Le ronde della paura

di Francesco Baicchi - 02/03/2009
Se vogliamo veramente, come cittadini, vincere la paura e garantire la sicurezza di tutti possiamo fare cose molto più utili che non organizzarci in forme para-militari di 'vigilantes' (disarmati, naturalmente!).

Negare che nel nostro Paese si sia diffuso un clima di insicurezza è solo un modo per giustificare l’incapacità a farvi fronte.

Certamente di questa sensazione generalizzata è in parte responsabile anche l’enfatizzazione strumentale di notizie di cronaca portata avanti da alcune forze politiche e da organi di informazione da esse dipendenti, ma il numero degli atti di violenza che si verificano ogni giorno contro persone inermi (in particolare donne e bambini) rimane inaccettabile per una società che si vuole evoluta e civile. Non può costituire consolazione la constatazione che fenomeni analoghi sono presenti anche nelle grandi città di molte altre nazioni, né l'attribuzione di tutto allo 'straniero', anche se è ormai provato che il nostro Paese è divenuto la meta preferita di malavitosi in fuga dal loro Paese, che contano sulla inefficienza del nostro sistema giudiziario.

Esiste dunque oggettivamente una domanda insoddisfatta di sicurezza, forse colpevolmente sottovalutata dalla sinistra, a cui lo Stato non può sottrarsi perché essa costituisce uno dei suoi compiti fondamentali; a questa domanda, constatata la prevedibile inutilità della tanto pubblicizzata presenza dell’esercito nelle strade, pretende ora di fornire una risposta l’idea delle ‘ronde’.

Non vorrei qui ripercorrere tutte le motivazioni che rendono questa idea, da tempo sostenuta e praticata dagli intellettuali della Lega, pericolosa e controproducente: non ci vuol molto a capire il rischio rappresentato da squadre di ‘volontari’ che si costituiscono proprio per andare in caccia di presunti malfattori.

Il divieto di portare armi non esclude la loro pericolosità, perché il 'branco' stesso è una arma, delle cui malefatte veniamo quotidianamente informati e perché in fondo nemmeno l'olio di ricino a suo tempo lo era.

Purtroppo nemmeno il limite costituito dal reclutamento dei componenti solo fra ex-membri delle forze dell’ordine ormai lascerebbe tranquilli, dopo che la mancata individuazione e punizione dei colpevoli ha diffuso su tutta la categoria la vergogna dei fatti del G8 di Genova e, più recentemente, di piazza Navona, quando le immagini hanno mostrato agenti dialogare amichevolmente con giovinastri armati di bastoni e cinture e provvidenzialmente arrivati (con un furgone in piena zona pedonale) per creare incidenti a una pacifica manifestazione di studenti.

No alle ronde dunque, ma il rifiuto della giustizia 'fai da te' (specie quando nasconde vene di intolleranza) non esime dal dovere di interrogarsi su come opporsi a un clima di paura che non può che portare a inaccettabili atteggiamenti razzisti.

Pur dando per scontato che non è ipotizzabile un continuo e completo presidio di tutto il territorio da parte delle forze dell’ordine e che l’obiettivo non può essere solo la punizione dei colpevoli, quanto piuttosto la prevenzione dei reati, appare intanto indispensabile invertire l’attuale tendenza a ridurre le capacità operative delle forze dell’ordine semplicemente facendo mancare loro le necessarie risorse economiche.

>Esistono comunque anche ampi spazi di impegno diretto dei cittadini, diversi dalle ronde, nel contrastare la cultura che costituisce il terreno su cui la violenza si sviluppa: non esiste un limite entro il quale la violenza è tollerabile.

L'indifferenza diviene complicità quando preferiamo non vedere e non sentire quello che accade vicino a noi, invece di intervenire o anche solo chiamare il 113 (l'eroismo non può essere obbligatorio). E' sconvolgente leggere nella cronaca che le violenze spesso si sono svolte in presenza di altre persone che non sono intervenute.

Il bullismo nelle scuole, le aggressioni ai docenti, gli incidenti nel corso di manifestazioni sportive anche giovanili sono non meno gravi manifestazioni di violenza e contribuiscono al diffondersi di un clima inaccettabile. Eppure a ogni fatto di cronaca registriamo espressioni di giustificazione e di banalizzazione da parte dei genitori dei soliti ‘bravi ragazzi’, per non parlare della distrazione di certi docenti che non si accorgono mai di niente.

Potremmo anche chiederci come può accadere che nelle famiglie nessuno si stupisca se un/una giovane rientra periodicamente al mattino completamente ubriaco o 'fatto', o magari semplicemente tappezza la propria stanza di manifesti neo-nazisti o si fa tatuare una svastica.

O perché nessuno si accorge di un cantiere privo di misure di sicurezza, che impiega disgraziati pagati pochi euro al giorno e con altissimo rischio di incidenti.

E come mai gli abissi di imbecillità di certe trasmissioni televisive punteggiate di violenza verbale (e non solo) e esaltazione del sesso come pura ginnastica ottengano tanto successo di audience.

Ma forse occorre più coraggio per affrontare certi argomenti a casa propria, o per denunciare un vicino manesco, che per fare una passeggiata in gruppo, orgogliosi di qualche distintivo e protetti dal numero, come abbiamo visto in qualche film.

Infine lo Stato: il cittadino che fa il suo dovere collaborando a prevenire una violenza o a punirne il colpevole deve avere la certezza che non verrà lasciato solo.

C’è quindi qualcosa da cambiare anche nel rapporto fra gli organi dello Stato e i cittadini: sarà accaduto a molti di denunciare qualcosa alle forze dell'ordine e aspettare inutilmente il loro intervento; stupisce inoltre che nessuno ritenga di dover applicare le norme contro la ricostituzione del partito fascista di fronte alla crescita, non certo clandestina, di organizzazioni di picchiatori 'neri'.

In questi casi gli amministratori eletti negli enti locali e i responsabili delle forze politiche democratiche dovrebbero forse, invece di rivendicare il potere di 'autorizzare' le ronde, chiedere spiegazioni ai pubblici funzionari (di qualunque ordine e grado) e ricordare loro che hanno giurato fedeltà alla Costituzione; i politici potrebbero anche proporre la loro collaborazione in forme concordate e magari andare insieme nelle scuole a spiegarla, la Costituzione repubblicana e antifascista.

Certo anche qualche riforma può servire: per esempio a impedire che la disponibilità di denaro e di costosi studi legali sia sufficiente, grazie a norme anche recentissime, per garantire ai colpevoli di non espiare mai la pena in carcere, e per rendere effettiva l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge.

Quello che invece non serve sono riforme che ostacolano il lavoro della Magistratura e di fatto proteggono la malavita organizzata.

Insomma se vogliamo veramente, come cittadini, vincere la paura e garantire la sicurezza di tutti possiamo fare cose molto più utili che non organizzarci in forme para-militari di 'vigilantes' (disarmati, naturalmente!).

Diffondere la cultura della legalità in tutte le sue forme, sentirci parte di una comunità solidale che isola e condanna i maleducati e i violenti, e rifiutare il nostro consenso a chi irride alla legge e ai suoi tutori, per esempio.

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