La Commissione europea rischia un processo alla Corte di giustizia Ue per non aver impedito lo sterminio a Gaza. Mentre a Bruxelles si attende di sapere quali iniziative contro Israele Kaja Kallas, l’Alto rappresentante per la politica estera, potrebbe presentare oggi al Consiglio Affari esteri, i giuristi dell’associazione JURDI (avvocati per il Diritto Internazionale) hanno deciso di passare all’azione. Giovedi depositeranno un “ricorso in carenza” alla Corte del Lussemburgo contro Commissione e Consiglio per “inazione” nei confronti dei crimini commessi dal governo Netanyahu. È la prima volta che due istituzioni europee finiscono in tribunale per non aver impedito le violazioni del diritto internazionale. I giuristi franco-belgi, tra cui alcuni consulenti della Corte Penale Internazionale e docenti universitari avevano già inviato una messa in mora il 12 maggio: ora chiedono un processo.
La novità è che per la battaglia legale non serve scomodare Convenzioni o Corti internazionali. Le 80 pagine del ricorso si basano infatti sull’articolo 265 del Trattato Ue, che sanziona un’istituzione europea per inazione colpevole. In questo caso “per non aver sospeso, da 21 mesi (dall’ottobre 2023, ndr) l’Accordo di Associazione Ue-Israele, né aver proposto alcuna sanzione o restrizione economica al governo Netanyahu, né aver preso posizione pubblicamente sui rischi di genocidio e i crimini documentati”. “Rispetto alle sanzioni contro la Russia c’è un doppio standard intollerabile su Israele”, spiega Alfonso Dorado, penalista francese, consigliere per la Corte Penale Internazionale. Il Trattato Ue prevede il rispetto del diritto internazionale, della dignità umana, dei diritti fondamentali e dà la possibilità di chiedere sanzioni se una parte terza non rispetta i principi dell’Ue. È stato fatto con Siria, Bielorussia, Myanmar e, soprattutto, con la Russia. Ma niente si è mosso con Israele.
Dopo la richiesta, il 20 maggio, da parte di 17 paesi europei, di rivedere l’articolo 2 dell’Accordo di Associazione con Israele, il servizio diplomatico della Commissione ha pubblicato un rapporto sulle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. Sei pagine piene di crimini e soprusi sia a Gaza che nei territori Occupati, ma arrivate solo 20 mesi dopo l’inizio dei bombardamenti nella Striscia e rimasto senza conseguenze. Presentando il rapporto, Kallas non ha proposto alcuna misura. Anzi, nella sala stampa ha ripetuto tre volte che la “Commissione non vuole punire il governo israeliano” e che “avrebbe aperto una porta di dialogo” per “sbloccare la situazione umanitaria”. La settimana scorsa ha annunciato un accordo con il ministro degli esteri israeliano Saar per fare entrare camion con cibo e medicinali a Gaza. “Un accordo insufficiente – commenta Dorado – non costituisce una misura strutturale, una sanzione o una risposta all’obbligo di prevenire il genocidio. Al contrario, conferma l’inadempienza, perché l’Ue continua a cooperare con Israele, evitando l’applicazione dei propri meccanismi di condizionalità”. I giuristi di JURDI chiedono ai giudici del Lussemburgo una procedura d’urgenza per obbligare Commissione e Consiglio a interrompere i rapporti commerciale e politici con Israele e pubblicare una dichiarazione sul richio di genocidio a Gaza.
Il Consiglio, però, è in stallo. Per sospendere l’accordo di Associazione Ue-Israele serve l’unanimità dei governi, e c’è il no di Germania, Italia, Polonia, Ungheria e Grecia, che costituiscono anche una “minoranza di blocco” sufficiente a fermare le sanzioni commerciali. “Ci sono però delle sanzioni che la Commissione può applicare senza bisogno dei governi”, spiega Dorado. Un esempio è l’interruzione dei fondi di ricerca Horizon Europe (secondo Follow The Money, circa 1 miliardo è finito a università, compagnie e ministeri israeliani). Inoltre, come rilevato da Investigate Europe e Reporters United, ci sono 15 progetti di armi con la società israeliana (con sede ad Atene), Intracom Defense, di proprietà del Israel Aerospace Industries (Iai), finanziati con soldi del Fondo Europeo per la difesa. Tutte prove incluse da JURDI nel ricorso ai giudici Ue.
Oltre alla sospensione degli accordi commerciali e dei progetti di ricerca e sviluppo, JURDI chiede lo stop delle transazioni finanziarie con il sistema belga Swift, sanzioni ai coloni violenti già identificati dalla Corte Penale Internazionale e verso membri del governo Netanyahu. Il ricorso per “non-azione” è solo la prima tappa. “I vertici dell’Ue devono stare attenti, perché un giorno potrebbero essere giudicati dalla Corte Penale Internazionale. Noi no ci fermeremo”