Il populismo giudiziario e la natura del PD

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 15/09/2012
I nemici delle istituzioni sono diventati quelli che da cittadini, da leader di partiti o di movimenti, da giornalisti chiedono la verità su stragi e trattative con la mafia.

Non sembra vero ma a ventidue anni da Tangentopoli e dopo il ventennio berlusconiano temporaneamente archiviato con il governo cosiddetto tecnico, che purtroppo si rivela ogni giorno più politico in senso deteriore, lo spettro che si aggira per l’Italia è “il populismo giudiziario” agitato da Beppe Grillo, Antonio Di Pietro, Marco Travaglio e gli esaltati del web.

Per chi non avesse avuto la meravigliosa opportunità di godere dell’ultima e più aggiornata declinazione del Violante-pensiero, che dal ’94 mette alla gogna in nome del “primato della politica” lo strapotere giudiziario dopo averlo, lui sì, attivamente praticato da magistrato e averci costruito sopra una ultraventennale carriera politica, si tratta di un populismo della peggiore specie “che usa le inchieste giudiziarie contro personalità istituzionali” con l’unico fine di sovvertire le istituzioni stesse.

Non sembra vero che un paese che si appresta tra pochi mesi ad andare votare senza una legge elettorale degna del nome, dove l’attuale ministro della Giustizia sotto il ricatto esibito di quel che resta del partito di Berlusconi non riesce a portare a casa nemmeno le norme anticorruzione che l’ Europa ci chiede da anni e dove Monti considera un ostacolo insormontabile per la crescita la sopravvivenza dello Statuto dei lavoratori, debba ancora essere asfissiato da “polemiche” di questa natura.

A Violante va comunque riconosciuto “il merito” involontario di rimettere al centro, paradossalmente, la questione dirimente, l’a priori, la premessa ineludibile per un paese che a oltre vent’anni da Mani Pulite e dalla stagione delle stragi con annesse trattative non conosce la verità e ha visto la corruzione e il degrado istituzionale crescere in modo esponenziale.

 Se i nemici delle istituzioni diventano quelli che da cittadini, da leader di partiti o di movimenti, da giornalisti chiedono la verità su stragi e trattative con la mafia, anche se condotte con “i migliori intenti” e dimostrano solidarietà ai magistrati che non si arrendono, pretendono di votare con una legge elettorale che non sia concepita per favorire l’annunciata ammucchiata, vogliono cacciare i condannati dal parlamento, allora la situazione è diventata chiara quanto mai prima.

 E di conseguenza dovrebbero essere molto chiare anche le alleanze e le non alleanze.

Finalmente Di Pietro è riuscito a diventare palesemente indesiderabile per il PD, che è bene dimenticarlo nelle “cose serie” come riforme e legge elettorale si mette da sempre nelle mani di Violante o cloni; ci si può solo augurare che come sembra non sia colto da pentimenti e non si volti indietro.

 I sondaggi, per quello che contano, premierebbero una “alleanza” ancora tutta da ipotizzare tra IDV e Movimento 5 Stelle.

 A tutti quelli che comprensibilmente nutrono forti perplessità su Beppe Grillo e sul suo movimento, personalmente sono fortemente scettica sul fronte economico, e magari si sentono orfani dell’alleanza con il PD, vorrei sommessamente ricordare che Luciano Violante in quel partito non è un signor nessuno e che è artefice, dalla mancata legge sul conflitto di interessi fino alle performance odierne, della subalternità in primo luogo culturale di quel partito prima a Berlusconi e poi a Monti.

 E che se ci fosse ancora bisogno di riprove su dove sta andando quel partito, se tale può definirsi, basta vedere come le primarie se le contendono quel formidabile clone di Crozza che è Bersani, il cui maggiore argomento finora è stato accusare Grillo di fascismo, ed il “giovane pragmatico” già ricevuto privatamente ad Arcore che manda in visibilio Iva Zanicchi e le mamme “tradite” dai bunga-bunga di Berlusconi, alle quali si è onestamente rivolto.

 

Vedi anche: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/14/conflitto-di-attribuzione-e-non-notizie/351499/

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