Il 25 aprile non è festa di tutti

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 25/04/2010
Non si sente che ripetere che il 25 aprile deve essere la festa di tutti, come fosse un fatto positivo e auspicabile. Noi invece vogliamo ribadire con forza che il 25 aprile NON è e non può essere la festa di tutti, ma solo di coloro che ne condividono i principi.

C’è una certa pericolosa confusione politica in questo paese. Sarà che ormai ci siamo persi per strada valori e ideologie e nel minestrone qualunquistico di buonismo alla “volemose bene” troppi hanno cominciato a pensare che il 25 aprile, che commemora la Liberazione dal Nazifascismo e la lotta partigiana, sia diventata una ricorrenza come la festa del papà, o di San Valentino, o la fiera della porchetta, o la sagra della lumaca o il festival della piadina: un momento di svago. Non è così e non deve essere così. La festa della Liberazione è riservata a quelli che si riconoscono in una Italia libera e democratica, che ha rispetto delle istituzioni e delle regole, delle leggi e dell’informazione. Può essere la festa di tutti? Può essere la festa del cavaliere e dei suoi lacchè? NO. Anche perché ci sono chiari segni che non lo sia, nelle parole degli stessi rappresentanti di destra e del governo. La dichiarazione di un LaRussa che dice “dall’anno scorso il 25 aprile è festa di tutti”è illuminante. Ma perché dall’anno scorso? Per giustificare il fatto che dopo tanti anni che aveva evitato ogni commemorazione, l’anno scorso Berlusconi è andato a Onna a celebrare il 25 aprile, come grancassa delle elezioni che erano all’orizzonte? Non vediamo nessun’altra spiegazione. E infatti quest’anno il cavaliere ha lasciato in un cassetto il fazzoletto tricolore da collo e ha fatto da palazzo Chigi il suo discorsetto cerchiobottista, nel quale ha continuato a usare furbescamente la parola libertà e non Liberazione.

Non ci si può appellare alla pacificazione fra le parti, non si può parlare di convivenza democratica, di unità della Nazione, quando si demonizzano gli avversari come fa continuamente Berlusconi, seminando odio e aggredendo chiunque la pensi in modo diverso o lo richiami alle sue responsabilità. Perché allora si sta chiedendo solo l’unanimità forzata e il silenzio di qualsiasi dissenso, per fare i propri interessi.

Ci si deve guadagnare il privilegio di festeggiare il 25 aprile nel concreto e non a parole, deve restare una discriminante, un confine invalicabile per coloro che sono senza valori, che vivono nel cinismo, nella sopraffazione, nel razzismo e nella menzogna.

Sessantacinque anni fa tante donne e uomini sono stati torturati, imprigionati e uccisi per difendere la libertà, la democrazia, la dignità della persona, il rispetto delle opinioni diverse, i principi di uguaglianza e di legalità. Col loro sangue è stata scritta la nostra Costituzione. In nome loro e di quella Carta d’ Intenti che Berlusconi ha indegnamente definito “il miglior compromesso possibile” e che oggi a suo parere andrebbe cambiata, dobbiamo difendere questi valori, mantenerli integri e consegnarli alle nuove generazioni intatti e non banalizzati, stravolti e ridotti a un volgare festival dell’interesse personale, fra tarallucci e vino. Non è certo per questo che sono morti.

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