Fermiamo il silenzio su Gaza: il rientro degli attivisti della Global Sumud Flotilla e la coscienza rinata del popolo italiano

di Laura Tussi - 07/10/2025
Illegale il fermo in mare da parte di Israele
Gli attivisti della Flotilla “sono stati detenuti illegalmente senza alcuna base giuridica, prelevati dalla marina militare israeliana senza che avessero commesso alcun reato. Sono stati sequestrati, non arrestati perché l’arresto presuppone un’ipotesi di reato. In questa prigione sono stati negati i diritti basilari di difesa e la fornitura di beni e servizi fondamentali, acqua, cibo, accesso ai servizi igienici. Quindi abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma per questo sequestro”. Lo ha detto Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flotilla, in una conferenza stampa con i quattro parlamentari italiani rientrati ieri in Italia dopo aver preso parte alla Global Sumud Flotilla.

Mentre si attende l’imminente rientro in Italia dei ventisei connazionali della Global Sumud Flotilla, fermati dalle forze israeliane nel tentativo di rompere l’assedio di Gaza, l’emozione e la solidarietà continuano a vibrare nelle piazze italiane. Da Nord a Sud, la mobilitazione per la Palestina non si è mai fermata: cortei, assemblee, sit-in, flash mob, canti e poesia civile stanno componendo un unico coro di pace.

Quel coro è lo stesso che abbiamo voluto esprimere nella nostra canzone “Fermiamo il silenzio”, disponibile su YouTube, un inno contro l’indifferenza e la rassegnazione. La voce collettiva che chiede di non distogliere lo sguardo dal dramma umanitario in corso a Gaza, e di non tacere davanti al genocidio, è oggi il suono più forte che attraversa l’Italia solidale. Fermare il silenzio significa fermare la complicità, rompere la spirale di disumanità che ha ridotto la Striscia a un cumulo di macerie e dolore.

Il popolo italiano ha preso consapevolezza della gravità della situazione geopolitica mediorientale e ha deciso di reagire. Migliaia di persone stanno scendendo in piazza per affermare che la pace non può essere imposta dai potenti, ma costruita dal basso, con la partecipazione dei cittadini, dei lavoratori, dei giovani. È un’Italia che non vuole più voltarsi dall’altra parte, che riconosce nella resistenza del popolo palestinese un grido universale per la dignità e la libertà di tutti.

E proprio da Gaza, dove la vita si consuma tra fame, bombe e macerie, è arrivato un messaggio toccante che restituisce il senso profondo di questa mobilitazione. La scrittrice palestinese Eman Abu Zayed ha scritto: “A Gaza le scene della solidarietà in Italia si sono diffuse da un telefono all’altro, portando un barlume di speranza tra le macerie, la fame e le bombe. Le persone inoltravano i video sulle chat, guardando sbalordite le folle italiane. Queste immagini hanno suscitato sorrisi, ormai rari, sui volti di tanti palestinesi. In noi si è fatta strada la sensazione di non essere stati completamente abbandonati. Prima della guerra non sapevo molto dell’Italia. Sapevo che era un paese bellissimo con una storia interessante e un popolo amichevole. Ma non mi sarei mai aspettata di vedere gli italiani mobilitarsi per la Palestina, scendere in piazza in massa per sostenerci. Sono ammirata e riconoscente. Al popolo italiano e a tutti quelli che si mobilitano per Gaza voglio dire: vi vediamo, vi sentiamo, riempite i nostri cuori di gioia.”

Queste parole arrivano come un abbraccio tra popoli, un filo invisibile che lega la sofferenza e la speranza. È la prova che la solidarietà non è solo un sentimento astratto, ma una forma di resistenza civile che attraversa i confini.

Il ritorno imminente degli attivisti italiani della Global Sumud Flotilla rappresenta dunque non la fine, ma un nuovo inizio. Il loro viaggio verso Gaza, interrotto dall’arroganza delle armi, ha già raggiunto il suo scopo: riaccendere la coscienza collettiva, rompere il muro del silenzio, portare un messaggio di umanità là dove si tenta di cancellarla.

