Vittoria generazionale

di Francesco Cocco - 01/06/2011
La recente consultazione elettorale è stata una vittoria dei giovani?

Certamente sì, ma confesso che ho sentito una qualche perplessità verso certa esaltazione acritica di questo risultato elettorale come semplice vittoria generazionale. Premetto che sono ben felice che i giovani si facciano spazio nella vita istituzionale. Proprio per questo giudico riduttivo considerare come un fatto meramente giovanile quella che appare una pagina di svolta nella nostra vita democratica.

Ridurla a fatto generazionale significa sminuirne la portata, toglierle la dimensione complessiva che interessa tutta la società e va ben al di là del fatto puramente anagrafico. Sarei tentato di dire che una simile posizione alla fine potrebbe persino costituire un’ argomentazione usata sottilmente contro i giovani.

La storia del movimento democratico ci ha insegnato che una lotta è veramente rivoluzionaria, e quindi in grado di modificare l’esistente, solo se capace di suscitare un movimento di liberazione generale. In quanto tale non può ridursi ad un fatto generazionale. Per altro equivarrebbe ad ignorare la realtà se non tenessimo conto che i giovani vanno assumendo un ruolo trainante nel processo politico che investe non solo il nostro Paese ma l’intero occidente .

Ciò è facilmente comprensibile ponendo mente all’emarginazione alla quale l’asseto capitalistico della società e la deleteria ideologia berlusconiana hanno condannato le nuove generazioni. In tale contesto i giovani si pongono come la parte più debole e più facilmente sfruttabile. Di qui per i giovani un nuovo ruolo di rottura nei confronti degli attuali asseti sociali.

Ma perché una tale rivoluzione (come superamento dell’ordine esistente) sia possibile occorre che l’impegno politico non venga concepito come “scappatoia” alla difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro. Tale concezione non solo non è lotta alla condizione presente ma furbesca e sostanziale decapitazione dei possibili gruppi politici capaci di nuova egemonia. Insomma un tradimento delle aspettative riposte nella nuova stagione politica.

Anche per questo dobbiamo sentire il dovere di esprimere tutta la nostra solidarietà al nuovo sindaco di Cagliari. E’ chiamato ad un impegno che fa tremare le vene ai polsi. Il successo non mancherà se la Cagliari democratica saprà sostenerlo, nella profonda convinzione d’essere chiamata non a soddisfare bisogni generazionali o di gruppi ristretti ma di tutta la comunità. Insomma non una jacquerie senza prospettive ma una vera rivoluzione che dia alla città una prospettiva storica.

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