Pancho Pardi: A Paese di m... premier di m...

di www.senato.it - 08/09/2011
Pubblichiamo l'intervento stenografico di Pancho Pardi in Senato durante le votazioni del 7 settembre per la manovra finanziaria, che ha scatenato le ire di molti.

Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 600 del 07/09/2011

PARDI (IdV). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, la maggioranza e il Governo si sono comportati di fronte a questa congiuntura difficilissima con un'irredimibile irresponsabilità: hanno negato la crisi e ripetutamente negato la rilevanza del momento, inaugurando una fase di manovre finte, rispetto alle quali l'opposizione ha dato anche prova di un senso di responsabilità forse perfino esagerato: di fronte al richiamo del Presidente della Repubblica l'opposizione ha accettato di non opporre la resistenza che pure il Regolamento permette (cioè quella pochissima che è rimasta) e ha fatto passare una manovra insufficiente, malscritta e rabberciata in soli tre giorni. Quella poteva essere l'occasione in cui un Governo degno di questo nome, poggiandosi anche su un consenso a tempo da parte dell'opposizione, avrebbe potuto perlomeno provare ad affrontare la durezza della situazione. Invece, ha preferito far passare una manovra ridicola, in cui tutti i problemi venivano rinviati agli anni successivi, e si faceva soltanto finta di prendere la misura alla situazione allarmante.

Desidero dire due parole sulla messa in scena teatrale dell'11 agosto perché, non avendo potuto criticarla altrove, credo di dover dedicare mezzo minuto a questo. Il Ministro ha richiesto la convocazione delle Commissioni 1a e 5a riunite di entrambe le Camere apparentemente per discutere la proposta di modifica dell'articolo 81 con l'introduzione in Costituzione del pareggio di bilancio. In realtà, ha utilizzato quella occasione come una sorta di platea parlamentare informale in cui svolgere una conferenza stampa con una sua relazione scadentissima, tanto presuntuosa quanto scadente, e purtroppo i leader di tutti i partiti, compreso il mio, secondo me hanno fatto l'errore capitale di accettare questo tipo di scambio: non hanno parlato i commissari, ma soltanto i leader politici e la cosa si è trasformata in qualcosa di tipo mediatico, totalmente insulso, senza prodotto e in un certo senso la serietà del lavoro di Commissione, se poteva esservi, è stata negata. Questo fa parte del criterio scenografico con cui si affrontano i problemi più seri.

La maggioranza e il Governo hanno improntato la loro azione ad una teoria che è rappresentata dalla battuta: «Non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani!». In realtà, invece, il Governo non ha fatto altro. Forse non l'ha fatto estraendo direttamente con mani adunche, come quelle rappresentate dai caricaturisti classici, la moneta dalla tasca del cittadino, ma in realtà ha determinato un processo di impoverimento generale di cui oggi abbiamo purtroppo il ritratto espressivo nella realtà che ci circonda.

Più di un collega ha citato la questione dei crediti inesigibili da parte delle imprese, ma non c'è solo quell'aspetto: i Comuni sono stati assassinati dalla abolizione dell'unica imposta federalista presente in Italia, che era la possibilità di intervenire sull'ICI, e i Comuni impoveriti si sono dovuti rivalere alzando i costi dei servizi, rinunciando ai servizi e così via; la scuola è stata avviata ad un processo di avvilimento che sembra non avere fine; l'università è ormai immersa in un lungo percorso depressivo e la ricerca è privata di risorse, e questo nel momento in cui le società affluenti si difendono nella globalizzazione soprattutto accentuando la potenza del lavoro intellettuale. E certo, l'Europa e l'Italia non possono pretendere di competere con i mercati internazionali a basso costo del lavoro: l'unica maniera che potrebbero adottare sarebbe quella di un rinforzo straordinario, eccezionale della potenza del lavoro intellettuale e quindi di un rilancio delle risorse per la ricerca in senso lato. Invece niente di tutto questo: il Governo e la maggioranza hanno manifestato un'indifferenza patologica alle questioni del lavoro e non solo del lavoro giovanile.

Credo che i sensori più aggiornati ci facciano conoscere un processo che oggi non è ancora quantificabile, ma che secondo me è il preoccupante processo sociale dell'immediato futuro: l'insorgenza e la diffusione di un vero e proprio campo di lavoro gratuito, soprattutto intellettuale. Nessuno oggi si sogna di chiamare un idraulico e di non pagarlo, però si può pensare di chiamare una cooperativa di giovani a lavorare per un progetto culturale per un Comune senza pagare: lo fanno già tutti. Non ci sono più i concorsi nelle università ed i corsi per più di metà sono attribuiti a titolo gratuito. La diffusione del lavoro gratuito smembra anche la forza propulsiva del lavoro intellettuale, che si sente ridotto così ad una sorta di appendice trascurabile, avvilita. Come si fa a confrontarsi con una situazione di questo tipo?

Indifferenza all'ambiente. Oggi, per esempio, nella manovra vedo progettato all'ultimo minuto un risparmio attraverso il taglio di un miliardo sulle spese che dovrebbero intervenire in caso di disastro ambientale. Si tocca qui una materia veramente scottante: vi è assoluta indifferenza su questo piano anche da parte delle forze che predicano un loro attaccamento al territorio. La Lega non fa che ripetere ossessivamente del proprio radicamento sul territorio; ebbene, questi soggetti così fortemente radicati sul territorio non hanno saputo né prevedere né rimediare ai danni di una alluvione prevedibilissima nel Veneto: quando una Regione giace in pianure che sono al di sotto del livello dei fiumi pensili, il minimo che si possa pensare è che bisogna lavorare per mantenere gli argini. E neppure questo hanno fatto, coloro che sono radicati al territorio, e poi non ci sono soldi nemmeno per rimediare ai danni: siamo in una situazione veramente tragica.