Oggi più che mai dobbiamo continuare a fermare il silenzio, con la musica, con le parole, con le piazze, con ogni gesto di fratellanza. Perché ogni atto di solidarietà, anche il più piccolo, è un mattone nella costruzione della pace.

 

Canzone e video. Fermiamo il silenzio. Di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

https://www.youtube.com/watch?v=6OFnvBMVMxk

La Global Sumud Flotilla, una missione che ha risvegliato le coscienze. E la testimonianza di Greta Thunberg che mette Israele con le spalle al muro 

Le notizie sui maltrattamenti subiti da Greta Thunberg e dagli altri membri della Global Sumud Flotilla hanno scatenato un acceso confronto internazionale. Dopo la denuncia dell’attivista svedese e i racconti di diversi giornalisti e compagni di viaggio, Israele ha reagito con una smentita netta, definendo le testimonianze «sfacciate menzogne».

Una versione che contrasta profondamente con le testimonianze dirette diffuse da giornalisti, parlamentari e membri della missione umanitaria rientrati in Europa.

L’attivista ambientalista Greta Thunberg ha dichiarato alle autorità svedesi di essere sottoposta a «duri trattamenti» mentre si trovava in custodia israeliana dopo essere stata arrestata e allontanata da una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, riporta il Guardian. In un’email inviata dal ministero degli Esteri svedese alle persone vicine a Thunberg, come riporta il quotidiano britannico che ha visionato il messaggio, un funzionario che ha visitato l’attivista in prigione ha affermato che quest’ultima «era detenuta in una cella infestata da cimici, con troppo poco cibo e acqua».

«L’ambasciata ha potuto incontrare Greta» si legge nell’email. «Ha riferito di disidratazione. Ha ricevuto quantità insufficienti di acqua e cibo. Ha anche affermato di aver sviluppato eruzioni cutanee che sospetta siano state causate dalle cimici dei letti. Ha parlato di trattamenti duri e ha detto di essere rimasta seduta per lunghi periodi su superfici dure». Il funzionario del ministero svedese aggiunge: «Un’altra detenuta avrebbe riferito a un’altra ambasciata di averla vista (Thunberg, ndr) costretta a reggere bandiere mentre venivano scattate foto. Si chiedeva se fossero state distribuite sue immagini».

Le parole di Greta e le testimonianze dei giornalisti

Secondo quanto riferito dal Guardian, Greta Thunberg avrebbe raccontato a un funzionario dell’ambasciata del suo Paese di aver subito «disidratazione e mancanza di cibo e acqua», oltre a «duri trattamenti» e a problemi cutanei provocati da parassiti. La giovane attivista, nota per la sua determinazione pacifista e ambientalista, ha parlato apertamente di condizioni di detenzione «umilianti» e «disumane».

Il giornalista Lorenzo D’Agostino ha raccontato che Greta sarebbe stata «avvolta in una bandiera israeliana ed esibita come un trofeo». Un gesto simbolico di scherno che ha suscitato indignazione in tutto il mondo.
Il cronista del Fatto Quotidiano, Alessandro Mantovani, rientrato in Italia insieme agli altri attivisti, ha confermato il clima di sopraffazione. «Per Greta è andata peggio che per tutti noi», ha detto. E ha aggiunto di essere stato «bendato, con i polsi legati da fascette, costretto a restare ore sull’asfalto del molo sotto il sole, senza acqua né possibilità di parlare con un avvocato».

“Ci hanno trattato come animali”

Anche Paolo Romano, consigliere regionale lombardo del Partito Democratico, ha raccontato di essere stato «trattato come un animale».
«Ci hanno messo in ginocchio, a faccia in giù. Se ci muovevamo, ci colpivano. Ridevano di noi, ci insultavano e ci picchiavano», ha testimoniato. «Sono state violenze fisiche e psicologiche».

