Guerra e industria della paura: Putin è utile come nuovo Covid

di Pino Arlacchi - ilfattoquotidiano.it - 10/03/2022
I politici scadenti dell’Ue non sanno come affrontare una crisi molto meno grave di quella dei missili a Cuba che nel ’62 ci ha portati davvero a un soffio dalla guerra nucleare. Ma allora c’erano in scena statisti come Kennedy e Krusciov, e l’industria della paura non era così potente

Il delirio bellicista e antirusso dei media europei deve certo preoccupare, ma non oltre un certo punto: gli stereotipi apocalittici del tipo “il mondo non sarà più quello di prima”; “la più grande crisi dopo il ’45”; “sull’orlo della terza guerra mondiale” non dureranno a lungo. Verranno dismessi non appena si profilerà un nuovo Grande Nemico al posto di Putin e della Russia.

Non è questione di geopolitica. O di valori e di passioni. Ma di interessi. Gli interessi dell’industria della paura che semina panico e rancore allo scopo di vendere copie e alzare ascolti. Un’industria subdola, alleata di quella militare, soprattutto americana, che va in giro per il mondo in cerca di nemici mortali da combattere. Parliamo di una macchina mediatica che si nutre di calamità reali da gonfiare fino all’inverosimile, vedi Covid, per poi sgonfiarle e passare ad altro. Parliamo di un vento mercenario che trasforma crisi limitate in disastri soffiando sul fuoco della guerra e delle armi, vedi Russia-Nato-Ucraina. Parliamo di un esercizio di cinismo informativo che monta e smonta allarmi epocali senza dare spiegazioni, vedi terrorismo islamico e conflitti mediorientali. È da qui, dal recente declino delle guerre in Medioriente, e dal parallelo calo degli attentati terroristici, che bisogna partire per capire le ragioni più nascoste della guerra in corso.

Il partito della paura ha due forze motrici: l’industria mediatica e quella della sicurezza. Entrambe hanno ridotto in schiavitù la politica organizzata. Dopo l’11 settembre 2001 i temi dominanti della fabbrica del panico sono stati la guerra al terrorismo e ai regimi mediorientali, nemici delle cosiddette democrazie liberali. Gli Stati Uniti e gli europei tramite la Nato hanno condotto una serie di guerre tanto sanguinose quanto disastrose negli esiti: in Iraq si è sterminato quasi un milione di persone per installare un governo filo-iraniano; in Afghanistan si è stati sconfitti da un’armata di “straccioni” e in Siria, dopo aver promosso una guerra civile da mezzo milione di morti, è rimasto al potere Assad. Il tutto con l’entusiastico sostegno dei mezzi di comunicazione e dei produttori di armamenti schierati a difesa della democrazia e della libertà.

Nel 2016 Trump ha preso atto del fiasco e ha iniziato un ritiro delle truppe occidentali concluso da Biden con la fuga dall’Afghanistan. I profeti di sventura preconizzavano un’impennata della violenza, del caos e dei conflitti. Si è verificato l’esatto opposto. Venuta meno la causa scatenante, che era l’intervento occidentale, vittime e attentati si sono ridotti di oltre la metà, e continuano a ridursi. Tra Siria e Iraq, la riduzione delle vittime supera il 90%, e il principale problema dell’Afghanistan oggi è la fame e non più la guerra. Gli sventurologi erano in ansia. Il mondo rischiava di diventare più sicuro e il loro business poteva soffrirne malamente. Declinato il grande scontro di civiltà, dove trovare il nuovo Satana da sconfiggere per salvare appalti e ascoltatori? La lotta all’immigrato ha funzionato poco perché è andata a beneficio del solo complesso mediatico e dei partiti populisti, lasciando a secco la componente militare.

La lotta alla criminalità aveva una sua potenzialità, ma è stata ostacolata dall’improvvido declino, soprattutto in Europa, della violenza. L’arrivo inaspettato del Coronavirus è stata la classica manna, ma è durata un paio di anni. Finché non è arrivato Putin con la sua guerra sciagurata contro l’Ucraina che sembra fatta su misura dell’industria della paura, e della paga dei soldati à la Riotta. I politici scadenti dell’Ue ora non sanno come affrontare una crisi molto meno grave di quella dei missili a Cuba che nel ’62 ci ha portati davvero a un soffio dalla guerra nucleare. Ma allora c’erano in scena statisti come Kennedy e Krusciov, e l’industria della paura non era così potente.

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