Situazione disperata ma non seria... o la tragedia di un uomo ridicolo?

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 23/01/2011
Berlusconi indagato, sputtanato, deriso e bacchettato da tutti, perfino dalla chiesa, dice che si diverte e che non solo non darà mai le dimissioni che tutti gli chiedono,ma che non si presenterà nemmeno davanti ai giudici. Ma può davvero fare quello che gli pare?

Davvero la realtà supera qualsiasi invenzione fantastica:  grazie al cavaliere assistiamo a una situazione paradossale e grottesca, che sta facendo ridere e scandalizzare a un tempo il mondo intero. Perfino la chiesa ha assunto un atteggiamento rigido, prendendo da lui le distanze, anche se Berlusconi sostiene che le parole del papa non si riferivano a lui ( e allora a chi??) e che dal Vaticano gli è arrivata una telefonata  (ma và?!) che lo ha rassicurato in merito.  Ma le parole del papa non possono essere fraintese: ha parlato del “senso di insicurezza” dovuto “alla precarietà sociale ed economica” acuita “da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali, che a quegli ordinamenti sempre danno forza. E ha invitato la società e le istituzioni pubbliche a ritrovare moralità “ per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica”. E’ stato il cardinal Bertone ad accennare alla bufera che coinvolge Berlusconi in modo più diretto.
Ma poi a chi potevano essere dirette le parole del papa? Chi altri vedete qui intorno che dà scandalo?
Alla débâcle, allo sgretolamento dell’immagine pubblica e privata del cavaliere si cerca di porre rimedio, rinfrescando – almeno in fotografia – una  rappresentazione rassicurante di bella famiglia, ancora una volta complice Signorini e il suo giornale di gossip “Chi”. Peccato che la stessa Ruby parli di Mister B  come di un uomo solo e triste, che passa il capodanno da solo.
Le televisioni e i giornali del cavaliere, però, continuano a raccontare frottole ed ora che tutto va in briciole esaltano la compattezza con cui tutti quelli del PdL si sarebbero stretti attorno al premier. Ma come spesso accade le bugie hanno le gambe corte e così veniamo a sapere che alcuni giovani iscritti al PdL e guidati da una consigliera di 25 anni ( che di cognome fa Giudice!) stanno raccogliendo le firme per far dimettere dal suo posto di consigliera regionale Nicole Minetti, ex soubrette e igienista dentale, iscritta nel registro degli indagati aperto dalla Procura di Milano per presunto favoreggiamento della prostituzione. “Le firme sono già un migliaio –  ha detto Sara Giudice – e rappresentano un malcontento diffuso, sono il segnale che la base si risveglia: è la gente normale, che ha creduto e crede in un progetto, che ora ha bisogno di conferme.” Già. A nessuna persona perbene può piacere il sistema di reclutamento politico operato dal cavaliere, sia sotto forma di premio per attenzioni ricevute, che come acquisto per mantenere la maggioranza.

 

Prostituzione politica

Certo è facile invece per i collaboratori del premier, che dalle sue dimissioni avrebbero tanto da perdere, mettere da parte anche la dignità personale e il proprio credo religioso, per difenderlo a spada tratta, anche davanti a cose difficili da spiegare e da scusare, ma la base, la gente che lo ha votato in buona fede, adesso è sgomenta davanti a tutta questa immoralità, e comincia a farsi un bel po’ di domande. Come per esempio dov’era il presidente del consiglio durante i funerali degli ultimi due poveri soldati uccisi in Afghanistan.

Su il settimanale  Espresso i giornalisti Tommaso Cerno ed Emiliano Fittipaldi, incrociando il calendario delle intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura milanese con l’agenda del premier, hanno notato alcune coincidenze e trovato una possibile spiegazione ad assenze così gravi “ Il 19 settembre 2010, nelle prime ore del pomeriggio, diverse autorità si ritrovano nell'aeroporto cittadino per accogliere il feretro di Romani: ci sono La Russa, Alemanno e Polverini, ma il premier no. Per quella sera, secondo la ricostruzione dei magistrati, è prevista una grande festa ad Arcore: 24 ragazze, baldoria fino alle due di notte. Il giorno dopo ci sono a Roma i funerali solenni del tenente Romani. In prima fila Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Schifani e quello della Camera Fini, diversi ministri, il fido Gianni Letta, ma ancora nessuna traccia del premier. Che, sempre secondo tabulati e ricostruzioni, non si muove dalla villa perché ha un nuovo stressante impegno in serata, una cena con gli imprenditori della moda, come Santo Versace, e qualche simpatica ragazza, come Roberta Bonasia, la famosa Miss Torino. Anche stavolta si fa molto tardi, le 4 passate, ma in tutta la giornata non c’è neanche il tempo per una dichiarazione stampa in memoria del militare...

