TOCCATA E FUGA

di Marco Travaglio - l'Unità, 17 settembre 2008 - 17/09/2008
Annunciato con squilli di trombette e rulli di tamburi, la prima della quattordicesima edizione di “Porta a Porta” con Al Tappone trionfante è stato vista da una media di un milione 355 mila telespettatori, appena il 16,62% di quelli davanti al video. Quattro gatti. Strano: a sentire i sondaggi del Cainano, il 70% degli italiani stravedono per lui. Ora, essendo gli italiani 56 milioni, i suoi fans dovrebbero essere grosso modo 35 milioni. Tutti, fra l’altro, in spasmodica crisi di astinenza, se è vero quel che ha detto lui, e cioè che da mesi e mesi rifugge le telecamere. Eppure meno di uno su 30 ha voluto assistere al suo esordio chez Vespa. Gli altri han preferito evitare. Lo adorano, ma preferiscono non vederlo. Lontan dagli occhi, vicino al cuore. Colpa sua o colpa dell’insetto? Diciamo di entrambi.

Nonostante la presenza della campionessa di fioretto Valentina Vezzali e della nuova Miss Italia fresca fresca di flop televisivo, nel tentativo disperato di ravvivare il consueto, torrenziale soliloquio del Cainano intervallato di tanto in tanto dagli spot e dalle rarissime domande di De Bortoli e Orfeo, la trasmissione era di una noia mortale. Al Tappone ha fatto di tutto, nel suo piccolo, per ravvivare il mortorio. Un’occhiata furtiva al lato B della Miss. Un siparietto con la Vezzali, versione moderna dell’atleta di regime, una sorta di Primo Carnera in gonnella, anzi in tuta bianca, l’olimpionica gli ha donato il suo fioretto, l’ha ringraziato perché “l’Italia ha tanti problemi, ma con Lei quei problemi possono essere risolti” e gli ha confidato, lei “mamma di famiglia”, il suo desiderio di “farmi toccare da Lei, ma veramente, Presidente” (lui però, per il momento, ha preferito evitare). Un annuncio patriottico a proposito dell’acquisto della nuova villa sul lago Maggiore che “apparteneva al patriota Cesare Correnti e rischiava di finire in mani straniere, dunque mi sono sentito in dovere…” (un po’ come l’Alitalia: si attende apposita cordata, in nome dell’italianità delle ville). Il resto è una rassegna di miracoli, da Napoli all’Alitalia, dall’Ici agli straordinari, dall’accordo con quel sincero democratico di Gheddafi.

Ogni tanto Al Tappone chiama freudianamente Vespa “dottor Fede”. L’insetto mellifluamente protesta (“se continua a chiamarmi Fede, la fiducia in questo studio crolla”), ma il premier spiega che “non sono rincretinito, altrimenti Confalonieri mi avrebbe avvertito, a meno che non sia rincretinito anche lui… Il lapsus dipende dalla mia eccessiva velocità di ragionamento”. Ecco: quando vede un servo, pensa subito a Fede. Qui però a protestare dovrebbe essere non Bruno, ma Emilio. Forse persino lui avrebbe esitato qualche istante prima di mandare in onda il servizio sulle ferie della Sacra Famiglia di Arcore amorevolmente riunita in Sardegna, a dispetto delle tante “voci cattive”, intorno a “nonno Silvio”, anzi a “nonno Superman” come l’ha ribattezzato l’inviato vespiano da riporto. “Come lo vede come nonno?”, ha domandato Vespa, ficcante, alla Miss. Lei ha pigolato che magari: averne di nonni così, “è una fortuna averlo come nonno”.

A quel punto, non potendone più nemmeno lui, il Cainano imbarazzato ha preso le distanze da quel lungo scampolo di piaggeria: “Eh eh, dottor Vespa, lei lo sa che cosa scriverà l’Unità domani di questo suo servizio? Le daranno addosso…”. Previsione azzeccata. Intanto l’insetto affonda un altro colpo accendendo sul megaschermo un sole sfavillante: sono “le previsioni del tempo per il governo”, meravigliose. E domanda al Cainano “Lei che voto si dà?” (è tornato il voto in condotta, ma qui se lo dà direttamente l’interessato). Lui, ormai alle corde, replica: “Un buon voto. Con lode. So di avere conquistato molti crediti per l’Aldilà”. Ma forse voleva dire “con Lodo”. Si può fare di meglio, però: infatti è allo studio una guerra senza quartiere contro i graffitari da strada, categoria pericolosa quant’altre mai. I razzisti che uccidono neri al grido di “muori, negro di merda”, invece, non preoccupano: “Il razzismo non c’entra”. E i fascistelli di ritorno che elogiano Italo Balbo, il mandante del delitto don Minzoni, non preoccupano: anche perché, a riabilitare Italo Balbo, è stato lui, sempre in nome dell’italianità. Non sia mai che i gerarchi e i quadrumviri finiscano in mani straniere. Dopo quasi due ore di sbadigli, a notte fonda,la musichetta di Via col vento pone fine allo strazio. “Più che Porta a Porta, questa ormai è Bocca a Bocca”, ha detto Antonello Piroso qualche giorno fa. Una volta tanto, ne ha detta una giusta. Infatti si è subito scusato

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