Il piano Colao va contro il Popolo, ma piace a Benetton e confindustria

di Paolo Maddalena - attuarelacostituzione.it - 12/06/2020
Colao e la sua task force non hanno capito che per dare una svolta all’economia italiana,è necessario proteggersi dal mercato generale attraverso la nazionalizzazione delle fonti di produzione di ricchezza nazionale e il conseguente recupero da parte del Popolo di tutta la ricchezza indebitamente ceduta a privati italiani e stranieri attraverso micidiali privatizzazioni

Per quanto concerne l’infezione da corona virus, le notizie stampa di oggi confermano la tendenza già dichiarata ieri: curva discendete in Italia e aumento dell’infezione nel mondo.

In riferimento agli effetti che ha avuto sull’opinione pubblica il piano del manager Colao, la stampa pone in evidenza che moltissime sono state le critiche. Molto significativo è il fatto che tale piano è piaciuto ai Benetton, consentendo esso una lunga proroga per le concessioni autostradali.

Da parte nostra confermiamo che Colao e la sua task force non hanno capito che per dare una svolta all’economia italiana, in un quadro mondiale chiaramente ispirato al protezionismo, è soltanto quello di proteggersi dal mercato generale attraverso la nazionalizzazione delle fonti di produzione di ricchezza nazionale e il conseguente recupero da parte del Popolo di tutta la ricchezza indebitamente ceduta a privati italiani e stranieri attraverso micidiali privatizzazioni.

Infatti è solo la proprietà collettiva demaniale del Popolo che rende i beni inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.

Siamo in un momento decisivo e dobbiamo fare in modo che gli investimenti producano guadagni per il Popolo e non per le multinazionali, quasi sempre straniere, e soprattutto che si faccia in modo che il lavoro sia sicuro e giustamente retribuito, e non rimesso alle spregiudicate decisioni di ciniche imprese private.

La massa di denaro che sembra riceveremo dall’Europa consiste in “prestiti”, che dovranno restituire le future generazioni, e se lasciamo l’Italia come una zona si shopping da parte straniera, quale sarà la sorte dei nostri nipoti e pronipoti?

Venendo in particolare alla situazione europea, è da sottolineare che l’Europa sta dimostrando di non essere affatto un Organismo sovranazionale che cura gli interessi di tutti gli Stati membri, ma un luogo dove si scontrano, peraltro difficilmente conciliandosi, gli interessi nazionali.

È davvero impressionante l’atteggiamento di Olanda, Austria e Ungheria, che si sono dichiarate contrarie ai prestiti poiché questi avvantaggerebbero gli Stati del Sud Europa, senza tener conto che tali Paesi sono quelli maggiormente colpiti dal corona virus.

Un atteggiamento cinico e sprezzante che dimostra senza possibilità di equivoci come siano stati traditi i principi di coesione economica e sociale sanciti dai Trattati europei. Con la conseguenza di colpire l’esistenza dello stesso organismo internazionale di cui si tratta, cioè l’Unione europea.

Apprezzabile è stata l’iniziativa della Presidente della commissione Ursula Von der Leyen, la quale, si badi bene, non è riuscita a proporre una monetizzazione del debito da corona virus, pur prevista dal comma2, dell’articolo 123 del Trattato di Lisbona, e ha preferito, proprio perché consapevole del cinismo dei Paesi del nord Europa, proporre soltanto la concessione di prestiti agli stati membri, anche se ciò contrasta con il primo comma del citato articolo 123 del citato trattato di Lisbona.

Ciò nonostante, come si è detto, gli sforzi della Von der Leyen rischiano di non avere successo, considerato che l’egoismo neoliberista dei citati Stati membri, impedisce che all’Unione europea di perseguire l’interesse generale degli europei.

In questa situazione, purtroppo, appare probabile che i 1350 miliardi promessi molto difficilmente saranno approvati dal Vertice dei Capi di Stato dell’Unione del 19 giugno.

D’altro canto l’atteggiamento del nostro governo, chiaramente rivelatosi a proposito della vertenza con la multinazionale franco-indiana Arcelor Mittal, appare davvero estremamente riprovevole, poiché, come avvenuto nel caso dell’Ilva, anziché insistere sul tema della nazionalizzazione, sollecitata persino dal vice Presidente della Commissione europea Franz Timmermans, esso ha insistito nel cercare un impossibile accordo con la cinica multinazionale franco-indiana.

Insomma, nel quadro mondiale e europeo sopra accennato, l’Italia ha una sola strada da seguire, una strada dettata dai principi costitutivi di tutti gli ordinamenti giuridici, quella della salus rei publicae (la salvezza della patria), che oggi richiede soltanto due provvedimenti: la monetizzazione del debito con moneta di Stato e la nazionalizzazione, come si è ripetuto, delle fonti di produzione di ricchezza e in particolare delle industrie strategiche, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio , imposte, nello Stato in cui ci troviamo, dall’articolo 43 della Costituzione italiana repubblicana e democratica.

Paolo Maddalena

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