Noi siamo indignati. Siamo
indignati contro i governi europei, che stretti tra la crisi e le
politiche liberiste e monetariste imposte dalla Bce e dall'Fmi,
accettano di essere esautorati delle funzioni democratiche per
diventare semplici amministratori dei tagli della spesa sociale,
delle privatizzazioni, della precarizzazione del mondo del lavoro e
della costruzione di opere faraoniche, incuranti dell'ambiente e
delle popolazioni. Siamo indignati perché le classi dirigenti
continuano a proporci l'austerity per le popolazioni, mentre le
rendite e i privilegi della finanza, dei grandi possidenti e della
politica rimangono intonse, quando non crescono. Siamo indignati in
particolare contro il governo italiano, che ha deciso di rispondere
alla crisi con una manovra i cui contenuti cambiano di ora in ora ma
i cui pilastri restano sempre gli stessi: taglio ai servizi,
privatizzazioni, attacco ai diritti dei lavoratori.
Siamo
indignati perché il governo ha deciso di abolire per decreto il
diritto del lavoro, permettendo alle aziende di derogare ed eludere
contratti e leggi, compreso l'art.18 dello Statuto dei lavoratrici e
dei lavoratori, proseguendo sulla strada della cancellazione della
libertà e della democrazia nei luoghi di lavoro.
Siamo indignati
perché in questo modo si elimina la democrazia nei luoghi del lavoro
e si estende a tutti i lavoratori il ricatto della precarietà, e
della clandestinità per i migranti, con cui negli ultimi due decenni
si sono livellate verso il basso i diritti e le condizioni di vita di
migliaia di giovani, esclusi dal sistema di welfare e da ogni
orizzonte di emancipazione.
Siamo indignati perché poco più di 2
mesi fa abbiamo votato, insieme alla maggioranza assoluta del popolo
italiano, per la ripubblicizzazione dell'acqua e per le energie
rinnovabili, e ora vediamo il nostro governo riproporre esattamente
le vecchie ricette basate sulla svendita dei beni e su un modello di
sviluppo energivoro.
Siamo indignati perché si potrebbe fare
altro; perché vorremmo uscire dalla crisi attraverso un grande
processo di innovazione, attraverso al costruzione di un nuovo
modello di sviluppo che colga la sfida della riconversione ecologica
dell'economia e di uno sviluppo sociale partecipato, basato sulla
centralità dei saperi e dell'innovazione. Invece il nostro governo
continua a impoverire la scuola pubblica, l'università e la ricerca,
ignorando i milioni di studenti, dottorandi, precari, ricercatori che
si sono mobilitati negli scorsi mesi e preferendo ascoltare la voce
delle rendite baronali e dei profitti aziendali.
Siamo indignati
perché i governi europei inseguono il dogma del pareggio di
bilancio, cercando di far quadrare i conti della finanza, appesi come
sono ai giudizi delle agenzie di rating o dei mercati di borsa,
invece di fare i conti con le esigenze e i bisogni dei loro
cittadini.
Siamo indignati perché in questo modo non abbiamo più
una reale sovranità democratica, che è affidata alle stesse élite
finanziarie transnazionali che prima hanno generato la crisi, poi
hanno chiesto di essere salvate dagli stati e ora vorrebbero far
pagare il conto a noi, giustificando con lo stato di necessità
dichiarato della crisi la privatizzazione della vita delle persone e
della natura.
Siamo indignati perché vediamo il serio rischio che
a una vera alternativa al governo di Berlusconi e della Lega, si
tenti di sostituire un'alternanza, fatta delle stesse politiche con
maggioranze diverse, perché tutto cambi senza che in realtà nulla
cambi.
E allora sappiamo che siamo indignati, ma indignarsi non
basta.
Il cambiamento non arriverà da sé. Ce l'hanno insegnato
le vicende degli scorsi mesi: le grande battaglie per i saperi, le
lotte dei lavoratori in difesa del contratto nazionale, i diritti e i
beni comuni in Italia, le rivolte del Mediterraneo, ora la crescita
di un sentimento di ribellione contro le manovre finanziarie
insostenibili e tutto ciò che ci viene propinato in nome della
crisi.
Noi non ci limitiamo a indignarci, ma intendiamo darci da
fare. Abbiamo in mente un mondo migliore del loro, e siamo pronti a
mobilitarci per realizzarlo. Per il 15 ottobre in tanti stanno
promuovendo appelli, discussioni pubbliche, verso la giornata
internazionale United for global change.
Noi crediamo sia
necessario aprire una discussione pubblica nel paese, tra tutti
coloro che si stanno prodigando sulla mobilitazione internazionale
del 15, ma anche e soprattutto con tutti coloro che pagano sulla loro
pelle quanto sta accadendo. Vorremmo, iniziando dalla giornata di
sciopero generale del 6 settembre, cominciare una consultazione ampia
e trasversale, che raggiunga realtà sociali e di lotta, forze
politiche e sindacali, movimenti e singole persone, per far sì che
quella giornata sia una grande mobilitazione di tutti per
l'alternativa, condivisa e partecipata. Consultazione che vorremmo
far proseguire con un'assemblea pubblica a Roma, sabato 24 settembre
alle ore 10. Un'occasione importante per qualificare il profilo
politico della manifestazione del 15 ottobre, ma anche per far
incontrare le tante questioni sociali che nella crisi vivono la loro
drammatizzazione. Connettere i fili della resistenza alla crisi, per
immaginare e costruire un'alternativa politica e di sistema
nell'assemblea del 24, con la manifestazione del 15 ottobre, pensando
a queste scadenze come a un passaggio e non a un punto d'arrivo, con
passione e spirito d'innovazione.
Costruire tutti insieme una
grande mobilitazione a Roma contro le politiche di austerity,
significa immaginare e proporre per il nostro paese e per l'Europa un
nuovo modello di sviluppo basato sulla democrazia reale, la giustizia
sociale e la sostenibilità ambientale.
Primi firmatari:
Ugo Mattei, Guido Viale, Giulio Marcon, Luciano Gallino, Alessandro Ferretti, Gianni Ferrara, Francesco Garibaldo, Tiziano Rinaldini, Bruno Papignani, Andrea Amendola, Giorgio Molin, Michele De Palma, Laura Spezia, Loris Campetti, Angelo Mastrandrea, don Andrea Gallo, Nicola Mancini, Francesco Raparelli, Luca Cafagna, Mario Pianta, Isabella Pinto, Augusto Illuminati, Gianni Rinaldini, Luca Casarini, Stefano Bleggi, Monica Tiengo, Sergio Zulian, Alessandro Metz, Luca Tornatore, Giuseppe Caccia, Tommaso Cacciari, Michele Valentini, Marco Baravalle, Vilma Mazza, Nicola Grigion, Luca Bertolino, Gianni Boetto, Enrico Zulian, Sebastian Kohlsheen, Olol Jackson, Francesco Pavin, Marco Palma, Cinzia Bottene, Antonio Musella, Pietro Rinaldi, Andrea Morniroli, Egidio Giordano, Eleonora de Majo, Francesco Caruso, Gianmarco de Pieri, Manila Ricci, Daniele Codeluppi, Roberto Musacchio, Patrizia Sentinelli, Roberto Cipriano, Andrea Alzetta, Giovanna Cavallo, Ada Talarico, Massimo Torelli, Claudio Riccio, Luca Spadon, Mariano Di Palma, Francesco Sinopoli, Giuseppe De Marzo, Emiliano Viccaro, Daniele De Meo, Matteo Iade.
Per aderire a
questo appello scrivere a:
15ott2011@gmail.com