LA NUOVA LEGGE TOSCANA

di Marco Manneschi - 12/09/2009
La Toscana, si sa, è un fervido laboratorio per le oligarchie

Nel 2004 sfornò una leggina elettorale (la n. 25) in base alla quale i cittadini venivano alleggeriti del fastidioso compito di informarsi su chi votare alle elezioni: ci avrebbero pensato le segreterie dei partiti elaborando liste bloccate prendi o lascia. Agli elettori il compito di individuare il partito (il simbolo) nella scheda a tracciare una bella croce. Avrebbero vinto i migliori, nel senso dei primi in lista.

Una simile legge, che toglieva ogni potere decisionale in piena crisi di credibilità del sistema dei partiti, avrebbe dovuto suscitare scandalo, ma l’Italia è un paese per certi aspetti molto paziente…e silente.

Invece dello scandalo, miracolo! La legge della rossa toscana fu imitata prontamente dal centro destra a livello nazionale, che elaborò il famoso “porcellum” un nome che è tutto un programma.

Ora dopo anni di grillismo, di antipolitica, di scandali dei quali nessuno si scandalizza più, stanco come è il paese per ben altre ragioni rassegnati come sono i suoi cittadini per ben altre ragioni, ecco il colpo di teatro: la Toscana in prima fila contro gli sprechi della politica.

La legge regionale n. 50 del 2009 viene presentata come un grande successo in questa titanica lotta.

Votata da una maggioranza granitica e trasversale, dal PD al PDL, tende abilmente a preservare le oligarchie di partito dalla (sempre più disincantata) volontà dei cittadini.

In effetti riduce da 65 a 53 i componenti dell’assemblea, ma introduce la incompatibilità fra consigliere ed assessore e dunque il numero dei rappresentanti diminuirà di poche unità (meglio di niente ma non si dica che è una rivoluzione).

Soprattutto mantiene quasi inalterato l’impianto precedente ed anzi amplia il numero degli eligendi nel listino regionale (da uno a 5).

Per difendere il porcellum toscano e nazionale si dice che il sistema delle preferenze si presta, in territori vasti oltre il Comune, ad un uso distorto e favorisce chi ha più mezzi. Ci permettiamo di dubitare di una scelta motivata solo ex negativa parte, senza compiere un apprezzamento bilanciato dei vantaggi in un sistema basato sulle regole della c.d. par condicio.

Ma tant’è.

Abbiamo a portata di mano un sistema sperimentato con successo che mantiene la scelta nelle mani dei cittadini: il sistema proporzionale corretto con collegi uninominali (come avviene nelle elezioni provinciali), che consente all’elettore di premiare o punire candidature gradite o sgradite.

Se non si vuole andare neppure in questa direzione non resta che rassegnarsi al progressivo allontanamento dei cittadini dal voto, che le oligarchie attuali in cuor loro forse sognano come un traguardo ambizioso.

Altra operazione di marketing politico (apparentemente) virtuosa concerne l’indennità dei parlamentari regionali che in effetti è fra le più basse d’Italia.

Peccato che le altre sono semplicemente scandalose (come la Sicilia o la maggioranza delle regioni) considerando la situazione economica del paese. I 13.000 € lordi della Toscana sono comunque una esagerazione sia se si considera la qualità del prodotto sia sopratutto se si considerano gli altri benefit come l’uso del telefonino od altro: la patria di Calamandrei non ha da vantare nulla, perché oramai è un orbo nel regno dei ciechi.

I nostri governanti non vedono più cosa accade nella realtà quotidiana dove giovani specializzati, bravissimi, si devono spesso accontentare di uno stipendiuccio da fame che non consente di rispettare il principio costituzionale per cui la retribuzione deve essere “proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro” e comunque assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia una esistenza “libera e dignitosa”.

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