Le primarie e la sovranità

di Carmine Cocorocchio - 29/11/2012
La crisi che vive da anni l’Italia, è crisi, economica, politica, istituzionale. Dare soluzione alla crisi con le primarie è sottovalutazione di problemi complessi. Le primarie con il sistema Costituzionale italiano, non c’azzecca un fico secco.

Come sappiamo, le primarie sono un sistema di selezione del corpo politico, mutuato dagli Usa. Il sistema costituzionale americano è semipresidenziale. Con le primarie il popolo americano sceglie il comandante in campo. La primaria americana è competizione politica elitaria. Il leader della competizione americana ha sostegno delle grandi lobbie finanziarie. Senza i soldi delle lobbie, le primarie vanno a fottersi. La partecipazione alle primarie del popolo americano avviene attraverso l’iscrizione volontaria all’anagrafe elettorale.

La crisi che vive da anni l’Italia, è crisi, economica, politica, istituzionale. Dare soluzione alla crisi con le primarie è sottovalutazione di problemi complessi. Le primarie con il sistema Costituzionale italiano, non c’azzecca un fico secco. Con le primarie la classe politica nostrana tenta di dare un surrogato di democrazia alla crisi di partecipazione che investe il sistema dei partiti. Con le primarie si tenta di recuperare una partecipazione di popolo. Si tenta di dare legittimità al sistema politico italiano. Ma quel sistema è lungi dall’uscire dalla crisi. Senza la soluzione alla crisi democratica, il paese non è in grado di dare soluzione ai gravissimi problemi economici.

La soluzione dei problemi può essere solo  democratica.  Senza la democrazia il paese si barcamena nel tunnel senza uscita, in cui è cacciato dal governo del commissario liquidatore. Il nostro resta sistema costituzionale parlamentare. Nel parlamento si esercita la sovranità del popolo. Nel nostro sistema la scelta del presidente del consiglio è prerogativa del capo dello Stato, che sceglie il candidato dopo consultazione parlamentare. Il presidente della repubblica, ha si la facoltà di scelta, ma senza il voto del parlamento, non c’è governo.

È il parlamento, secondo Costituzione, luogo in cui il popolo esprime la sovranità. Se le primarie sono la soluzione al problema di partecipazione del popolo. Chi ritiene che le primarie sono la nuova e vera forma di democrazia, dovrebbe consentire con le primarie, la scelta del candidato al parlamento. Non leggo proposte in tal senso. Il parlamentare scelto attraverso le primarie, ha più fondamento che la scelta del candidato alla presidenza del consiglio.

Questi interrogativi privi di risposta mi portano a considerare le  primarie, un grande papocchio. La stampa si meraviglia che alle primarie hanno partecipato oltre tre milioni di persone. La partecipazione è indubbiamente, manifestazione di volontà partecipativa. Ritenere quella partecipazione la chiusura della frattura, fra politica e popolo, è una balla. La sottovalutazione della crisi porta la stessa a diventare irreversibile con sbocchi di non facile intuizione. La crisi politica italiana annaspa da anni senza soluzione di continuità, dopo la scoperta, che i partiti, usciti dal solco Costituzionale di strumento del popolo, diventati associazioni delittuose di potere.

La politica italiana non riesce ad uscire dalla crisi perché abituata ad archiviare gli eventi senza farci i conti. La scoperta della corruzione dei partiti è avvenuta dopo la caduta del muro. Con il superamento delle barriere ideologiche di influenza, la magistratura italiana, solo allora, ha ritenuto di poter esercitare il ruolo autonomo dal potere politico, sancito dal patto Costituzionale. Solo con l’autonomia dal potere politico la magistratura ha potuto incidere sul sistema di corruzione italico.

Per la storia occorre ricordare che l’autonomia non era esercitata in  cambio di privilegi e impunità. La chiusura della fase storica vuol dire stabilire responsabilità. Vuol dire trasparenza. Vuol dire mettere fine alla impunibilità istituzionalizzata dei poteri dello Stato. Vuol dire sovranità del popolo. Chiudere quella fase vuol dire fare tabula rasa dei privilegi di un sistema di potere che era premiato perché impediva la democrazia compiuta. Non fare i conti con la storia, impedisce il passaggio ad altra fase.

Aprire una nuova fase vuole dire analizzare la cause di un sistema fiscale che vede il lavoro dipendente e i pensionati, rappresentare il 30% del reddito complessivo, pagare l’80% delle tasse che occorrono al funzionamento della burocratica dispendiosa macchina statale responsabile del debito pubblico.

I dati statistici ricordano che l’accumulazione di questo paese è avvenuta attraverso l’evasione fiscale che ha avuto complice la classe politica di governo che varava le sanatorie fiscali e edilizie responsabile del disastro italiano.

Chi non analizza l’insieme di queste azioni drammatiche di esercizio del potere, rinunzia a capire che la corruzione italiana è figlia di una politica irresponsabile. 

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