Messo a punto da Tremonti e istituito da Craxi, da alcuni decenni è una tassa a cui gli italiani sono sottoposti per finanziare alcune religioni che hanno stipulato accordi con lo Stato italiano. Iniziamo con il dire che non tutte le religioni sono rappresentate e alcune molto numerose come il Buddismo e l’Islam sono clamorosamente escluse. Neanche per gli atei è prevista rappresentanza, costoro nella mente degli ideatori dovrebbero indicare nella dichiarazione dei redditi lo Stato italiano “a fini di assistenza e solidarietà” come destinatario. Peccato che poi questo giri gran parte del gettito alla Chiesa o ci finanzi le missioni militari all’estero.
Trascurando ovvi problemi di incongruenza etica (perché posso
esercitare la mia solidarietà solo attraverso le religioni? Perché non
posso affidare la mia scelta a Emergency, Amnesty International, Medici
Senza Frontiere, solo per far alcuni nomi?), il meccanismo truccato
dell’assegnazione dei fondi dell’otto per mille verte su due punti
cardine. Il primo, la singola persona non sceglie cosa fare del proprio
otto per mille dell’Irpef ma con la sua firma contribuisce a rafforzare
per il soggetto che ha scelto la spartizione proporzionale di un fondo
unico. Il secondo, chi non sceglie il destinatario (ovvero non mette la
firma su alcuna delle possibili opzioni) viene semplicemente ignorato e
il fondo viene suddiviso in base alla percentuale delle scelte espresse
come si trattasse di un’elezione politica.
Il risultato è che pur se solo il 30% degli italiani scegliela Chiesa
cattolica come destinatario, questa, grazie al suddetto meccanismo, si
pappa il 90% della torta.
Che l’affare sia grosso è testimoniato dalle cifre e dai martellanti spot pubblicitari della Chiesa cattolica che pretenderebbero di ricordare quanto bene la povera Chiesa ha fatto ai poveri di tutto il mondo. Ma quanto bene ha fatto e in quale proporzione?
I dati forniti dalla Cei stessa parlano chiaro: la Cei ottiene dallo
Stato Italia (solo grazie all’otto per mille e tralasciando tutto il
resto) più di un miliardo di euro ogni anno suddiviso più o meno così: il 79% per il sostentamento del clero e per la costruzione e la ristrutturazione delle chiese, il 21% per fini caritativi.
Il tutto pubblicamente dichiarato con due paginette scaricabili dal sito 8xmille.it che dovrebbero illustrare pienamente come vengono utilizzati ogni anno i fondi dell’otto per mille.
Fanno tutti così? La risposta è no. La Chiesa valdese prende circa venti milioni di euro annui dall’otto per mille, tuttavia come si legge sul suo sito:
«L’OPM non può essere utilizzato per finanziare le attività della
chiesa , sia per pagare il compenso ai pastori ed ai diaconi , sia per
costruire o mantenere locali di culto , sia per finanziare attività di
evangelizzazione: tutte queste attività devono essere finanziate dalle
contribuzioni dei membri di chiesa.
– I fondi devono essere assegnati a progetti sociali , assistenziali e culturali
– Una congrua porzione , valutata nel 30% , deve essere assegnata a progetti per “combattere la fame nel mondo”
– Le spese di pubblicità e di gestione dei fondi non devono superare il 5% dei fondi ottenuti per ogni anno. »
Inoltre sulla home page sono scaricabili ben cinquantuno pagine di rendiconto dettagliato di tutte le attività finanziate, progetto per progetto, soggetto per soggetto.
Riassumendo, la Chiesa Cattolica Apostolica Romana incassa oltre un
miliardo di euro ogni anno dall’otto per mille e per il 2011 pubblica
due paginette di rendiconto; la Chiesa valdese prende una ventina di
milioni e pubblica cinquantuno pagine di rendiconto.
E qualcuno ancora si chiede perché sempre più atei e agnostici scelgono
di premiare la piccola Chiesa valdese con le loro firme dell’otto per
mille.