Personalmente non credo nell’accanimento terapeutico e credo invece nell’eutanasia. Forse perché credo che ogni essere umano abbia diritto al rispetto di sé e a una qualità decente di vita, nonostante i limiti che pone sempre una malattia mortale. Vero è che spesso tuttavia una vita degna di essere vissuta non ce l’hanno nemmeno i sani:  basta dare uno sguardo in questi giorni alle foto terribili che arrivano da Gaza.

Ma nella malattia grave c’è qualcosa di più: c’è una sfida. Fra la vita e la morte, fra la rassegnazione e la speranza, fra la malattia e la medicina. Se ne sentono sfidati i medici, che cercano di vincerla e di guarire i pazienti,  a volte accanendosi oltre il lecito, usando ogni mezzo e perdendo di vista, in questa gara, proprio il benessere e la dignità del paziente.

Ma adesso arriviamo al punto dolente della questione. Penso che nessuno di noi abbia dubbi sul fatto che Eluana debbe essere liberata da una condizione umiliante di oggetto di carne e sangue e finalmente aiutata a morire, ma è il come che forse ci turba. Il fatto di farla morire “di fame e di sete”. Perché questo lungo strazio? Perché un’agonia che potrebbe durare anche più di due settimane? Per ipocrisia. Perché la nostra Italia, serva della chiesa più codina, quella che non ammette la libertà di scelta, non può parlare di eutanasia, si deve nascondere dietro l’interruzione della terapia.

Eutanasia è una parola dal suono dolce, che viene dal greco, da eu (bella) e thànatos (morte) e significa appunto una morte bella, serena, soft. Una morte che liberi dal dolore, dallo strazio di una malattia giunta alla sua fase irreversibile e terminale. Una morte che sia un atto di rispetto per la dignità della persona che soffre inutilmente, o che ha perso l’uso del pensiero. Una morte rapida e indolore, che faccia scivolare via la vita serenamente, quasi gradevolmente. Quella di Eluana, come quella di Terry Schiavo qualche tempo fa, è una morte così? Sembrerebbe di no. Sembrerebbe la sua non una eutanasia, che appunto per definizione deve essere rapida e dolce, ma una sorta di  esecuzione capitale, qualcosa di lungo, terribile e ripugnante, in cui non c’è alcun rispetto, alcuna pietà e riguardo per quella che è stata una persona, anche se ora è solo un povero corpo indifeso. Viene da chiedersi con ansia se lei non proverà sensazioni sgradevoli e dolorose, che possano farla soffrire.

Questo devono averlo pensato anche i giudici del tribunale, che infatti  nell'ultima pagina del provvedimento, scrivono anche una sorta di 'prontuario' al quale attenersi. Nel paragrafo intitolato «disposizioni accessorie cui attenersi in fase attuativa», i giudici scrivono: «Accogliendosi un esplicito richiamo della Suprema Corte a impartire qualche ulteriore disposizione pratica e cautelativa, in accordo con il personale medico e paramedico che attualmente assiste o verrà chiamato ad assistere Eluana, occorrerà fare in modo che l'interruzione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale con sondino naso-gastrico, la sospensione dell'erogazione di presidi medici collaterali (antibiotici o antinfiammatori ecc.) o di altre procedure di assistenza strumentale avvengano in hospice o altro luogo di ricovero confacente, ed eventualmente - se ciò sia opportuno e indicato in fatto dalla miglior pratica della scienza medica - con perdurante somministrazione di quei soli presidi già attualmente utilizzati atti a prevenire o eliminare reazioni neuromuscolari (come sedativi o antiepilettici) e nel solo dosaggio funzionale a tale scopo, comunque con modalità tali a garantire un adeguato e dignitoso accudimento accompagnatorio della persona (ad esempio anche con umidificazione frequente delle mucose, somministrazione di sostanze idonee a eliminare l'eventuale disagio da carenza di liquidi, cura dell'igiene e del corpo e dell'abbigliamento) durante il periodo in cui la sua vita si prolungherà dopo la sospensione del trattamento e in modo da rendere sempre possibili le visite, la presenza e l'assistenza, almeno dei suoi più stretti familiari».

 Sarò franca: mi sento turbata e sconvolta da questa morte annunciata, che sta per trasformarsi, come quella di Terry Schiavo, in un estremo, terrificante, ignobile reality, in cui i media  e il giornalismo più scadente inzupperanno il pane, tenendoci informati giorno per giorno dello spegnersi di una persona, la cui agonia sarà utilizzata biecamente da tutto il bigottume più bieco e ipocrita di questo paese, per vanificare ogni forma di rispetto del pensiero laico e civile. Se proprio debbo essere sincera fino in fondo: troverei più dignitoso che qualcuno si prendesse la responsabilità di far morire Eluana in fretta e senza alcun dolore e senza troppa pubblicità. Vinta la battaglia legale, ora è necessario pensare a lei, Eluana. Ma nessuno sembra intenzionato a farlo:  tutti stanno a discutere su principi astratti, volgendo via lo sguardo, l’attenzione e la pietà dall’ essere umano  reale di cui si sta parlando. E’ davvero una storia sconcertante, nella  quale la indiscussa civiltà di una scelta sta pericolosamente scivolando nell’inciviltà di una messa in atto, che rischia di trasformare tutta  la vicenda in una ripugnate, agghiacciante esecuzione.

 

 Approfondimenti:

http://annavercors.splinder.com/post/19330042/Mia+figlia+%C3%A8+come+Eluana%2C+ma+

http://it.youtube.com/watch?v=IcmRdD85S-w&eurl=http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=9987

http://presenteduepuntozero.wordpress.com/2008/07/09/ciao-eluana-ti-auguro-di-riposare-in-pace/

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