Il rimedio e la povertà

di JFPadova - 19/01/2009
Propongo la lettura di questo articolo di G. Parise, la cui data di pubblicazione fa molto pensare. Sono passati 35 anni e il bilancio di questo periodo lo può fare chiunque.

Gli italiani si sono comportati come le cavallette, indebitando le generazioni future (quante?) con un debito pubblico spaventoso. Che si dovrà pagare. E non incolpiamo soltanto i "politici", perchè la connivenza è stata quasi generale. Parise e altri hanno sistemato specchi nei quali non si è voluto guardare per decenni, ma guardando i quali ora dobbiamo ammettere di vedere l'immagine di un fallimento morale.
Il rimedio è la povertà
di Goffredo Parise (“Corriere della Sera”, 30 giugno 1974)
Questa volta non risponderò « ad personam », parlerò a tutti, in particolare però a quei lettori che mi hanno aspramente rimproverato due mie frasi: « I poveri hanno sempre ragione », scritta alcuni mesi fa, e quest'altra: « Il rimedio (di tutto) è la povertà. Tornare indietro? Si, tornare indietro », scritta nel mio ultimo articolo.
Per la prima hanno scritto che sono «un comunista », per la seconda alcuni lettori di sinistra mi accusano di fare il gioco dei ricchi e se la prendono con me per il mio odio per i consumi. Dicono che anche le classi meno abbienti hanno il diritto di «consumare ».
Lettori, chiamiamoli così, di destra, usano la seguente logica: senza consumi non c'è produzione, senza produzione disoccupazione e disastro economico. Da una parte e dall'altra, per ragioni demagogiche o pseudo-economiche, tutti sono d'accordo nel dire che il consumo è benessere, e io rispondo loro con il titolo di questo articolo.
Il nostro Paese si è abituato a credere di essere (non ad essere) troppo ricco. A tutti i livelli sociali, perché i consumi ........

Sempre sul tema, ma visto con occhi odierni:
Il Denaro
Di Serge Halimi – Le Monde Diplomatique, dicembre 2008, pag. 1
(traduzione dal francese di José F. Padova)
Nel momento in cui quasi dappertutto si pone la questione del «ritorno allo Stato», come non chiedersi a quali interessi essa serva? La corruzione politica prende anche forme che la legge non punisce.
Un anno fa, nel gennaio 2007, l’ex Primo ministro britannico Anthony Blair è stato assunto dalla banca americana JPMorgan Chase come consigliere a tempo parziale. Un tempo parziale correttamente remunerato: 1 milione di lire sterline per anno (1,06 milioni di euro). Si può immaginare che JPMorgan abbia concesso una tale sinecura al sig. Blair se, quando aveva la residenza al n° 10 di Downing Street, questi avesse preso misure malviste dalle banche, allo scopo, per esempio, di prevenire un crollo? Ed è del tutto un caso se nel marzo 2006 Gerhard Schröder, mediante 250.000 euro all’anno, divenne consigliere di un’impresa di gasdotti, filiale di Gazprom, che lui stesso aveva portato al ..........

JFPadova

 

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