"Ingroia comunista di merda ritirati o ti facciamo fare la fine di Falcone e Borsellino. 1000 Kg di tnt-t4 sono pronti".
Questo è quanto si
legge in una lettera anonima indirizzata al leader di Rivoluzione
Civile e recapitata al settimanale l'Espresso e alla sede
nazionale nazionale del Pdci. E' Orazio Licandro, coordinatore della
segreteria del Pdci, candidato alla Camera con Rivoluzione Civile, a
darne la notizia: "Si tratta - commenta Licandro - di un atto di stampo
mafioso-fascista, teso a colpire una figura limpida della lotta alla
mafia, della legalità e della buona politica come Antonio Ingroia". Lo
stesso Licandro denuncia "questo sistema dell'informazione" che "sta
contribuendo a creare un clima pericoloso intorno alla lista" oscurando e
denigrando sistematicamente Rivoluzione Civile. Ironia della sorte,
proprio stamattina, partecipando a una manifestazione elettorale a
Trapani, Ingroia aveva detto: "La sicurezza va data a chi la scorta la
merita".
FOTO La lettera di minacce per Ingroia
Immediata
la reazione di quanti condividono la sfida politica del magistrato. A
Ingroia esprime "piena e affettuosa solidarietà a nome di tutto il Pdci"
il segretario nazionale del partito dei comunisti italiani, Oliviero Diliberto.
"Si vuole chiudere la bocca a un uomo con la schiena dritta, che sui
temi del lavoro, dei diritti e della legalità rappresenterà una svolta
per il Paese - afferma Diliberto -. Il salto di qualità delle minacce è
un segnale inquietante e che va prontamente stigmatizzato. Ingroia non
fermerà certo la sua battaglia e noi saremo al suo fianco".
"Piena solidarietà ad Antonio Ingroia, vittima di un'intimidazione mafiosa e fascista" anche da Antonio Di Pietro,
leader dell'Italia dei Valori e candidato di Rivoluzione Civile. Di
Pietro si augura che la magistratura e le forze dell'ordine individuino
al più presto i responsabili e avverte: "E' evidente che le battaglie in
difesa della legalità e della Costituzione, portate avanti da Antonio
Ingroia e da Rivoluzione Civile, fanno paura e danno fastidio a molti.
Non ci faremo intimidire".
A seguire, Paolo Ferrero,
segretario nazionale di Rifondazione comunista e candidato di
Rivoluzione civile. "Tutta la mia solidarietà e quella di Rifondazione
comunista ad Antonio Ingroia per le vergognose minacce ricevute. Non
fermeranno la nostra Rivoluzione civile con questi atti indegni e vili.
Si faccia piena luce sull'accaduto".
Leoluca Orlando,
sindaco di Palermo e firmatario del manifesto fondativo della lista
"Rivoluzione civile - Ingroia". "Sono certo che Ingroia non si lascerà
intimidire e proseguirà nella sua azione volta alla difesa dei principi
della Costituzione e della legalità. La voce di Rivoluzione Civile dà
fastidio e qualcuno sta cercando di silenziarla, ma non riusciranno nel
loro intento".
Tweet del sindaco di Napoli Luigi De Magistris: "Solidarietà all'amico Antonio Ingroia per le minacce ricevute. Niente e nessuno potrà fermare la nostra Rivoluzione Civile".
Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli,
dopo aver rilevato come per tutta la campagna elettorale Ingroia e
Rivoluzione civile siano stati "bersaglio di attacchi da destra e da
sinistra", auspica che "non ci siano differenze nel condannare lo
squallido tentativo di intimidire chi si batte per un Paese pulito e per
istituzioni trasparenti libere dal malaffare e dalla corruzione".
L'associazione Libertà e Giustizia
esprime solidarietà a Antonio Ingroia e si augura "che il governo
sappia dare al leader di Rivoluzione Civile la protezione di cui ha
sicuramente bisogno".
"Non ci piacciono i messaggi mafiosi , e
quello ricevuto da Ingroia ne ha tutta l'aria" scrive invece in una nota
. il presidente dell'Associazione vittime della strage di via dei Georgofili,
Giovanna Maggiani Chielli. "Gli ingredienti del messaggio - scrive -
per noi lasciano pochi dubbi". "Ingroia, mentre fa politica agita tutti
quegli argomenti importanti che sono stati il movente della trattativa
Stato-mafia di cui il magistrato si è occupato e che sono la vera lotta
alla mafia, il cattivo utilizzo dei beni confiscati alla mafia e le
collusioni politiche con la mafia. Argomenti - conclude Maggiani Chielli
- che soprattutto ben chiari leggiamo nel riferimento ai 1000 chili di
tritolo menzionato nel messaggio di morte".