La 'ndrangheta sui rifiuti delle centrali nucleari?

di Gianni Lannes - qualenergia.it - 06/02/2010
"Lo Stato ha affidato alla 'ndrangheta lo smantellamento delle centrali", denuncia il giornalista d'inchiesta Gianni Lannes che a Caorso avrebbe fotografato i camion di una ditta 'sospetta' caricare le scorie e poi imbarcarle su navi. Una storia che diversi importanti giornali non avrebbero voluto pubblicare e che, se confermata, mostrerebbe un pericolo in più nella gestione delle scorie.

“Sono stato a Caorso e che cosa ho scoperto? Che lo Stato italiano, il governo Berlusconi, ha affidato lo smantellamento delle centrali nucleari alla ‘ndrangheta, ad una delle più potenti e pericolose "'ndrine", tramite una società che si chiama Ecoge e ha sede a Genova. (…) ho fotografato i camion della ‘ndrangheta, della società Ecoge, che caricavano i rifiuti nucleari all'interno dei container, container trasportati a Genova. E li ho seguiti … e poi a La Spezia …in attesa di navi da affondare! E questo adesso! Ora! Non 20 anni fa!”

Fa rabbrividire la denuncia, urlata lo scorso 12 dicembre a Palermo dal palco di “Verso l’alba di una nuova resistenza” (happening dell’attivismo anti-mafia) da Gianni Lannes, giornalista d’inchiesta specializzato in ecomafie (e per questo già vittima di intimidazioni e attentati), già collaboratore de La Stampa e Repubblica e direttore di Italia Terra Nostra. Una denuncia caduta nel silenzio: “il mio giornale, 'La Stampa', mi ha impedito di scriverne – accusa Lannes nel suo intervento - e nessun giornale italiano ha preso in considerazione questa situazione: mi hanno sbattuto la porta in faccia tutti, da 'La Repubblica' dove ho lavorato per anni al 'Corriere della Sera' a 'L'Epresso' ".

Nel suo discorso (qui il video) Lannes descrive un sistema di smaltimento illegale basato sulle “navi dei veleni” che va avanti da decenni con connivenze e responsabilità ai massimi piani della politica e dell’industria: “alla fine di gennaio (ndr, 2010) vi dimostreremo - documenti e prove alla mano - che nei mari italiani dal 1974 sono state affondate tantissime navi. Industriali europei hanno questa responsabilità, e anche quelli italiani: la Montedison, l'ENI, l'ENEL, soltanto per restare in Italia. E poi i rifiuti nucleari: hanno utilizzato le mafie, hanno utilizzato le 'ndrine per affondare le navi, lo Stato ha fatto questo! I governi - vero Andreotti? altro che organico alla mafia - hanno dato le direttive”.

Storie complicate e ancora oscure su cui non è facile fare luce. Ad esempio, Ecoge - la società della famiglia calabrese dei Mamione - che secondo la denuncia sarebbe legata alla’ndrangheta e starebbe smaltendo illegalmente le scorie di Caorso,  è da tempo al centro delle attenzioni di investigatori e associazioni per la difesa della legalità (si veda il dossier della Casa della legalità e la cultura e questo articolo da La Repubblica di Genova). Tuttavia, nonostante varie denunce per reati ambientali, ancora mancano  sentenze che individuino eventuali responsabilità penali. Al telefono con Qualenergia.it l’azienda non commenta.

Sogin, la società che gestisce il decomissioning dell’impianto di Caorso,  interpellata,  invece esclude che il giornalista sia entrato nell’impianto come sostiene. Quanto ai rapporti con Ecoge si sarebbero conclusi da febbraio 2009: la società aveva vinto una gara per l’acquisto di rottami metallici (“principalmente da tondini di armatura derivanti dalla demolizione delle torri di raffreddamento”) ma il contratto è stato poi scisso per mancato rispetto delle condizioni da parte della ditta dei Mamione.


Quello che sta veramente succedendo a Caorso lo si saprà  con certezza solo quando sarà già accaduto? Se non le sentenze di tribunale si attende  con ansia di leggere l’inchiesta di Lannes. Intanto l’unica cosa sicura è che, in un paese come il nostro in cui le mafie hanno dimostrato di gestire una quota rilevante del settore dei rifiuti pericolosi, lo smaltimento delle scorie nucleari e il decommissioning delle centrali, già problematico in sé, potrebbe essere ancora più rischioso.

Di seguito riportiamo il video della denuncia di Gianni Lannes

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