Se il dopo Berlusconi terremota anche il PD

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 12/10/2011

Forse era prevedibile e anche inevitabile, ma nei partiti maggiori al governo e all’opposizione sta succedendo di tutto e di più.

Senza mettere sullo stesso piano ciò che sta avvenendo in quello che fu il partito azienda di Berlusconi, nella Lega già emanazione del Senatur e ora diventata ingestibile per il cosiddetto “cerchio magico” ed infine nel PD di Bersani dove tutte le contraddizioni stanno venendo al pettine, si può dire che stiamo assistendo ad un rischio di implosione o frammentazione che pur con tutti i distinguo, non risparmia nesuno.

Nel PDL, il ministro La Russa con un tono che non rassicura più nemmeno i pasdaran, ha voluto tranquillizzare tutti e ha garantito, anche dopo l’incredibile débacle sul rendiconto dello Stato, che non può esserci nessuno, - il riferimento è in primis a Scajola e Pisanu-, “che vuole attentare a questa maggioranza” e che i presunti “quaranta dissidenti” sono ben consapevoli che senza Berlusconi non si va da nessuna parte.

Nella Lega dopo le contestazioni diventate feroci in seguito al salvataggio del ministro Saverio Romano, dopo le censure ai sindaci “dissidenti” come Flavio Tosi reo di dire con chiarezza che la stagione di Berlusconi è finita, Bossi non riesce più nemmeno a piazzare tranquillamente come segretario un suo uomo in quel di Varese e tutto frana sotto l’ostentazione di un familismo rampante e di una devozione incondizionata a quello che un tempo veniva definito sinteticamente “il mafioso di Arcore” che la base non può più metabolizzare.

Il berlusconismo è oltre l’agonia a tal punto che Berlusconi ha dovuto fare retromarcia persino sull’unico provvedimento che gli sta veramente a cuore, il ddl sulle intercettazioni , che come ha detto correttamente John Woodcock all’assemblea forense, non ha altro scopo che “depotenziare l’ufficio del PM” e cioè realizzare la finalità numero uno della carriera politica dell’imputato presidente del consiglio fino ad oggi impunito.

Insomma la maggioranza trema e vacilla su ogni fronte e dunque a rigor di logica il maggior partito dell’opposizione dovrebbe avvantaggiarsene e capitalizzare finalmente i frutti di una seria e coerente opposizione, se ci fosse stata.

Per quello che contano i sondaggi, dicono che non sta andando così per il PD e l’aria che aleggia nelle piazze degli indignati e delle manifestazioni contro la legge-bavaglio conferma che l’erosione nell’area della maggioranza ed in particolare in casa leghista non si trasforma in consensi per il PD.

Come ampiamente prevedibile, il primo deflagrante elemento di frammentazione e di rompete le righe che sta squassando il PD, è proprio il successo insperato e non facilmente prevedibile della campagna referendaria contro il porcellum, a cui il PD in quanto tale non ha partecipato e che all’interno del partito viene incredibilmente e vergognosamente vissuta come un’eterna irriducibile disputa sulla legge elettorale ed una resa dei conti personale tra leadership (o aspiranti tali) contrapposte.

Poi sullo sfondo, ma si fa per dire, c’è più che mai irrisolta la questione morale con “il caso-sistema Penati”, a cui il partito ha risposto in modo un po’ approssimativo con la sospensione dell’auto-sospeso, ritenendo di aver compiuto un atto semieroico.

E sul dopo -Berlusconi che tutti chiedono a gran voce e che sembra sempre più a portata di mano, la divisione è totale ed il partito sembra indeciso a tutto.

Veltroni con “la non corrente Modem” che, precisa, “è una comunità, ben diversa dalla ditta di Bersani” è più che mai in campo anche se ha ribadito molto cristianamente di non voler fare a nessuno quello che è “stato fatto a lui”, quasi si trattasse di una questione eminentemente personale.

Bersani è stato costretto, quasi obtorto collo, a salire sul palco con Di Pietro e Vendola che si sono spesi concretamente e coerentemente per il referendum, dove ha detto ancora una volta molti nì, con un occhio sempre incollato su Casini. Infine in grande movimentazione ed in ordine sparso, da separati in casa, ci sono I Rottamatori con il sindaco di Firenze che annuncia il suo Big Bang generazionale, dopo aver già cercato di rottamare la Costituzione, aver definito Veltroni e Franceschini, rispettivamente, “disastro” e “vice-disastro” ed essersi recato in pellegrinaggio ad Arcore per incontrare Berlusconi, in un colloquio che riteneva molto riservato.

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