Israele nega tutto con un post (su X, il ministero degli Esteri israeliano ha affermato che «tutti i diritti legali dei detenuti sono stati pienamente rispettati», sostenendo che «Greta stessa e altri si sono rifiutati di accelerare la loro espulsione e hanno insistito per prolungare la loro permanenza in custodia». Secondo il governo di Tel Aviv, «l’attivista non ha presentato alcun reclamo formale alle autorità israeliane perché le accuse di maltrattamento sarebbero del tutto infondate»). Ma le parole degli attivisti delineano un quadro ben diverso: una gestione repressiva e punitiva di un’azione umanitaria nata per la pace.

Un colpo all’immagine di Israele

La vicenda di Greta Thunberg, che ha sempre sostenuto la causa palestinese e denunciato la devastazione ambientale dei conflitti, rappresenta un duro colpo per l’immagine di Israele nel mondo. La giovane attivista, che si era imbarcata nella Flotilla per documentare la missione e testimoniare la sofferenza di Gaza, è divenuta suo malgrado un simbolo dell’arbitrio e della violenza che ancora circondano la questione palestinese.

Le sue parole hanno risvegliato l’opinione pubblica globale, mettendo Israele con le spalle al muro di fronte a un’evidenza morale: la persecuzione di chi lotta pacificamente per i diritti umani.

Un risveglio collettivo

La Global Sumud Flotilla — il termine sumud in arabo significa “resistenza ferma e dignitosa” — aveva lasciato i porti europei con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele e portare aiuti umanitari a Gaza.
Durante la traversata, le navi sono state attaccate al largo di Creta con droni e ordigni acustici; una di esse, la Marinette, è stata poi intercettata a circa 70 miglia nautiche dalla costa. Tutti gli attivisti sono stati arrestati e trasferiti nel porto israeliano di Ashdod, dove hanno subito giorni di detenzione e interrogatori.

Il loro rilascio e il ritorno in Italia rappresentano non solo una vittoria diplomatica, ma soprattutto una vittoria morale e politica: il segnale che la solidarietà internazionale non si può fermare con la forza.

Un Paese che si risveglia

L’accoglienza di Fiumicino non è stata solo una cerimonia d’affetto: è apparsa come il simbolo di un’Italia che si risveglia, che ritrova la voce e la coscienza collettiva dopo mesi di mobilitazioni imponenti per la pace e per la Palestina.
In piazza, nelle università, nei porti, nelle fabbriche, cresce un sentimento comune: quello di chi non vuole essere complice delle guerre né silente di fronte alle ingiustizie.

La notte romana che ha salutato il ritorno dei “compagni della Flotilla” ha il sapore delle grandi pagine della solidarietà popolare. Non solo un “bentornati”, ma un messaggio chiaro al mondo: la pace e la giustizia non si arrestano, nemmeno in mare aperto.

Reazioni internazionali: Amnesty, ONU e il grido del diritto

Di fronte alle testimonianze su maltrattamenti, torture psicologiche e fisiche — fra cui quelle diffuse da Greta Thunberg, giornalisti, attivisti e deputati — organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International sono intervenute con dure condanne. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty, ha definito «illecita» l’intercettazione della Global Sumud Flotilla, affermando che si sia trattato di un attacco deliberato contro cittadini in missione pacifica, impegnati in un’azione umanitaria. Israele, secondo Amnesty, sta continuando a violare norme internazionali, ignorando obblighi legali di protezione dei civili occupati e di accesso agli aiuti essenziali.

Anche le Nazioni Unite e vari governi esteri hanno espresso preoccupazione: il principio della tutela dei diritti legali dei detenuti, le norme del diritto umanitario internazionale, il divieto di detenzioni arbitrarie e di maltrattamenti sono stati richiamati con forza. Organismi internazionali hanno chiesto che venga garantito il diritto all’assistenza legale, che vengano avanti indagini imparziali e trasparenti e che lo stato di detenzione sia rispettoso della dignità umana.

È questo l’ultimo elemento che dà concretezza alle denunce fatte dagli attivisti: non sono parole isolate, ma richieste fondate in base a norme e trattati internazionali, sostenute da reti mondiali che vigilano sul rispetto dei diritti umani.

 Laura Tussi

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