Nel giorno del trentennale della Strage di Bologna, le più alte cariche dello Stato sono d’accordo su un punto, e cioè che sulla vicenda vada fatta chiarezza. La cerimonia è stata atipica, vista l’assenza totale di rappresentanti del governo (è la prima volta che accade). Anche Napolitano, Schifani e Fini sono stati assenti, ma hanno inviato messaggi di solidarietà ai parenti delle vittime.
Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ”la trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l’Italia non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio”.
Il presidente del Senato Renato Schifani ha invece affermato che è necessario ”Accertare la verità dei fatti e individuare i responsabili di quel drammatico e atroce attentato, perché non soltanto i familiare delle vittime, ma la nazione tutta ha il diritto di sapere le ragioni di un gesto così efferato, affinché fatti così gravi non abbiano più a ripetersi”.
Gianfranco Fini, presidente della Camera, ha espresso ”l’auspicio che venga finalmente accertata, in tutti i suoi aspetti, la verità sulla strage, facendo piena luce su una trama terroristica che ha tentato di scardinare il nostro sistema democratico e rendendo un doveroso servigio alla città, agli italiani e al nostro Paese”.
Con lo storico striscione “Bologna non dimentica” è partito da Piazza del Nettuno il corteo per la commemorazione dei trent’anni della strage di Bologna. A sfilare per il centro fino alla stazione c’è anche Agnese Moro, la figlia di Aldo ucciso dalle Brigate Rosse, che ha commentato l’assenza di rappresentanti governativi: ”Penso che qui c’è chi ha a cuore il popolo italiano”.
Una battuta sull’assenza del Governo anche da parte del presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi: ”Chi non c’è ha perso un’occasione. Voglio guardare a chi c’è, non a chi non c’è”.
Il discorso di oggi di Paolo Bolognesi
«Trent'anni fa alle 10,25 chi collocò in questa stazione una bomba
voleva un massacro e lo ottenne. Non dimenticheremo mai la solidarietà
ricevuta quel 2 agosto 1980, i contributo di tanti cittadini che al di
là delle loro convinzioni politiche ci hanno dato, ci danno ancora un
appoggio concreto e morale straordinario. Ad eseguire materialmente la
strage - è un altro passaggio del suo discorso - sono stati i
neofascisti dei Nar, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi
Ciavardini. A depistare le indagini sono stati Licio Gelli, gran
maestro della P2, il faccendiere Francesco Pazienza, il generale
Musumeci e il colonnello Belmonte del Sismi, uomini ai vertici del
servizio segreto militare, entrambi iscitti alla P2. Questo oggi è un
dato sia storico che giudiziario. Assicurare l'impunità agli autori di
quell'orrendo crimine è un obbligo per chi ha armato la loro mano:
libertà in cambio di omertà, in questo modo si spiegano gli incredibili
benefici concessi a Mambro, Fioravanti e Ciavardini, che denunciamo da
anni». Bolognesi cita poi Gennaro Mokbel: «Nell'ambito di nun'inchiesta
su un maxi riciclaggio, è stato arrestato l'estremista di destra
Gennaro Mokbel - dice - indicato come responsabile del riciclaggio di
ingentissimi capitali. Non sappiamo se l'intercettazione in cui Mokbel
dichiara di aver dovuto versare un milione e 200 mila euro per liberare
Mambro e Fioravanti corrisponda al vero. Sappiamo però che ancora oggi
aspettiamo di conoscere le basi sulle quali è stata concessa la
liberazione condizionale a Mambro e Fioravanti». A questo punto,
Bolognesi evoca un collegamento tra il periodo delle stragi e la nuova
P3: «In questo Paese esiste un grumo cancerogeno - prosegue - che ha
attraversato 30 anni di storia facendo stragi uccidendo magistrati e
politici scomodi, autotutelandosi presso le istituzioni e utilizzando
anche una strana connivenza con certa stampa, secondo un perfetto
disegno piduista. Questo grumo accomuna eversione nera, massoneria,
settori deviati dello Stato e banda della Magliana. E il recente
arresto di Flavio Carboni, inquietante crocevia di questa espressione
criminale, dimostra l'attualità di quelle alleanze».
"Chi non c'è ha perso un'occasione". "Voglio evitare le
polemiche o operazioni che portino a parlare di altre cose che non
siano le domande a cui da trent'anni attendiamo delle risposte. E
voglio guardare a chi c'è, non a chi non c'è", ha ribadito Bolognesi
che poi ha lanciato un duro monito: ''Nel rivedicare i nostri diritti
abbiamo evitato di sentirci e farci sentire vittime, ci siamo sempre
comportati come cittadini che chiedono cose a loro dovute. La nostra è
stata ed è una lunga battaglia: contro il tempo che passa; contro i
silenzi e le menzogne; contro i tentativi di delegittimazione ancora in
corso; contro chi pensa di difendere i carnefici e non le vittime;
contro chi vuole farci dimenticare, abbassare la testa; a questo
proposito quest'anno abbiamo assistito ad un triste tentativo di
immiserire la manifestazione che è in corso ora, quasi che molti
politici si fossero stancati dei cittadini che scendono in piazza per
ricordare e pretendere giustizia''. "Questa manifestazione, la
solidarietà e la partecipazione dei cittadini che ogni 2 agosto
vogliono farci sentire la loro vicinanza, non è un elemento di disturbo
da eliminare - ha proseguito - ma un segno di una società civile
vitale, che non è disposta a farsi zittire da chi vorrebbe avere a che
fare con sudditi e non con cittadini, dotati di senso critico e di
volontà di partecipazione alla vita democratica".
Infine Bolognesi ricorda che ''dopo 6 anni dobbiamo constatare
che la legge 206/2004 (la nuova norma in favore delle vittime) non è
ancora in gran parte applicata. Questo dà la misura della mancata
doverosa attenzione nei confronti delle vittime dei governi che si sono
succeduti dal 2004. L'assenza del governo oggi ne è la conferma''.