La manovra è iniqua, lo hanno già detto molti colleghi. In questo contesto di iniquità totale, come si fa a protestare contro la CGIL perché fa sciopero? Chi avanza queste critiche sa cosa vuol dire davvero mettersi nei panni di chi vive con un basso reddito e che si confronta con delle difficoltà quotidiane pazzesche, tali da non riuscire nemmeno più a fare fronte alle necessità di mandare i figli a scuola? Ma come si fa a criticare la CGIL? Si vorrebbe forse l'unanimismo del sostegno sociale di tutti a manovre che non hanno nemmeno la percezione di un minimo di giustizia sociale? Nello stesso tempo li si schiaffeggia, dimostrando che si è del tutto indifferenti ad azioni significative ed incisive contro i redditi alti. Questo dobbiamo vedere. Si danno rabbuffi polemici alla CGIL e nello stesso tempo si fa una manovra dove i redditi alti sono sostanzialmente salvati. La manovra non incide su questo. La captazione di risorse dove più ci sono è sostanzialmente vanificata.

Voglio dirlo in termini costituzionali: in Costituzione l'articolo 53 dice chiaramente che l'imposizione fiscale è progressiva. Vi farei rileggere le parole dell'onorevole Scoca, democristiano DOC, che sosteneva nella Costituente che l'imposizione non doveva essere proporzionale, per cui se uno è ricco paga di più e se uno è povero paga di meno, ma quanto più uno è ricco tanto più deve pagare e tanto meno deve pagare, se uno è povero. Ecco, la legittimità democristiana dell'articolo 53 della Costituzione è negata in modo diretto. Oggi quel che è certo è che la progressività dell'imposizione fiscale funziona al rovescio.

Taccio sulla questione della patrimoniale, però bisognerebbe reintrodurre il reato di falso in bilancio e la tracciabilità. In Cile - vi stupirà - è quasi impossibile fare evasione fiscale, semplicemente perché il codice fiscale di ogni cittadino funziona davvero. Il cittadino è attaccato dall'inizio della vita alla fine ad un numero e questo numero permette di identificare l'insieme delle sue operazioni, il che impedisce l'evasione fiscale. In realtà, basta volerlo fare. In effetti il ministro Visco aveva cominciato a farlo ed era riuscito a recuperare dell'evasione fiscale: perché non si può ritornare ad un cammino di quel tipo?

Poi c'è la questione di fronteggiare l'irrazionalità dei mercati. Alcuni commentatori intelligenti ed approfonditi hanno parlato di irrazionalità dei mercati, nel senso che nel momento in cui la crisi si avvita, il mercato si infiamma e può prendere dei parossismi che non sono non controllabili immediatamente; ma se c'è una maniera in cui non ci si può confrontare con l'irrazionalità dei mercati, atteso che essa esista, è l'irrazionalità del comportamento. Quando un Presidente del Consiglio si permette di dire la sciocchezza sesquipedale che i mercati sono, quando si comportano così, come l'orologio guasto che segna due volte al giorno l'ora giusta e per il resto no, dimostra chiaramente una totale mancanza di credibilità di fronte ad un fenomeno che al limite, proprio perché irrazionale, richiede un surplus di razionalità, non lo si può scongiurare semplicemente come si fa con l'aglio contro i vampiri.

Qui siamo di fronte al punto finale del mio intervento: la mancanza totale di credibilità del Presidente del Consiglio. Noi abbiamo un Presidente del Consiglio ricattabile e ricattato, in preda a lenoni, meretrici e brasseur d'affaires, una persona di cui si può dire qualsiasi cosa, perché ormai è segnato a fuoco dalla verità conosciuta. Persino gli aspetti miserabili della sua vita, che non sono il succo fondamentale della nostra politica, incidono su questa situazione. Ma non c'è solo quello, c'è la sua totale inaffidabilità politica: il titolare del conflitto d'interessi, la persona più ricca d'Italia che sdegna qualsiasi approccio realistico alla vita associata italiana.

E poi lui stesso si è auto-condannato con la sua incontinenza verbale, ha avuto il colpo di genio di inventare una formula icastica, che richiamo usando i puntini: l'Italia «Paese di m....». Io penso che non solo qualche tifoso di calcio, ma persino qualche poeta ermetico potrebbe sentirsi costretto ad immaginare la formula «a Paese di m.... Premier di m....». Ci sono tanti posti, tanti luoghi, tante Nazioni in Europa in cui i personaggi politici...

PRESIDENTE. Senatore Pardi, le raccomando anche nel linguaggio di essere più accorto. Rischia di raggiungere l'effetto opposto a quello che persegue.

PARDI (IdV). Mi avvio a concludere, signor Presidente. Lo Zapatero tanto idolatrato dalla sinistra, nel momento in cui ha capito che la sua storia era finita, ha deciso chiaramente e serenamente di non ricandidarsi. In Germania e in Inghilterra i Premier che sono giudicati inadeguati a continuare la loro esperienza vengono messi da parte dai loro partiti. Qui ci vorrebbe un sussulto di serietà da parte della maggioranza: rendetevi conto che se c'erano degli aspetti positivi nelle vostre intenzioni, quest'uomo non li rappresenta più; la rivoluzione liberale non l'ha mai fatta, ha raccontato solo balle. Liberatevene, liberatecene, dimissionatelo!

 

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