Firenze, un cadavere tirato a lucido per il turismo di massa

di Samuele Bartolini - 27/05/2010
A Firenze i turisti sono i veri padroni della città. Una mandria di cappellini, di scollacciate magliette university of michigan, di occhi a mandorla e variopinti ombrellini proteggi sole.

A Firenze non basta una nottata di bagordi che sin dalla mattina presto la città si agita di nuovo. Le auto munite di permesso ztl assieme agli scooter e ai camioncini elettrici s'infilano frettolose nelle strade del centro pensate un quattro-cinque secoli fa per il transito di cavalli e carrozze. Alla guida idraulici, panettieri, pasticceri, ottici da occhiali da sole, titolari e commesse delle boutique del centro, e un esercito sconfinato di portieri d'albergo, cuochi, pizzaioli, ristoratori, baristi. Dopo molti mal di testa per il parcheggio o pagando salate prebende ai privati, l'agognato posto di lavoro è raggiunto. Il negoziante gira la chiave della serranda automatica e accende le luci della boutique di scarpe, il portiere indossa la giacchetta d'ordinanza per il turno di giorno, il panettiere scarica pane, schiacciatine e brioche agli alberghi. Si fanno vedere anche gli operai e i funzionari del Comune direzione Palazzo Vecchio e sedi dei quartieri. Prima di loro, al lavoro gli immancabili spazzini dei tempi moderni alla guida delle loro macchinine attrezzate di inquietanti spazzoloni pulisci-strade. E' dalle sei che battono le vie del centro e con il loro chiasso infernale, fanno il bagno alla città.

Poco dopo colazione - saranno le nove o giù di lì - la città è tirata a lucido e son tutti pronti ai nastri di partenza. Vomitati dalla stazione di Santa Maria Novella, scesi dai maxipullman atterrati sui Lungarni, i turisti sbarcano nella Firenze del Ventunesimo secolo. Sì. I turisti. I veri padroni della città. Una mandria di cappellini, di scollacciate magliette university of michigan, di occhi a mandorla e variopinti ombrellini proteggi sole. In testa alla mandria, guide tuttofare parlano almeno tre lingue, tengono in mano bandierine color zafferano e mostrano ai convenuti lo stupendo parco giochi del Rinascimento Italiano. Certo. Firenze ha molto da far vedere. Tanto per citare i luoghi di attrazione più famosi: Santa Maria del Fiore, il Battistero, gli Uffizi, Santa Croce. E molto anche da far mangiare, bere, dormire. Con la sua miriade di bar strabuzzanti di gelati di plastica, ristoranti per tutti i palati e alberghi da tutte le tasche. In realtà, però, Firenze non è più Firenze. E' solo un cadavere ben impagliato e profumato a favore di turista perché i fiorentini non la abitano più. Loro in città ci vengono solo per lavorare. Riempiono moduli alla reception dell'hotel, stanno alla cassa del ristorante, sviluppano rullini fotografici, mercanteggiano gioielli e borse firmate in via Tornabuoni. Ma alla sera tirano giù le serrande e se ne vanno alle loro case che sono altrove. Dove? A Scandicci, cresciuta a dismisura nell'arco di qualche decennio fino a superare i 50.000 abitanti. A Bagno a Ripoli, in una qualche villetta a schiera costruita di recente. O a Figline Valdarno, dove le case costano poco e l'aria è indubbiamente più respirabile. Nemmeno il sindaco abita più in città. Matteo Renzi la residenza ce l'ha a Pontassieve e fa il pendolare tutti i giorni.

Non è un caso che Firenze oggi sia solo una città d'arte. E' una scelta che fanno le amministrazioni che la governano da un paio di decenni a questa parte. Negli anni Ottanta i sindaci si accorsero del bendiddio in cui vivevano e hanno approfittato delle meraviglie tirate su dai loro avi mettendole al libro paga del becero turismo di massa. Così da vent'anni frotte di americani, russi, giapponesi (e ora cinesi!) passano le loro giornate a guardare la porta del Ghiberti annunendo alla guida, ma capendo poco o niente. I fiorentini, da raffinati artigiani del cuoio qual'erano, ora vendono cinture, sempre di cuoio e rigorosamente di marca, ma fatte dai cinesi sfruttati nelle fabbriche dell'Osmannoro. Interi palazzi del centro si sono svuotati per fare spazio agli alberghi o per rimanere semplicemente chiusi in mano alle assicurazioni che dominano la città.

Questo, il presente. Dove Michelangelo non scolpisce più nelle botteghe perché le botteghe non ci sono più, ma ci sono giovani giornalisti da cerimonia che vendono i loro comunicati stampa a prezzi davvero vantaggiosi per questo o quell'evento. La cultura della Firenze che fu è in vendita e si prostra all'anonima massa del turismo vedipaga&fuggi perché come scrivono i giornali: “fa economia”. E se lo dicono i giornali...

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