Insomma, sia il 20 settembre 2010, che il 21 gennaio 2011 il premier manca ai funerali dei nostri caduti e di mezzo c’è sempre una cena, una festa, ragazze che si divertono. “È un’offesa ignobile a tutti i caduti, alle loro famiglie e a coloro che rischiano la vita per il nostro Paese” ha detto il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando. “Finalmente ve ne siete accorti - aggiunge Gianfranco Paglia, maggiore dei parà e medaglia d’oro al valor militare, ora deputato Fli - Certo occorre verificare se le informazioni siano corrette, ma è forte il sentimento di amarezza di fronte a questa vicenda. Qualcuno penserà a parole dettate dalla politica, ma posso garantire che il mio dispiacere è condiviso da tanti amici in divisa”.

Ma i soldati non sono i soli servitori dello Stato in divisa che sono indignati col premier. Da Berlusconi infatti sono arrivate dichiarazioni «inaccettabili contro i poliziotti della squadra mobile di Milano” rei di aver fatto il proprio lavoro. «Chieda scusa», auspica Felice Romano, segretario generale del sindacato di polizia Siulp, che esprime «piena solidarietà ai colleghi milanesi preannunciando ogni iniziativa utile alla loro tutela, nonchè a rimarcare la rabbia e l'indignazione di tutti i poliziotti italiani». Il segretario del Siulp ricorda che per Berlusconi e gli altri ministri i poliziotti, «quando hanno assestato i durissimi colpi alla criminalità organizzata, sono stati strumento della propaganda di governo nella lotta alla mafia. È singolare come gli stessi poliziotti, a seconda di dove indirizzano le loro indagini di intesa con la magistratura, diventino eroi o delinquenti incalliti. Questo è un gioco al massacro che nessuna persona assennata e consapevole del proprio ruolo, si può permettere; a maggior ragione quando chi parla è il capo del Governo».

Insomma, sfiducia, indignazione, critiche e richieste di spiegazioni, assediano il premier. In qualsiasi altro paese democratico del mondo un primo ministro sputtanato quanto e come il nostro si sarebbe dimesso da un pezzo. Il cavaliere no, anzi l’ha detto e ripetuto in modo che fosse ben chiaro a tutti: lui non si dimetterà mai. Può dipendere solo da lui questa decisione?

C’è un articolo della Costituzione, il n.54, che dice: “ Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzioner e le leggi. I cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.” Ma che succede se uno non si attiene a questi dettami? Esiste una legge che lo obbliga a dimettersi, o comunque ad essere sollevato dal suo posto? Perché questo è il punto. Evidentemente i Padri Fondatori non potevano nemmeno immaginare che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe fatto sberleffi a tutto e tutti e avrebbe deciso che non si sarebbe dimesso in nessun caso. Che della disciplina e dell’onore se ne sarebbe fregato altamente e, senza alcuna remora dovuta alla propria coscienza, alla dignità e al rispetto di sé e del proprio ruolo pubblico, avrebbe continuato a fare i comodi propri.

Quei distinti, colti e rispettosi signori direbbero oggi, sdegnati e costernati “Ma è inaudito! Ma non può fare così!” Già, non dovrebbe potere. Non dovrebbe essere lasciato alla discrezione e al senso etico dell’individuo che ricopre indegnamente una carica, il dare le dimissioni o meno. Ci dovrebbe essere una legge che lo obbliga. Ma c’è? Questa è la domanda. Perché viene il dubbio che il cavaliere si senta intoccabile perché lo è sul serio.

Certo le dimissioni sono per loro stessa natura un atto spontaneo e volontario, ma se si arriva a chiederle motivatamente a qualcuno e questo qualcuno non se ne va, che succede?

La cosa ha degli aspetti molto complessi. Viene in mente il caso del presidente della Repubblica Antonio Segni. Il 7 agosto 1964 fu colpito da trombosi cerebrale. Non era più in grado di mantenere il suo ruolo, ovviamente, così fu necessario un accertamento che stabilisse la sua condizione di “impedimento temporaneo” che fu firmato dai presidenti delle due camere e dal presidente del consiglio. Pur essendo una malattia grave e andicappante, non si arrivò mai alla dichiarazione di impedimento permanente per evitare le elezioni e si ripiegò sulle dimissioni volontarie, che ovviamente, visto il suo stato semivegetativo, il presidente Segni non poteva realmente essere in grado di dare.  

Beh, non è un esempio confortante. E il pensiero corre ad altri casi in cui la richiesta di dimissioni era l’unica formula, certo in situazioni ed ambiti diversi, per allontanare dal proprio posto delle persone che erano diventate sgradite a tutti, come Antonio Fazio governatore a vita della Banca d’Italia, come Riccardo Villari presidente della RAI. Costoro,  pur pressati da ogni parte perché dessero le dimissioni, si rifiutavano di darle e non c’era alcuna legge che li obbligasse ad andar via. Anzi, per quel che riguarda Fazio fu l’ultimo governatore a vita, dopo di lui – proprio per quello che era successo – la carica è stata ridotta a 6 anni rinnovabili.

