Usciamo dalla logica di “guerra giusta /guerra sbagliata”

di Carmen Marini - Reggio Emilia - 06/01/2009
E ora di uscire dalla logica di “guerra giusta /guerra sbagliata”. La storia ci racconta che ogni volta, sbagliata o giusta, sempre guerra è, sempre strazio, morti, e sofferenze per tutti. Non ci dobbiamo accontentare e fare affascinare dalla guerra “giusta”.

Ho partecipato al corteo di Reggio, sabato 3 dicembre, per la pace in Palestina. Davanti a quella folla che chiedeva pace ho avuto qualche sussulto, ho percepito ancora l’idea di voler essere dalla parte giusta pensando che non sarei mai andata ad una manifestazione organizzata da Israele. Ho condiviso la loro indignazione,  certo non tutti gli slogan, in nome della laicità che non è mai da perdere di vista. Il gesto isolato della bandiera bruciata, ripetuto ormai come rituale in altre città, e per altre guerre, è stato subito condannato.

Ora mi sento di dover fare un passo indietro, per uscire dalla “trappola” della guerra giusta, di cambiare registro di ragionamento, nonostante i momenti terribili che stanno vivendo donne bambini e uomini.

 La storia dell’umanità è già abbastanza piena di “morti/e necessari/e”, non sono forse piene di “morti necessari” le guerre sante agite per portare la parola di un  dio a chi aveva altri dei, ad ogni  latitudine del mondo ?  Non sono forse piene di “morti necessari” le guerre coloniali e imperialistiche di un popolo sull’altro per sfruttare e rubare le ricchezze?

 Per giustificare tutto questo abbiamo/hanno coniato delle bellissime parole come: guerre sante, guerre giuste, guerra di resistenza, bombe intelligenti, attacchi chirurgici, legittima difesa… e dall’altra parte, dalla parte di chi non è così del tutto convinto che la guerra sia la soluzione dei conflitti, timidamente detti pacifisti, ma con qualche riserva: pacifisti realisti o pacifisti moderati…e via dicendo.

Sembra che per “dare la vita” ad alcuni, la si debba matematicamente togliere ad altri.

Ebbene  questa storia non mi appartiene, l’ho subita e la subisco come chi, muore sotto le bombe. Non è un caso che nel mondo ci sono tanti movimenti  di donne pacifiste, la violenza non ci  appartiene

Non riesco ad immaginare un  summit dove si decide un intervento armato,  composto da donne o con donne favorevoli.  E anche qui, per favore evitiamo il solito elenco di quelle due o tre donne al mondo che, seguendo tracciati maschili, da maschi si comportano. Questo semplicemente perché la storia delle donne è diversa dalla storia degli uomini, allora perché non cercare di  “ vedere con altri occhi” possibili altre strategie, è forse troppo tardi e forse impossibile cambiare le nostre vite?  La “parola e il dialogo”  invece dell’ ”azione violenta”, non sarà mai possibile?

Le donne sono abituate a “dare la vita” senza chiedere nulla in cambio.

Perché,  ancora non è venuto il momento di aprire il pensiero unico, e far parlare i due pensieri: donne e uomini, insieme?

E ora di uscire dalla logica di “guerra giusta /guerra sbagliata”.

La storia ci racconta  che ogni volta, sbagliata o giusta, sempre guerra è, sempre strazio, morti, e  sofferenze per tutti. Non ci dobbiamo accontentare  e  fare affascinare  dalla guerra “giusta”.

La guerra deve diventare un tabù della nostra vita.

I nostri  ideali schierati ora con gli uni, ora con gli altri non ci porteranno a nulla di nuovo. Così facendo non ci rendiamo conto di  essere consoni e funzionali alla macchina della guerra. La guerra di questo ha bisogno: di gente che si schieri ora con gli uni ora con gli altri, di questo si nutre, il potere di questo vive.

Uscire dalla logica del “potere del predominio” non sarà facile, ma come gli uomini si stanno interrogando sul perché di tanta violenza alle donne, si devono anche interrogare del perché, l’uso della violenza è così “dentro” il loro agire”.

In questi giorni di crisi economica, qualcuno, azzarda dire che il sistema capitalistico non regge più. Per chi soffre la povertà, è  da  tempo che questo sistema  non reggeva, ora che anche chi questo sistema lo voleva, viene lievemente danneggiato, allora c’è allarme.   E’ dentro quel sistema senza giustizia, che il seme della violenza prolifica. L’uso del potere richiede  prevaricazione, l’uso della forza e prepotenza amorale.

Non sono i confini di uno stato che devono essere messi in discussione, Dopo un conflitto ne viene un altro e un altro ancora, se non si scardina alla base il pensiero delle logiche di potere e soprafazione  degli uni sugli altri. Ora che quei tre quarti di mondo sfruttato, si sta mettendo in moto,  temo  ancora nuovi e gravi conflitti.

Non sono i racconti dei morti straziati a mettere fine alle sofferenze degli uni a discapito delle sofferenze  degli  altri, a costruire la pace.

E’ ora di dire basta alle morti “necessarie”.

E ancora il caso di dire: per favore, non in mio nome

 

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