Scandali e veleni

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 02/11/2009
Il “caso Marrazzo” è solo la punta di un iceberg, la vetta di una montagna sommersa di spazzatura, di lotta per il potere, di gossip, di ricatti e di corruzione che avvelena la vita politica italiana e mostra il marciume della gran parte di una classe dirigente, che è ormai irrimandabile sostituire.

Piero Marrazzo alla politica attiva è arrivato relativamente da poco tempo. E si vede. Non ha la faccia di bronzo, né i nervi d’acciaio e nemmeno abbastanza pelo sullo stomaco, attributi necessari a chi voglia vivere in quel mondo. Non sa mentire, né rispondere alle insinuazioni altrui con accuse ancora più gravi, non importa se vere o no. Non grida più forte per coprire la voce degli altri, non sa gettare fango e nemmeno trovarsi complici accomodanti che dicano che non è vero nulla di quanto gli è addebitato. Non ha provato nemmeno a replicare, non si è sognato di dire la sua, di allontanare da sé l’amaro calice della beffa e degli insulti, si è lasciato lapidare, come se stesse espiando una colpa che in realtà non ha. Perché avere una relazione con un trans non è una colpa maggiore che averla con un’altra donna che non sia la propria moglie. E comunque sono cose che riguardano la propria famiglia, non gli altri cittadini.

E Piero Marrazzo è un uomo come tanti, un cittadino qualsiasi, che davanti alla messa in piazza dei suoi segreti, si accartoccia su di sé, alla ricerca di un cono d’ombra fra tanti riflettori, nel tentativo tanto vano quanto patetico di scomparire, di farsi dimenticare.

Ma in fondo che cosa ha fatto di così eclatante? E’ andato a letto con una minorenne? Ha candidato nelle liste del suo partito - a rappresentare altri ignari cittadini - sculettanti ragazzotte dalla morale inesistente? Ha truffato i cittadini con ingannevoli promesse? Ha mentito, pagato gentaglia per rovinare altre persone? Si è inventato una legge a proprio vantaggio? No, non ha fatto niente di illegale. Ma questo è ormai un dettaglio insignificante, in questo paese.

I gusti sessuali fanno parte del privato inviolabile di ogni cittadino, a meno che la cosa non abbia riflessi anche su terzi non consenzienti. Come cittadini ed elettori, per esempio.

E non è il caso di Piero Marrazzo, che tuttavia si è dimesso senza essere nemmeno indagato, infatti non ha a suo addebito alcun reato: è solo una vittima. Vittima di un raggiro, forse di un ricatto, forse di un disegno ben più ampio, sul quale è il caso di fare un po’ di chiarezza.

Infatti le circostanze dell’episodio hanno risvolti che appaiono incomprensibili e ci sono oltretutto coincidenze che difficilmente possono essere considerate casuali.

Facciamo qualche esempio.


Repetita iuvant?

Nel 2005, durante la campagna elettorale delle regionali del Lazio ci fu un altro tentativo di screditare Marrazzo, candidato come Storace alla presidenza, con la storia di suoi legami con trans, vi ricordate? Oggi quella vicenda, che fu chiamata “Laziogate”, è oggetto di un procedimento processuale. In quella occasione, infatti, oltre alle liste della Mussolini, che furono inzeppate di firme false perché venissero escluse della competizione elettorale, si preparò una trappola anche per Marrazzo. Una trappola a sfondo sessuale: un “viado” era stato ingaggiato per distruggere la sua reputazione. Una curiosa coincidenza, no? Certo, questo può voler dire che nell’ambiente romano e politico, questa preferenza di Marrazzo per i trans fosse già nota, ma questo ci dice anche che qualcuno pensava di usarla come un punto di debolezza sfruttabile a fini di ricatto. E si potrebbe dedurne che se ci hanno provato maldestramente nel 2005 e non gli è riuscito, questa volta invece ce l’hanno fatta. Ora c’è solo da chiedersi se anche la parte politica sia sempre la stessa, come la ripetitività e mancanza di fantasia fanno pensare. Ma c’è un altro particolare che ci colpisce: non è curioso che le persone che sono state messe alla berlina, da quando è venuta fuori la storia delle escort del cavaliere, abbiano tutte presunte relazioni omosessuali o con trans? Beh, certo così fra tanti “snaturati” uno che va a donne, sia pure minorenni, sia pure pagando, diventa agli occhi dei più quasi uno “normale”, anzi, un gran figo... Tanto la capacità di indignarsi ormai, in questo paese immorale, è roba per pochi.


O quanti bei filmati madama Doré...

Dell’incontro fra Marrazzo e il trans ci sarebbe un filmato, anzi adesso è venuto fuori che sono due: uno di 2 minuti e un altro di ben 13, nel quale comparirebbero altre persone, filmate verosimilmente in altre occasioni. Ma chi è l’autore ( o gli autori) dei filmati e in quali circostanze sono stati fatti? E chi è stato filmato oltre Marrazzo e il trans? E perché si parla solo di Marrazzo? E perché qualcuno dice che nomi e facce di quel filmato non si possono rendere pubblici?

