La sinistra che studia.....

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 15/04/2010
La Bicamerale dalemiana docet e il violante-pensiero pure: si potrebbe sintetizzare, citando testualmente Giovanni Sartori che sul fronte delle riforme come dell’analisi politica “la sinistra studia attentamente le sue cazzate”.

Il dopo voto e la batosta di dimensioni superiori a qualsiasi pessimistica aspettativa non hanno portato consiglio in casa PD, semmai hanno reso ancora più evidenti, come avviene quando si è persa la bussola e dissipata l’identità di un partito, lo stato confusionale, i ripiegamenti in un passato idealizzato e le fughe in avanti verso la propaganda di quelli che dovrebbero essere gli avversari.

In un incontro tra autorevoli “veterani” della prima repubblica Massimo D’Alema ha dichiarato tra l’altro per rivendicare la professionalità della politica e stigmatizzare la società civile, quella ovviamente che vede lui “Oggi c’è la società civile in Parlamento: avvocati, imprenditori, commercialisti… per anni ci avevano detto che erano meglio dei politici di professione, ma il Parlamento è esautorato e grazie alla legge elettorale sono scelti tutti dall’alto e rispondono a chi ce li ha messi e non agli elettori. Erano meglio quelli di prima che avevano più passione, più impegno ed erano selezionati meglio… Ci hanno spiegato che ci voleva un Blair italiano, poi uno Zapatero ciociaro, poi un Berlusconi rosso, infine un Obama bianco. Adesso è venuto il momento del papa straniero… Certe mattine preferisco leggere gli insulti di Feltri e Belpietro che le critiche distruttive di giornali che apparentemente ci sarebbero amici…

Quello che più colpisce in questo fuoco d’artificio di verità capovolte e di accostamenti fasulli in cui vengono scambiate le cause con gli effetti è lo stato confusionale e lo sdoppiamento di personalità di un politico di lungo corso che confonde in primo luogo la società civile con i nani e le ballerine di cui ha riempito il Parlamento Berlusconi e che fanno certamente rimpiangere quelli e quelle di Bettino Craxi. Descrive gli effetti di una legge porcata, peraltro già adottata dalla regione Toscana, e la selezione al contrario che ha portato in Parlamento il ciarpame stigmatizzato dalla signora Lario e lo stuolo di avvocati personali del premier o dei notabili della casta, a conferma della tentacolarità di un conflitto di interessi senza confini, come l’esito naturale e fisiologico dell’accesso alla politica della cosiddetta società civile. Critica le scelte dall’alto delle nomenclature contro la volontà e gli orientamenti degli elettori dopo aver avversato con ogni mezzo, esponendosi ad una sconfitta epocale, la candidatura di Nichi Vendola in Puglia, uno dei pochi politici se non l’unico della sinistra in sintonia con i suoi elettori e per questo in grado di vincere. Irride l’esterofilia del suo partito o la rincorsa al Berlusconi di sinistra quando lui andava a prendere lezioni di blairismo e di pseudo-riformismo di seconda mano dal leader che ha affossato la sinistra inglese, prima che venisse definitivamente travolto dalla sua subalternità a Bush.

Infine non riesce a trattenere l’insofferenza per i deprecati giornali, quelli che da presidente del Consiglio invitava a non leggere, ma intendiamoci non i fogli di famiglia megafoni della propaganda berlusconiana, ma quelli “amici” con le critiche “distruttive” dove chi scrive non è a libro paga di Berlusconi.

Senza contare che di non professionisti della politica o di “uomini nuovi” può ben fregiarsi anche il partito di appartenenza di D’Alema e non in ruoli secondari, come per esempio il neo responsabile della giustizia, quell’Andrea Orlando messo lì da Bersani per fare piazza pulita degli invisi magistrati prestati alla politica che naturaliter va da Ferrara per “offrire” le proposte del PD al Berlusconi “aperto al dialogo”.

Giulianone titola a caratteri cubitali in rosso “Caro Cav., Il PD ti offre giustizia”; Angelino Alfano plaude e annuncia “chiamerò presto il responsabile del PD per confrontarci nel merito”; l’autore delle proposte risponde compiaciuto “sono lieto che il ministro abbia colto il senso del mio ragionamento”. Il manifesto programmatico comprende tra l’altro una “graduazione” nell’azione penale che significa una drastica compressione dell’obbligatorietà dell’azione penale; limiti alla candidatura dei magistrati, PM in primis; processi penali con i tempi contigentati; un CSM “riformato” nei criteri di elezione e con un sezione disciplinare distaccata alla faccia dell’ “autogoverno”.

Naturalmente non si tratta di materiale inedito o di farina del sacco del molto dialogante Orlando, la Bicamerale dalemiana docet e il violante-pensiero pure: si potrebbe sintetizzare, citando testualmente Giovanni Sartori che sul fronte delle riforme come dell’analisi politica “la sinistra studia attentamente le sue cazzate”.

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