Ordigni per Gaza e Yemen, la battaglia etica contro RWM in Sardegna

di Laura Tussi - 14/09/2025
Una lettera appello alla presidente Todde

Nell’Iglesiente, nel cuore della Sardegna, resiste ostinatamente una fabbrica che produce ordigni destinati a scenari di guerra. È lo stabilimento della multinazionale tedesca RWM Italia spa a Domusnovas, un impianto che da anni suscita proteste e battaglie civili perché da qui partono le bombe che devastano Gaza e lo Yemen, alimentando conflitti sanguinosi che mietono migliaia di vittime innocenti, soprattutto bambini.

Oggi la situazione è arrivata a un punto cruciale. Come spiegano gli attivisti che da tempo si oppongono alla produzione di armi sul territorio, le pressioni sulla Giunta Regionale sarda affinché deliberi un pronunciamento positivo sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) “ex post” sono diventate fortissime. Pressioni esercitate non solo dalla società interessata, ma anche da esponenti di partiti della maggioranza e dallo stesso governo centrale, che si muovono come se fossero lobbisti più che rappresentanti delle istituzioni.

Qualche mese fa, persino il ministro della Difesa è intervenuto direttamente sulla vicenda, alimentando dubbi sul confine tra ruolo istituzionale e difesa di interessi privati. Successivamente, i gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia hanno presentato interrogazioni sia in Consiglio regionale sia al Senato, chiedendo conto delle difficoltà che questa “meravigliosa azienda” starebbe incontrando a causa del cosiddetto boicottaggio della Regione Sardegna.

Durante un question time a Palazzo Madama, è emerso che il parere positivo dei tecnici è già stato depositato in Giunta il 9 giugno. E il 24 settembre è fissata una riunione al Ministero dello Sviluppo Economico proprio per discutere del destino dello stabilimento RWM in Sardegna. Nel racconto dei sostenitori, lo scenario appare quasi da favola: lo stabilimento sarà il motore della nuova economia locale, con l’assunzione di oltre 500 operai, stipendi medi da 40 mila euro annui, la fine della cassa integrazione e un futuro di benessere. “E vissero tutti felici e contenti”, come in una narrazione pubblicitaria che nasconde dietro numeri e promesse l’evidenza più drammatica: qui si producono strumenti di morte.

La battaglia degli attivisti, guidata da personalità come Graziano Bullegas, è chiara: il tempo delle mediazioni è quasi scaduto. Se la Giunta regionale guidata da Alessandra Todde dovesse dare via libera alla VIA, lo stabilimento – ultimato da quattro anni ma finora fermo – comincerebbe a produrre armi su larga scala. Sarebbe il passaggio irreversibile verso la normalizzazione della fabbrica di Domusnovas, rendendo le proteste successive, i ricorsi legali e le manifestazioni meno efficaci, perché si svolgerebbero con l’impianto già a pieno regime.

In questo contesto, FarodiRoma ha anche chiesto invano l’intervento del nuovo vescovo di Iglesias, mons. Mario Farci, un appello rimasto senza risposta, a testimonianza di quanto la mobilitazione civile fatichi a trovare anche nella Chiesa interlocutori autorevoli disposti a confrontarsi con la dimensione etica della vicenda.

La lettera indirizzata alla presidente Todde, firmata da numerose associazioni, chiede un incontro urgente. L’appello è quello di fermarsi, di compiere una scelta di coscienza, di non ridurre la Sardegna a retroterra dell’industria bellica. In gioco non c’è solo il rispetto delle normative ambientali, ma la coerenza con un modello di sviluppo alternativo, capace di creare lavoro senza alimentare guerre e massacri.

Oggi, più che mai, è necessario chiedersi quale futuro vogliamo costruire. Una società che accetta di diventare produttrice di morte, anche se economicamente vantaggiosa, compromette la propria umanità. La Sardegna può invece diventare un laboratorio di economia etica e sostenibile, dove lavoro, natura e innovazione convivono senza sacrificare la vita di innocenti a Gaza o nello Yemen. La decisione della Giunta Regionale sarà la prova di quanto la politica sappia ascoltare la coscienza collettiva, anziché piegarsi a interessi di guerra.

Laura Tussi

Pubblichiamo di seguito la lettera appello alla presidente Todde

Gentile Presidente,

Assistiamo oggi a numerose guerre che dilaniano il pianeta e uccidono decine di migliaia di civili inermi, di cui tanti bambini. Guerre che ci coinvolgono direttamente perché interessano altri esseri umani, perché avvengono in Europa e nel Mediterraneo, perché condotte da eserciti che si sono addestrati negli aeroporti, nelle basi e poligoni militari della Sardegna e perché si riforniscono di armi prodotte anche nella nostra terra.

Di fronte a queste tragedie siamo chiamati tutti a fare la nostra parte e a dare il nostro contributo per cercare di fermare questa insensata e sanguinosa carneficina e per impedire che le nostre azioni la possano in qualche maniera alimentare.

Le scriviamo per chiederle un incontro urgente sull’argomento in oggetto, a nome di numerosi cittadini e di diverse organizzazioni portatrici di interessi diffusi e collettivi da sempre mobilitate a difesa del territorio, dell’ambiente, della pace, alcune delle quali da anni intervengono anche nei processi amministrativi intentati contro l’ampliamento dello stabilimento RWM Italia spa di Domusnovas-Iglesias e nella procedura di VIA ex post avviata dalla stessa società e finalizzata a sanare la realizzazione abusiva di un intero impianto industriale realizzato con l’assenso degli enti locali territoriali e con il beneplacito della stessa Regione Sardegna.

 Firmato:

  • Italia Nostra Sardegna – Graziano Bullegas

  • Unione Sindacale di Base Sardegna – Salvatore Drago

  • Assotziu Consumadoris Sardigna – Marco Mameli

  • Comitato Riconversione RWM – Arnaldo Scarpa

  • WarFree – Lìberu dae sa gherra – Cinzia Guaita

  • Cagliari Social Forum – Rosa Alba Meloni

  • Confederazione Sindacale Sarda – Giacomo Meloni

  • Cobas Cagliari – Maria Setzu

  • Associazione Centro Sperimentazione Autosviluppo – Teresa Piras

  • Comitato sardo di solidarietà con la Palestina – Fawzi Ismail

  • Partito Comunista Italiano Sardegna – Gian Carlo Portas

  • Scuola Civica di Politica – Marina Muscas

  • Rete Iside – Enrico Rubiu

  • Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università – Roberta Leoni

  • Movimento Nonviolento Sardegna – Carlo Bellisai

  • ANPI provinciale di Cagliari – Lidia Roversi

  • ANPI sezione di Cagliari – Gianna Lai

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