Bandiere della Palestina al porto di Trieste

di Laura Tussi - 24/09/2025
Sciopero dell’USB contro guerra e genocidio

Un fiume di bandiere palestinesi ha invaso il porto di Trieste nella mattinata di ieri, trasformando il cuore produttivo e logistico della città in un presidio di lotta contro la guerra e il genocidio in corso a Gaza. Lo sciopero nazionale indetto dall’USB, che ha coinvolto tutte le categorie lavorative, ha trovato nella città giuliana uno dei suoi epicentri più significativi.

In migliaia si sono radunati davanti al varco 4 del porto, fermando di fatto il traffico dei Tir: prima rallentato, poi definitivamente deviato. Un corteo pacifico si è spostato verso Campo Marzio, mentre circa 200 manifestanti rimasti nei pressi del porto sono stati caricati dalla polizia intorno alle 13. Una scena che stride con i canti, gli slogan e i cori instancabili che invocavano “Free Palestine” e un mondo libero da guerra, genocidio e riarmo.

Tra i lavoratori, le famiglie e gli studenti che hanno riempito le strade, spiccava anche la presenza della cantante Elisa, avvolta in una bandiera della Palestina, a testimoniare come la causa di Gaza stia suscitando una mobilitazione diffusa e trasversale.

Lo sciopero ha coinvolto in modo particolare il comparto scolastico. “La protesta è iniziata proprio dai banchi”, ha spiegato Francesca Tagliapietra, docente del Kennedy di Pordenone. Molte scuole hanno registrato classi dimezzate: al liceo Carducci Dante di Trieste, la dirigente Carmela Testa ha invitato gli studenti a entrare e discutere in classe della guerra, ma i ragazzi hanno preferito manifestare in piazza. “Le loro assenze – ha dichiarato – saranno considerate giustificate”.

Nonostante l’adesione più bassa nei settori del trasporto pubblico locale e delle ferrovie, la mobilitazione dell’USB ha rappresentato un segnale forte contro le politiche di guerra e contro la complicità italiana nell’invio di armi e forniture belliche. Come ha sottolineato Sasha Colautti dell’Esecutivo nazionale USB, concentrare la protesta sul porto di Trieste non è stato casuale: “Il porto è il cuore della logistica e dei traffici internazionali. È da qui che vogliamo dire basta alla guerra e al genocidio, basta al commercio di armi”.

Trieste, ancora una volta, si è trasformata in luogo simbolo delle lotte sociali e pacifiste. Una piazza che parla la lingua della giustizia e della solidarietà, chiedendo che la pace non resti parola astratta, ma diventi scelta concreta.

Laura Tussi

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