E’ giusto indignarsi ma non c’è da menare grande scandalo per
l’emendamento approvato in Commissione Affari costituzionali al
Senato che stabilisce che possono essere sospesi “i processi nei
confronti del Presidente della Repubblica o del Presidente del
Consiglio dei ministri, anche relativi a fatti antecedenti
l'assunzione della carica.”
Quando un sarto confeziona un
vestito deve pur sempre effettuare delle piccole correzioni, tagli o
aggiustamenti, per ottenere che il vestito calzi alla perfezione al
suo cliente.
Lo scandalo pertanto non sta nell’aggiustamento,
ma nel fatto che un parlamento asservito confezioni un vestito
costituzionale che deve calzare a pennello al capo politico che oggi
svolge le funzioni di Presidente del Consiglio e domani potrebbe
giocare nel ruolo di Presidente della Repubblica.
Così dopo
esserci rassegnati alle leggi ad personam, che hanno
corrotto la natura stessa della legge, come strumento di regolazione
degli interessi per perseguire il bene pubblico, adesso ci stiamo
avviando ad una Costituzione ad personam.
Se non c’è
altro modo per evitarlo, allora si cambia la Costituzione per
impedire che il Capo politico possa essere chiamato a regolare i suoi
conti con la giustizia, rimasti ancora aperti malgrado una valanga di
riforme del diritto e della procedura penale, destinate ad ostacolare
il controllo giurisdizionale nei confronti dei reati dei colletti
bianchi.
Tuttavia, come le leggi non possono essere deliberate
ad libitum, poiché devono rispettare la Costituzione, come
testimonia la fine ingloriosa del primo “Lodo Alfano” approvato
con legge ordinaria, così anche le modifiche della Costituzione
effettuate con legge costituzionale, non possono essere ad
libitum, ma devono pur sempre rispettare quel nucleo intangibile
della Costituzione rappresentato dai principi supremi della
Repubblica e dalla forma repubblicana.
Come è stato
giustamente osservato da Giuseppe D’Avanzo su Repubblica:
“L'impunità costituzionale assicurata a Berlusconi svela come "un
potere costituente" voglia scardinare l'ordinamento costituito e
crearne uno nuovo ridisegnando gli equilibri dello Stato per il
vantaggio di una sola persona. In modo da rendere "permanente,
quotidiano e al contempo perenne" il caso d'eccezione che
Berlusconi rappresenta.”
In effetti proprio questo è il
significato della riforma costituzionale ad personam che i
sarti di Berlusconi stanno confezionando in Parlamento. Qui ci
troviamo in presenza di un potere costituente che pretende di
scardinare l’ordinamento costituito, introducendo delle forme di
immunità per il Capo politico che non hanno alcun fondamento
giuridico in un ordinamento repubblicano. Ciò comporta il
cambiamento della natura della funzione pubblica esercitata dal
Presidente del Consiglio o dal Presidente della Repubblica poiché il
soggetto che interpreta questi ruoli viene trasformato in una sorta
di sovrano, politicamente inviolabile.
In questo modo
verrebbe introdotta nell’ordinamento costituzionale una norma
tendenzialmente assimilabile all’art. 4 dello Statuto Albertino che
statuiva: “la persona del Re è sacra ed inviolabile”.
Nella
Costituzione di Arcore che si delinea in questo provvedimento, si
vorrebbe scrivere che la persona di Silvio Berlusconi è sacra ed
inviolabile, almeno finchè gode del favore politico della
maggioranza parlamentare, che Berlusconi, evidentemente, conta di
conservare in eterno.
Si tratta di una scommessa rischiosa e
destinata all’insuccesso, come tanti altri progetti falliti di
Berlusconi di liberarsi delle sue grane, ma non può essere
sottovalutato il vulnus che introdurrebbe nell’ordinamento
repubblicano, modificando l’equilibrio dei poteri e rendendo
l’esercizio dei poteri politici una funzione ancora più
autoreferenziale ed irresponsabile di quanto non lo sia adesso.
Per
fortuna i costituenti nella loro infinita saggezza ci hanno dotato di
uno strumento per impedire ad una maggioranza arrogante di fare
strame della Costituzione: il referendum.
Questa maggioranza
sappia che se la costituzione di Arcore venisse deliberata come legge
costituzionale, troverebbe un macigno insuperabile sulla strada della
sua entrata in vigore: il popolo italiano. Che l’affosserebbe con
il referendum, come è già avvenuto nel 2006.
Per fortuna i costituenti nella loro infinita saggezza ci hanno dotato di uno strumento per impedire ad una maggioranza arrogante di fare strame della Costituzione: il referendum.