Il tempo delle mele...marce

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 28/07/2010
La questione morale non solo nel PdL ma nel Paese è ormai irrimandabile

Sotto la pioggia di scandali che investivano uno dopo l’altro i suoi collaboratori e amici più stretti, dapprima il cavaliere parlò con leggerezza di qualche mela marcia, poi Tremonti – considerando il numero rilevante e sempre più alto dei coinvolti - rettificò che si trattava di “ una cassetta di mele marce”, al che il cavaliere ha ribadito puntigliosamente che non si trattava di una cassetta, ma di poche mele “Su cento persone, una, due, tre, anche quattro, che non siano angeli, si trovano sempre, in qualsiasi categoria, nei carabinieri come fra i sacerdoti, come in altri settori ”. Scuse, sempre scuse, solo scuse, al di là dell’insistenza demenziale e ridicola sugli esempi ortofrutticoli.

E’ come se il cavaliere non vedesse la sfilata infinita dei suoi amici e collaboratori davanti ai giudici, accusati di reati gravi, coinvolti in trame oscure: Dell’Utri, Bertolaso, Scajola, Lombardo, Verdini, Cosentino, Caliendo, etc. una fila interminabile di persone che gestiscono le risorse pubbliche, che rappresentano il paese, davanti ai cittadini e al mondo intero. Per lui le accuse sono solo farneticazioni della sinistra invidiosa dei suoi successi, o di magistrati comunisti che ce l’hanno con lui, o di giornalisti di sinistra che per vendere più giornali si inventano storie che non esistono. Tutto va ben madama la marchesa, perché lui è buono e amato e i suoi collaboratori sono tutti innocenti e il PdL è più unito e in pace che mai, al di là di isolati piagnistei.

Peccato che perfino l’Avvenire, il giornale della CEI non sia d’accordo e scriva che “ La questione morale non è un piagnisteo, c’è un’economia del disastro consegnata alla generazione futura, il peggio immaginabile della diserzione morale”; parole pesanti che si uniscono a quelle altrettanto dure di “Famiglia Cristiana”, che parla di uno Stato ostaggio dei politici. E peccato che all’interno stesso del PdL Fini e i finiani non siano proprio d’accordo sulle posizioni del cavaliere e parlino invece di una questione morale gravissima, che ormai va affontata e risolta. Altro che espellerli dal PdL perché chiedono il congresso del partito, i tesseramenti, gli organi eletti dal congresso, libertà di parola, pulizia interna e trasparenza! Vanno cacciati i corrotti, dal PdL e dalle cariche pubbliche. Su questo punto Fini e i finiani sono inamovibili: “l'etica del comportamento pubblico è una precondizione per non far perdere la fiducia nella politica da parte della società civile”.

L’altro giorno, in collegamento telefonico con la convention napoletana di Generazione Italia, riferendosi a Denis Verdini e a Nicola Cosentino, Fini ha ribadito: “Mantenere incarichi per chi è indagato è una questione di opportunità politica che dovrebbe far riflettere” e gli applausi suscitati in sala hanno fatto ben capire da che parte stavano i presenti. Sull’ex sottosegretario all’Economia Cosentino, poi, Fini è stato più che esplicito: “Non ho compreso perché s’è dimesso da sottosegretario ma non da coordinatore del partito in Campania”.

Se poi qualcuno pensava di averlo messo all’angolo facendogli scegliere fra il finiano Granata - che aveva denunciato che nel governo c’è chi ostacola la verità sulle stragi di mafia - e l’obbedienza a una non ben definita linea del partito, prona davanti al cavaliere, s’è sbagliato e di grosso “Tutte le idee possono essere contrastate, ma combattere le idee con gli anatemi o peggio con le espulsioni ha ben poco a che vedere con un partito liberale” ha detto infatti Fini, perché “parlare di legalità non vuole dire essere provocatori, ma è una delle bandiere più belle che il Pdl può portare”.

Ma le stoccate coinvolgono anche l’alleato-sanguisuga del cavaliere: la Lega. Infatti le leggi ad personam ormai le pretende anche la lega, che per salvare poche decine di allevatori padani morosi sulle quote latte ha messo l’Italia intera sotto multa europea. A questo proposito Fini è stato durissimo “Le leggi non possono servire per tutelare i furbi e garantire un salvacondotto... Devono servire a ben altro. Per compiacere la Lega s’è messo un emendamento che comporterà sanzioni europee”. E spiega il suo punto di vista “ Il rapporto con la Lega è importante, strategico. Ma è essenziale ricordare che il Pdl è un grande partito nazionale, che raccoglie consenso al Mezzogiorno. Abbiamo un dovere morale, oltre che politico, nei confronti del Sud. E questo significa una discussione molto seria su come attuare il federalismo fiscale”.

Insomma ormai il mare intorno al cavaliere è irto di scogli pericolosi: ora viene fuori tutto il marciume nascosto dietro le grancasse di inesistenti miracoli: L’Aquila, il G8, la spazzatura, la P3, i pentiti di mafia... altro che qualche mela marcia!

E’ drastico su questo perfino Casini “Il paese è in difficoltà gravi. La vicenda dell'Abruzzo post-terremoto, il problema dei rifiuti che rispunta, la questione morale che riesplode - e saranno pure mele marce, però ci vorrebbe senso di responsabilità -; il Cipe che non ha neppure avviato le procedure delle delibere di un anno fa per le grandi infrastrutture. C'è una paralisi generale.”

E il cavaliere come si difende? Come difende gli indifendibili amici? A parte l’inopportuno e tragicomico sbandieramento del merito “.... di aver portato una nuova moralità in politica, quella di non rubare”, il cavaliere non si sbilancia, sostenendo ambiguamente di essere garantista e non giustizialista. Al che Fini ha ribadito, senza mezzi termini: “ La contrapposizione tra garantismo e legalità non ha motivo di esistere. Se è vero che uno non è colpevole fino a quando la sua sentenza non è passata in giudicato non si può giustificare ciò che giustificabile non è !”.

Insomma tutti i nodi stanno venendo al pettine: il cavaliere e i suoi amici hanno esagerato, hanno voluto troppo e sempre di più, sono stati avidi, sconsiderati, cinici, egoisti e per arrivare ai propri scopi non hanno guardato in faccia nessuno, hanno usato qualsiasi espediente, legale e illegale e adesso qualcuno ha detto basta. Peccato che a dirlo per prima non sia stata la sinistra.

 

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