Di questa giornata passata a sciamare
per le strade di Roma e poi a piazza San Giovanni per il No
Berlusconi Day provate a portarvi a casa una galleria di immagini, di
volti e di colori. Prima di tutto prendete il discorso di Salvatore
Borsellino e infilatelo in un cassetto della memoria, vicino
ai gemelli d'oro e alle gioie che si conservano, negli angoli dove
non si possono perdere. Poi incastonate in qualche bella cornice
d'oro zecchino il fotogramma in cui Salvatore, ha preso la parola nel
pomeriggio, con la voce spezzata dell'emozione, con il filo dei
pensieri che si annodava, ma non si scioglieva mai: “Portino loro
le corone di fiori sulla tomba di Mangano! I nostri eroi sono altri,
sono gli agenti Agostino Catalano, Emanuela
Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie
Cosina e Claudio Traina che morirono
facendo la scorta a Paolo. I nostri eroi – grida
Salvatore con la voce che sale di tono - sono i 100 agenti che, dopo
l'assassinio di Falcone, bussarono alla porta di mio fratello per
offrirsi per la sua scorta, per morire con lui". Applausi,
sorrisi e lacrime. Ovazione. Di questo No B. Day, mettete in un
ripostiglio della memoria le facce di centinaia di migliaia di
ragazzi. Quel coro di voci: “Fuori la mafia dallo Stato”,
“Berlusconi dimettiti”, “Adesso basta”. Ma anche i 150
ragazzi, tutti volontari, che si sono conosciuti solo ieri sera e che
tenendosi per mano hanno accompagnato il corteo, ancora increduli di
quello che stava succedendo. I loro sorrisi, ieri, non erano
prestampati, come quelli dei burocrati di partito che contano le
greggi elettorali.
A casa, tutti si porteranno il viola. Che
era dappertutto: sciarpe, cappelli, fazzoletti, drappi, bandiere,
calzini, persino le pettoraline dei cani e gli ombrellini delle
carrozzine. Quanto ci piacciono a noi i genitori che corrompono i
minorenni con l'antiberlusconismo militante. Tenete a mente questa
istantanea: una marea che avanza tra due ali di folla. Chi non
sventola qualcosa di viola, ha al collo un fazzoletto
tricolore.
Chissà come, da questo vortice viola sono
riemerse, fresche come se pronunciate ieri, le parole di Sandro
Pertini. Chissà chi è stato a stamparle dappertutto, da
quale sito sono rimbalzate fino a noi: “La politica va fatta con le
mani pulite”.
E c'è da portarsi le tante Polaroid
dei leader politici, per un giorno in mezzo alla gente, sotto il
palco e non sopra, sopraffatti dalla folla, a rilasciare interviste
mentre gli applausi dal palco se li prendevano le ragazze che hanno
scelto di andare a lavorare a Corleone nei terreni confiscati alla
mafia; mi resta in mente una signora che viene da L'Aquila per
raccontare la terribile realtà del dopo-terremoto nascosta dagli
annunci del governo.
A casa, chi era in piazza, chi si farà
raccontare il No Berlusconi Day da amici e conoscenti, si porterà
una convinzione. Che si può fare. Senza troppe fanfare, e senza
divismi, in questo paese, può ancora accadere che la società civile
si organizzi da sola, pacificamente, riesca a reinventare la politica
dal basso coinvolgendo i cittadini per ribadire l'importanza di
concetti come moralità e onestà. Il tutto partendo da Internet, da
Facebook. Uno strumento, solo uno strumento, che diventa
formidabile nelle mani di chi vuole spendersi per cambiare le cose.
Perchè l'ultima cosa da mettere nella cassetta degli attrezzi è
questa: ieri abbiamo capito tutti che Silvio è rimasto all'età
catodica.
Federico Mello - Il Fatto Quotidiano
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