Finale di partita

di Francesco Baicchi - 15/12/2010
Si è appena conclusa la votazione che ha visto il governo evitare la sfiducia della Camera per pochi voti e non possiamo che rimanere in attesa delle prossime mosse di Berlusconi.

L'esito è stato incerto fino all'ultimo, ma il 'mercato delle vacche' che lo ha determinato non avrebbe dovuto stupire, in questo Parlamento che non rappresenta il Paese ed è stato costruito grazie a una legge incostituzionale.

Ora il rischio (quasi certezza) è di tornare a votare nelle condizioni peggiori: con questa legge elettorale così simile a quella voluta da Mussolini, e con le sei principali fonti di informazione controllate dalla stessa persona, che detiene anche un potere politico quasi assoluto e una disponibilità economica praticamente illimitata.

La probabilità di ritrovarsi nuovamente, come adesso, in una situazione ai margini della democrazia, perché governati da chi rappresenta solo una minoranza dell'elettorato e con pochissimi residui contropoteri, sarà dunque altissima.

La logica che guida l'attuale fase politica è d'altronde stata espressa con chiarezza (e purtroppo non smentita dai presenti) da Quagliarello (PDL, ovviamente) al TG3 Linea Notte di lunedì scorso: la Costituzione non esiste più, è 'superata dai fatti'.

Quagliarello si riferiva al passaggio dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale, che a suo avviso è già avvenuto con la presenza del nome del candidato sulle schede elettorali, clamorosamente in contraddizione con gli articoli 92 e 94 della Costituzione, che assegnano al Presidente della Repubblica il potere di nominare il capo del governo e al Parlamento quello di concedergli la fiducia.

Il rischio di questa confusione era stato denunciato a suo tempo da quasi tutti i costituzionalisti, e ignorato anche da buona parte dei dirigenti del maggior partito di opposizione, abbagliati dal miraggio dell'arrocamento in un bipartitismo forzato.

La tesi di Quagliarello è molto pericolosa: equivale a dire che se la Magistratura, per qualche problema 'tecnico', non riesce a condannare un ladro, il furto diviene lecito o addirittura normale.

La Corte Costituzionale, nella sentenza che ammetteva il 'referendum Guzzetta', ha già indirettamente valutato incostituzionale la legge attuale, anche se non può abrogarla (proprio perchè verrebbe a mancare il meccanismo elettorale). Tutti gli atti che ne discendono dovrebbero essere considerati illegali.

Dovremmo allora chiederci perchè il Parlamento non ha provveduto ad approvare una nuova legge elettorale rispettosa della Costituzione e soprattutto della democrazia. Forse sarebbe stato da ingenui pretendere che lo facesse la maggioranza, ma è meno giustificabile che non lo abbia proposto formalmente l'opposizione.

Rimane il fatto che il mancato adeguamento della legge elettorale al dettato costituzionale non ne sana l'illegalità, né tanto meno la fa prevalere sulla Costituzione stessa, che ne risulterebbe di fatto modificata invertendo la gerarchia delle fonti del diritto.

Soprattutto Quagliarello (ma non solo lui) ha dimenticato che la trasformazione in senso presidenziale delle nostre istituzioni è stata clamorosamente bocciata dalla volontà popolare, quella stessa che secondo Berlusconi gli avrebbe affidato il potere. La vittoria del NO con oltre il 60%, nel referendum del 2006 che bocciò la riforma costituzionale non lascia spazio a equivoci.

Ancora una volta appare più grave che le opposizioni diano l'impressione di aver dimenticato completamente quell'esaltante momento di democrazia che superò personalismi in un grande movimento unitario.

Qualcuno dovrebbe spiegare a Quagliarello che il furto rimane reato anche se un ladro non viene catturato, e a tutti gli altri che con questa legge elettorale non si può tornare a votare, se non vogliamo cancellare ogni residua credibilità delle nostre Istituzioni repubblicane.

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