Una
politica delle chiacchiere, scimmiotta la partecipazione al nulla. La
politica tenta la sua rifondazione con le primarie della mistificazione.
La crisi drammatica, non trova dibattito in un pubblico congresso. No!
Le posizioni che si assumono sono esternazioni elettorali che non si
tradurranno in decisioni.
Si declamano principi per soddisfare gli
interessi di tribuna. Posizioni che spesso appaiono inconciliabili. Il
partito degli interessi privati non potrà rappresentare gli interessi
dei beni pubblici. La mediazione improponibile. Il luogo del dibattito
rivela e accentua le diversità. Quali proposte di governo? Quale
sovranità del popolo? La sovranità Costituzionale si coniuga con il
metodo democratico. La delega che si chiede al popolo impone
responsabilità e trasparenza.
La palude politica italiana ha impedito
chiarezza. Le politiche neoliberiste responsabili della crisi hanno nome
e cognome. Chi ha proposto quelle politiche non risponde della crisi.
Il Pd non può rappresentare l’universo degli interessi. I partiti non
devono solo concorrente alla gestione del potere, ma farsi autori di
elaborazione di nuove proposte. La sovranità del popolo, non si coniuga
con la finta democrazia.
Il dibattito politico sui principi sottovaluta
il metodo. La sottovalutazione porta la politica fuori dalle necessità
del popolo. La crisi che viviamo è figlia di una politica senza
responsabilità. Una politica, che non è in grado di capire le radici
della crisi. Questa politica non è assolutamente in grado di dare, alla
crisi, risposte nuove, di governo. Le primarie è politica elettorale.
Quel metodo politico non è in grado di rappresentare le necessità delle
centinaia di migliaia di lavoratori, uomini e donne espulsi dal ciclo
produttivo, che vivono senza reddito e senza pensione. Questa parte di
popolo vive una vita di stenti, non era in fila nelle primarie. La
politica della primarie, non rappresenta le esigenze del mondo dei
giovani, non è in grado di rappresentare il movimento studentesco, non è
in grado di rappresentare le necessità del mondo femminile.
In fila per le primarie c’era il ceto medio che ha condizioni di rendita. Quel ceto è la rappresentazione antropologica che la storia del Pd non ha nulla a che vedere con movimento storico della sinistra di questo paese. Il ceto che rappresenta non paga in termini di diritti di cui sono vittime i lavoratori.
Questa politica ha lontananza insormontabile dai bisogni
del paese. Una lontananza di anni luce dai tema, “ripartiamo dalla
Costituzione per ribellarci al degrado del Paese”, discussi
nell’assemblea di libertà e giustizia del buon Zagrebelsky. Nel forum di LeG, ho sentito discutere di Politica con la P maiuscola. Quel
dibattito è assente nelle primarie, spettacolo, del centro sinistra, del
Pd.
Ripartire dalla Costituzione è il vero imperativo che s’impone alla
politica di questo paese. Lo Stato è la sua Costituzione. “La carta
Costituzionale non è un inutile pezzo di carta”: lo diceva Calamandrei. I
principi scritti in quella carta sono carne e sangue. Quei principi
devono diventare, manifesto del programma di governo di chi vuole il
bene pubblico.
Due punti nodali individuati con concretezza
nell’assemblea di GeL. L’art 39 della Costituzione pone principi
inderogabili di agibilità democratica, nei luoghi di lavoro. Secondo
quel sacrosanto principio, il barbaro che esclude dalla trattazione la
Fiom commette un crimine contro lo Stato. La esclusione della Fiom nega
ai lavoratori, il diritto alla rappresentanza che è diritto di
cittadinanza. Quel diritto è sancito nella Costituzione della
repubblicana italiana.
La discriminazione è una ferita inferta al popolo che lavora. Imporre ai lavoratori contratti firmati da sindacati non legittimati democraticamente è nuovo fascismo. Il ritardo alla legislazione è un vulnus grave che ricade sull’intero parlamento luogo in cui si esercita la sovranità del popolo. Quel vulnus ci porta all’art 49 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Metodo democratico non
sono i partiti di proprietà di cui è pieno il panorama politico
italiano. Quei partiti sono intollerabili delittuose associazione, che
feriscono i fondamenti del patto Costituzionale. L’attuazione di questi
principi è spartiacque, fra regime e democrazia.