Migliaia
di persone in piazza per dire no al piano industriale dell'Alenia. Al
grido "Lega padana giu' le mani dall'Alenia", i lavoratori
hanno protestato contro lo spostamento della sede legale dell'azienda
da Pomigliano a Venegono (Varese), la chiusura dello stabilimento di
Casoria e contro la fusione dell'Alenia con la controllata Aermacchi
che ha sede in Lombardia. I dipendenti dei quattro impianti
campani hanno sfilato in corteo per le strade di Pomigliano e hanno
raggiunto il municipio dove si è svolto un consiglio comunale
monotematico sulla questione Alenia. In aula, oltre ai lavoratori,
il vescovo di Nola Beniamino De Palma che ha richiamato i politici
alle loro responsabilita' per fermare quello che e' uno scempio: "E'
ora di svegliarsi". Presenti anche il vicesindaco di
Napoli Tommaso Sodano, l'assessore regionale al lavoro Severino
Nappi, i sindaci di Pomigliano Raffaele Russo e di Casoria Vincenzo
Carfora, la senatrice Teresa Armato che oggi ha presentato una
mozione sulla crisi industriale della Regione, l'europarlamentare
Enzo Rivellini.
Il passaggio di consegne tra Pomigliano e
Venegono trasferirà in Lombardia molte commesse, depotenziando il
polo campano. Secondo fonti interne, da giorni l’azienda starebbe
incentivando i dirigenti a trasferirsi dalle aziende campane agli
impianti del Varesotto. Mentre la metà dei 1.200 esuberi annunciati
toccherebbe proprio alla Campania. Non solo. È stata avviata la
fusione tra Aermacchi (azienda finora controllata
al 100 per cento dalla stessa Alenia) e
Alenia Aeronautica che da ora in poi cambierà il nome in Alenia
Aermacchi.
La più piccola società partecipata Aermacchi si
trova così a esprimere il management di un colosso dell’aeronautica
come Alenia. Con un massiccio spostamento di competenze delle
funzioni direzionali a dettare legge sarà il Nord e il Mezzogiorno
resterà tagliato fuori. Dietro il ribaltamento “repentino e
ingiustificato” si scorgono anche motivazioni politiche più che
industriali. A Venegono si trova la sede della Aermacchi. Proprio
qui, nella futura ammiraglia del gruppo, lavora come dirigente del
personale Emilia Macchi, moglie del ministro Roberto Maroni. Non è
un segreto neppure che l’ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi sia
vicino al Carroccio.
Ha quindi tutta l’aria di un
trasferimento in salsa leghista. «Ancora una volta, il Sud rischia
di pagare le scelte nefaste di una politica governativa nordista e
leghista» scrive in una nota la Cgil. «Non permetteremo che
l’Alenia, una delle eccellenze del Sud — attacca Franco Bruno,
segretario Fiom Napoli — diventi di proprietà della Lega Nord». I
cambiamenti logistici non sarebbero l’unica novità. È attesa per
i prossimi mesi l’ennesima bastonata: la metà degli esuberi
annunciati toccherebbe alla Campania. «Il piano industriale prevede
una riorganizzazione del personale attraverso la fuoriuscita di 1.200
lavoratori — continua la Cgil — da mandare in cassa integrazione
a zero ore, 600 sono previsti in Campania. Un numero importante che
va ad aggiungersi agli altri 600 fuoriusciti a novembre 2010».
È
solo l’inizio di una protesta che si annuncia lunga. Le prime
polemiche la scorsa settimana, quando viene presentato il piano di
rilancio aziendale. Si parla di ipotesi di sviluppo a lungo termine
(3 miliardi di investimenti nei prossimi 67 anni, 2 miliardi per il
civile, 1 per il militare) ma in realtà quello che si prospetta
nell’immediato sono sacrifici. Qui Giuseppe Giordo, ad Alenia
Aeronautica, annuncia la chiusura della fabbrica di Casoria (i 400
lavoratori saranno assorbiti dalla sede di Nola). Sono circa 4.500 i
dipendenti dei quattro impianti di Casoria, Pomigliano, Nola e
Capodichino, tecnici altamente specializzati in progettazione e
assemblaggio di fusoliere e carlinghe per i Boeing.
«Siamo
contrari all’ipotesi di riduzione manifatturiera che l’azienda
sta mettendo in campo — annuncia Giovanni Sgambati, segretario
regionale Uilm — intravediamo uno svuotamento della funzione a
Napoli con perdita di forzalavoro. Il governatore Caldoro dovrebbe
farsi sentire e impedire un progetto del genere». Nei giorni scorsi,
i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno lanciato un appello al presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano. E la preoccupazione, in epoca di
federalismo fiscale, è il gettito dell’Irap. La risorsa fiscale
diminuisce e l’imposta regionale sulle attività produttive si
sposta in Lombardia.