Andiamo per ordine. La sera del 3 luglio ( eh sì, la cosa comincia qualche mese fa) qualcuno bussa alla porta del trans Natalie, entrano alcuni figuri (tre? quattro?) aggrediscono Marrazzo che si trova in quella casa, gli tolgono i calzoni ( è lui a dirlo), cacciano in una stanza il trans e filmano qualcosa che sembra droga e delle banconote su un tavolino, insieme alla tessera dell’associazione nazionale esercenti cinema di Marrazzo. Grottesco, ridicolo, penoso! Poi pare che si facciono firmare 3 assegni da 20mila euro l’uno, che non incasseranno mai e di cui si sono perse le tracce. Quindi spariscono nella notte e non si fanno più sentire dalla vittima. Ma che schifezza di piano criminoso è mai questa?? Intanto: come sapevano i criminali che Marrazzo si trovava nella casa del trans a quell’ora e in quel giorno? Chi li aveva avvisati? E che ruolo ha giocato il trans? Ma la domanda più importante è: ma quando mai è esistito un ricattatore così cretino da farsi pagare con assegni?? E questi ricattatori sono pure dei carabinieri! O si tratta di carabinieri da barzelletta? E poi: ma quando mai un ricattatore si disfa della sua arma di ricatto e senza nemmeno provare a contattare la vittima, cerca di vendere il filmato ai giornali? Forse quando l’obiettivo non è quello di ricattare, ma quello di “sputtanare” ( come dice il cavaliere) la propria vittima.

Non è l’unica cosa incredibile di questa vicenda, tanto che dipanare questa matassa imbrogliata diventa sempre più difficile: soprattutto capire quali siano stati i ruoli giocati da ciascuno non è semplice.

Intanto sembra che il filmato l’abbia fatto un certo Gianguerino Cafasso – entrato pare nell’ appartamento con 3 dei 4 carabinieri implicati - che qualche settimana dopo è morto misteriosamente, non si sa se di morte naturale o di overdose, in un albergo. La cosa è sembrata strana anche agli inquirenti, tanto che è stata aperta una inchiesta. Anche perché pare che il Cafasso avesse detto in giro che non si sentiva sicuro e che aveva paura. Già. Ma di chi poteva aver paura? Di quei quattro sgallettati di carabinieri, travestiti da ricattatori? E’ dura da credere... e poi gli stessi carabinieri hanno cominciato a dire che l’idea non è loro e che stavano eseguendo degli ordini. “I tre accusati dei reati più gravi, ovvero Luciano Simenone e Carlo Tagliente, più il maresciallo Nicola Testini, hanno addirittura ribaltato l’accusa. Loro ideatori del complotto? Nossignore, «vittime di una macchinazione». E chi li avrebbe incastrati? Non lo dicono esplicitamente, ma lo lasciano intendere: i vertici dell’Arma attraverso il reparto speciale dei Ros. «Gerarchicamente chi è molto più in alto di noi». E perché? «Per incastrare, nostro tramite, Marrazzo».
Una scusa? Può darsi, vedremo se campano tanto da raccontare tutta la verità.


La trama si infittisce

I tre maldestri ricattatori si rivolgono poi a un quarto carabiniere, certo Antonio Tamburrino, che viene contattato perché conosce un fotografo che li metterà in contatto coi giornali. Il fotografo si chiama Massimiliano (detto Max) Scarfone. Questo signore è il paparazzo che immortalò Silvio Sircana, il portavoce di Prodi, mentre parlava per strada con un trans (ma guarda: un’altra coincidenza). Lo Scarfone sembra che lavori per l’agenzia di quel gentiluomo di Fabrizio Corona, il cui “migliore amico” ( l’ha definito così in un processo) Gabriele Parpiglia, è giornalista del settimanale “Chi”, diretto da Alfonso Signorini. A questo punto non si capisce perché entri in ballo l’agenzia “Photo Masi”, perché il fotografo Scarfone si rivolga a quell’agenzia, quando poteva contattare personalmente i direttori dei giornali, a cui poi i filmati sono stati fatti visionare. Fra i primi giornali infatti a essere contattati sono Libero, diretto ancora da Feltri e Chi diretto da Signorini. Ma torniamo alle trattative: in giro vengono fatti vedere solo i due minuti di Marrazzo, con immagini così sfuocate e mosse che lo stesso Tamburrini sostiene non si possa distinguere le fattezze di chi è stato filmato. Ma invece a Signorini viene dato il filmato intero, anzi gli si dà proprio il cd, che lui sdoppia e si tiene, anche se non lo comprerà. Ma questi ricattatori sono proprio dei mentecatti! O invece seguono delle precise direttive? E di chi? Comunque sia Signorini li dirotta verso Il giornale che adesso è diretto da Feltri e che questa volta acquista il filmato per 55mila euro, almeno secondo quanto sostiene il fotografo Scarfone. In tutto questo periodo di tempo nessuno ha pensato di contattare la vittima. Un po’ strano, no?