In entrambi i casi e stata una lotta. E pare che la situazione con il cavaliere sia ancora più difficile, per la sua determinazione ad arrivare anche allo scontro istituzionale, piuttosto che dimettersi.

Se davvero tutto è lasciato alla signorilità del singolo individuo, al suo senso di onore e dignità, questi esempi devono farci capire che, se ancora non c’è, va fatta una legge che sollevi dal proprio incarico chi non è più all’altezza di mantenerlo, ma non voglia riconoscerlo. Impariamo a capire che siamo entrati in una nuova fase, molto selvaggia e incivile, della nostra storia e che ci dobbiamo tutelare da chi si possa approfittare del proprio ruolo e del proprio potere.

Non mi dimetto vignetta

Beh, non è tutto: il cavaliere ha detto che non solo non si dimetterà,  ma nemmeno andrà a parlare coi giudici, perché – sostiene – non sono competenti a giudicarlo. Ve lo immaginate il signor Mario Rossi, modesto impiegato in qualche ufficio, che chiamato da un giudice gli dice “ Non ci penso nemmeno a presentarmi! Io voglio andare a farmi giudicare da chi scelgo io!” ? E vi immaginate che si metta a insultare i magistrati, dicendo che sono degli eversori e che farà una riforma che li punirà? Certo che non riusciamo a immaginarlo, perché sarebbe assurdo. Ma la domanda è: cosa rischierebbe il signor Rossi? Che tipo di reato (o reati) si configurerebbe? E come verrebbe punito, o si limiterebbero tutti a dire “Questo lei non può dirlo! E’ grave quello che dice!” e basta?

Nemmeno questo è immaginabile. Bene, allora qualcuno ci spieghi perché il cittadino Rossi non può comportarsi così e invece può farlo il cittadino Berlusconi! Dobbiamo dunque prendere l’articolo 3 della Costituzione, che dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, e buttarlo nel cestino? Perché non sono previste deroghe. Non dice l’articolo della Costituzione “ c’è però una eccezione: godono di un trattamento speciale i seguenti cittadini...”, no, non lo dice. Allora da chi dipende far rispettare questo principio? Anche da noi, cari amici e compagni. Anche da noi.

Oppure dobbiamo ufficialmente ammettere che questa non è più l’Italia, ma un feudo di proprietà del cavaliere.

Che lui comunque lo creda è una certezza: già si ventila, infatti, che il suo ennesimo nuovo partito lo voglia chiamare semplicemente Italia, derubandoci anche di questo bene comune. Vi invitiamo per tanto a firmare il nostro appello , augurandoci che finalmente tutti si sollevino a protestare! Non deve pensare di essere l’unico proprietario della nostra patria.

 

Vauro Grillo

Dunque, dicevamo, è sicuro che non si dimetterà. Del resto anche Bossi l’ha detto: è inutile che gli chiediate di dimettersi , tanto non lo farà mai “E’ inutile chiedere cose che non servono a niente”. Ma stavolta ha anche aggiunto un consiglio “Di andare un po’ a riposare da qualche parte che ci pensiamo noi al paese...” . Beh, è una affermazione che fa pensare e che apre uno scenario nuovo. Evidentemente la Lega finalmente si è scocciata di seguire i desiderata di Berlusconi senza avere niente in cambio e  vuole quello per cui si è alleata a lui e lo ha seguito in tutte le sue mattane e i suoi scandali: il federalismo. Ma a quanto pare è un miraggio che continua ad allontanarsi e questo sta facendo innervosire sia la base del partito che la sua verde dirigenza.

Lo vedremo nei prossimi giorni che succederà: c’è un gran fermento infatti nel CD. I bene informati sussurrano di un cambio di guardia che sostituisca il premier bruciato con un personaggio di basso profilo come Tremonti, o Letta, sempre di destra, sempre moderato, ma con una maggiore credibilità, che traghetti il Centro Destra oltre gli scandali verso le prossime elezioni, senza rimetterci troppi voti.

Perché tutti loro lo sanno che stanno perdendo voti e credibilità: lo si vede dal nervosismo che ha preso alcuni dei collaboratori più stretti del premier, che urlano più del solito e perdono le staffe e fanno scenate nei talk show, come La Russa o la Santanchè.

Sanno che se si andasse alle urne adesso perderebbero molti voti, ma – aggiungiamo noi – non è detto che perderebbero le elezioni, però. Per riuscire a perderle, infatti, anche essendo dalla parte della ragione, bisogna essere di sinistra.

 

 

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