La retorica e la democrazia

di Carmine Cocorocchio - 26/11/2012
L’informazione, festeggia la retorica della democrazia delle primarie, commenta: “Il centro sinistra ritrova il suo popolo”… “successo delle primarie”…“tre milioni e mezzo di votanti ”…bla.. bla.. bla

Una politica delle chiacchiere, scimmiotta la partecipazione al nulla. La politica tenta la sua rifondazione con le primarie della mistificazione. La crisi drammatica, non trova dibattito in un pubblico congresso. No! Le posizioni  che si assumono sono esternazioni elettorali che non si tradurranno in decisioni.

Si declamano principi per soddisfare gli interessi di tribuna. Posizioni che spesso appaiono inconciliabili. Il partito degli interessi privati non potrà rappresentare gli interessi dei beni pubblici. La mediazione improponibile. Il luogo del dibattito rivela e accentua le diversità. Quali proposte di governo? Quale sovranità del popolo? La sovranità Costituzionale si coniuga con il metodo democratico. La delega che si chiede al popolo impone responsabilità e trasparenza.

La palude politica italiana ha impedito chiarezza. Le politiche neoliberiste responsabili della crisi hanno nome e cognome. Chi ha proposto quelle politiche non risponde della crisi. Il Pd non può rappresentare l’universo degli interessi. I partiti non devono solo  concorrente alla gestione del potere, ma farsi autori di elaborazione di nuove proposte. La sovranità del popolo, non si coniuga con la finta democrazia.

Il dibattito politico sui principi sottovaluta il metodo. La sottovalutazione porta la politica fuori dalle necessità del popolo. La crisi che viviamo è figlia di una  politica senza responsabilità. Una politica, che non è in grado di capire le radici della crisi. Questa politica non è assolutamente in grado di dare, alla crisi, risposte nuove, di governo. Le primarie è politica elettorale.

Quel metodo politico non è in grado di rappresentare le necessità delle centinaia di migliaia di lavoratori, uomini e donne espulsi dal ciclo produttivo, che vivono senza reddito e senza pensione. Questa parte di popolo vive una vita di stenti, non era in fila nelle primarie. La politica della primarie, non rappresenta le esigenze del mondo dei giovani, non è in grado di rappresentare il movimento studentesco, non è in grado di rappresentare le necessità del mondo femminile.

In fila per le primarie c’era il ceto medio che ha condizioni di rendita. Quel ceto è la rappresentazione antropologica che la storia del Pd non ha nulla a che vedere con movimento storico della sinistra di questo paese. Il ceto che rappresenta non paga in termini di diritti di cui sono vittime i lavoratori.

Questa politica ha lontananza insormontabile dai bisogni del paese. Una lontananza di anni luce dai tema, “ripartiamo dalla Costituzione per ribellarci al degrado del Paese”, discussi nell’assemblea di libertà e giustizia del buon Zagrebelsky. Nel forum di LeG, ho sentito discutere di Politica con la P maiuscola. Quel dibattito è assente nelle primarie, spettacolo, del centro sinistra, del Pd.

Ripartire dalla Costituzione è il vero imperativo che s’impone alla politica di questo paese. Lo Stato è la sua Costituzione. “La carta Costituzionale non è un inutile pezzo di carta”: lo diceva Calamandrei. I principi scritti in quella carta sono carne e sangue. Quei principi devono diventare, manifesto del programma di governo di chi vuole il bene pubblico.

Due punti nodali individuati con concretezza nell’assemblea di GeL. L’art 39 della Costituzione pone principi inderogabili di agibilità democratica, nei luoghi di lavoro. Secondo quel sacrosanto principio, il barbaro che esclude dalla trattazione la Fiom commette un crimine contro lo Stato. La esclusione della Fiom nega ai lavoratori, il diritto alla rappresentanza che è diritto di cittadinanza. Quel diritto è sancito nella Costituzione della repubblicana italiana.

La discriminazione è una ferita inferta al popolo che lavora. Imporre ai lavoratori contratti firmati da sindacati non legittimati democraticamente è nuovo fascismo. Il ritardo alla legislazione è un vulnus grave che ricade sull’intero parlamento luogo in cui si esercita la sovranità del popolo. Quel vulnus ci porta all’art 49 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Metodo democratico non sono i partiti di proprietà di cui è pieno il panorama politico italiano. Quei partiti sono intollerabili delittuose associazione, che feriscono i fondamenti del patto Costituzionale. L’attuazione di questi principi è spartiacque, fra regime e democrazia.

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