 

Entra in ballo il cavaliere

Poi un giorno è Berlusconi a telefonare a Marrazzo. Gli dice che sua figlia Marina lo ha informato di un filmato che sta girando per le redazioni dei giornali e che lo ritrae con un trans. Gli dice di star tranquillo che lui non farà pubblicare le sue foto sui suoi giornali. E gli suggerisce di contattare l’agenzia fotografica che sta trattando per la vendita, così potrà comprarlo e toglierlo dalla circolazione. Allucinante. E ancora più spaventoso l’intervento del cavaliere a Ballarò, quando conferma quanto riportato e aggiusta il tiro “ gli ho dato l’indirizzo dell’agenzia e ho lasciato a lui di scegliere se comprare le foto o denunciare tutto alla magistratura.”. Ed ecco il cavaliere, emulo del grande Fregoli, nelle inedite vesti di fatina buona, la più inquietante davvero delle sue tante trasformazioni.

Scrive Giuseppe D’Avanzo su Repubblica : “Ora è decisivo sapere che cosa accade tra la Mondadori, Palazzo Grazioli, Villa San Martino, tra il 5 e il 19 ottobre, quando Berlusconi chiama Marrazzo per dirgli che c'è un video compromettente e che farebbe meglio a ricomprarselo dall'agenzia mentre gli detta il numero di telefono di Carmen Masi e di un possibile mediatore. Nella nebbia, c'è qualche punto fermo. Signorini decide di non pubblicare. È certo che non restituisce il dischetto. È certo che informa il presidente della Mondadori (Marina Berlusconi) e l'amministratore delegato (Maurizio Costa). È certo che Silvio Berlusconi ha modo di vedere il video che Signorini ha consegnato a Marina. I tempi diventano determinanti. Quando il direttore di Chi consegna le immagini a Marina? Quando Marina le mostra al padre? Quanto tempo Silvio Berlusconi si rigira tra le mani il dischetto prima di telefonare a Marrazzo? “ Già, perché si potrebbe configurare anche il reato di ricettazione. Continua infatti D’Avanzo :Ora le rogne sono tutte della procura di Roma perché quel che è avvenuto è chiaro alla luce del codice penale. Articolo 640, ricettazione. "Chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve o occulta cose provenienti da un qualsiasi delitto o comunque s'intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due a otto anni". ". È indubbio che Signorini, Marina Berlusconi e Maurizio Costa, per procurarsi un profitto, hanno ricevuto quel video palesemente ottenuto con un delitto (con la violenza e la violazione del domicilio). È indubbio che Silvio Berlusconi si sia intromesso per far acquistare, prima, e occultare, poi, quella "cosa proveniente da un delitto". Se la legge è uguale per tutti, è ragionevole pensare che la procura di Roma cercherà di capire chi ha "pilotato" i falsi ricattatori mentre invierà a Milano, per competenza, le carte di una ipotetica ricettazione. “ Eh sì, si dovranno proprio cercare i mandanti, perché questo scandalo sembra proprio costruito ( e maldestramente) su commissione. Non resterà il solo, comunque. Siamo certi infatti che prima o poi verranno fuori gli altri nomi delle persone nel filmato: il calciatore della Roma, il famoso “chiappe d’oro”, vari politici di sinistra e di destra... ma sì, anche i politici di destra corrono il rischio di venire “sputtanati”: ne sa qualcosa Gasparri, a cui il Giornale ha fatto un cattivo servizio: sembrava voler spezzare una lancia in suo favore e invece lo ha esposto al pubblico ludibrio. Ma guarda tu! E infatti è proprio credibile che Feltri si sia fatto un autogol involontario. E allora?Ma non è di AN Gasparri? E qualcuno non cercava anche di trascinare Fini negli scandali a luci rosse, o ci sbagliamo? E AN non sta “remando contro” dentro il PdL? Attenzione! Dovrebbe stare attento chi è davvero dietro tutta questa montagna di fango, dietro questa valanga di melma mefitica che sta travolgendo la classe politica di questo paese: deve fare attenzione, perché sai come sono le valanghe: si sa come cominciano, ma poi è difficile fermarle, e non guardano in faccia nessuno.


Via Gradoli: do you remember?

Tutto qui? Eh no. In questo genere di cose non c’è mai una fine precisa. Ma consentitemi di sottolineare un’ultima coincidenza, un particolare che mi dà fastidio. Magari non c’entra niente, ma mi disturba lo stesso: è l’ appartamento in via Gradoli, il luogo in cui è avvenuta l’imboscata a Marrazzo. Via Gradoli... non era la strada in cui c’era il covo di Mario Moretti durante il sequestro Moro? Già, ma non si tratta solo della stessa strada: è proprio lo stesso condominio. Non so se vi ricordate – ne parlammo nella nostra inchiesta A trent’anni dall’omicidio Moro – ma quel condominio era in mano in gran parte ai Servizi Segreti... chissà se le cose sono cambiate. Mah...

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