Vanno accolte le suggestioni della lettera di Nadia Urbinati e Carlo Trigilia a Elly Schlein con l’obiettivo di “riattivare il circuito tra politica e cultura”, per costruire un progetto alternativo alle destre.
La lettera inizia con una valutazione positiva, condivisibile, sul ruolo della segretaria del Pd, su cui ragiona anche un articolo di Gianni Cuperlo.
L’elezione di Shlein da parte dei non iscritti, in contrasto con le indicazioni prevalenti dentro il Pd, era una conferma di una insoddisfazione di elettrici ed elettori verso la deriva ondivaga e governista ad ogni costo del Pd, tra cui il taglio dei parlamentari che - come previsto – ha rappresentato un duro colpo al ruolo stesso del parlamento, con l’aggravio di una legge elettorale demenziale. La deriva del Pd ha contribuito al dilagare delle astensioni ed evidenziato la forte richiesta di una svolta politica.
La nuova segreteria ha ottenuto risultati, dato risposte, su cui si soffermano Urbinati, Trigilia e Cuperlo.
Aggiungo alcune considerazioni. Coinvolgere gli intellettuali nella costruzione di un progetto alternativo è fondamentale, tuttavia i partiti debbono comunque fare scelte politiche per la costruzione di un’iniziativa nella società e una coalizione alternativa potrebbe mobilitare energie straordinarie.
E’ un momento di grandi incertezze. Pensiamo ai comportamenti erratici di Trump. Occorrono indicazioni positive comuni per infondere fiducia e per dimostrare che un’alternativa è possibile.
La prima scelta politica è costruire una coalizione alternativa in cui coesistano sensibilità e ruoli diversi che convergono su un programma. In questa situazione occorre un vero e proprio progetto che va oltre l’obiettivo di vincere le elezioni, che non sarebbe poco in presenza di uno spostamento a destra, non solo in Italia.
Quindi gli intellettuali debbono essere un riferimento per il Pd ma ancora di più per la costruenda coalizione. In altre parole occorre che tutti condividano l’onere e l’onore di lavorare per coinvolgere le energie intellettuali.
E’ inevitabile che le proposte politiche vengano fatte dai partiti disponibili e insieme definendo modalità di decisione, in particolare sui punti irrisolti. Non si può calare dall’alto un programma, occorre definire modalità di partecipazione, anzitutto degli intellettuali ma non solo, per sciogliere con regole certe i punti aperti.
Occorre un impegno straordinario di innovazione politica su punti come pace, Europa, Gaza, Ucraina, per elencarne solo alcuni. Trump obbliga a posizioni nette e coraggiose. La crisi delle sedi internazionali (Onu e non solo) e dei metodi per regolare i contenziosi (Helsinky 1975, Oslo 1993, ecc.) è iniziata quando le potenze hanno scelto di decidere da sole (Kosovo, Afghanistan, Iraq, Ucraina, ecc.), mobilitando pattuglie di volenterosi ma ignorando le sedi internazionali.
La gravità della crisi delle sedi internazionali è confermata dall’ostracismo di Israele verso l’UNRWA a Gaza, gettando la popolazione in una condizione ancora più orribile, inaccettabile.
Un progetto di riforma dell’Onu e delle organizzazioni internazionali è urgente, basta pensare all’attacco Usa all’OMS e dovrebbe essere un punto centrale dell’iniziativa europea che a sua volta ha bisogno di un cambiamento.
La Presidente della commissione europea usa i voti ottenuti da una sorta di centro sinistra per attuare uno slittamento a destra dell’Europa su terreni fondamentali come riarmo, ambiente, migranti. La pace non esiste nell’ottica dell’iniziativa europea. Von der Leyen ha detto prima di Meloni che per la pace bisogna prepararsi alla guerra.
Una riforma politica dell’Europa è indispensabile e possibile perché il rearm europe (nome originario) ha svelato che i trattati si possono cambiare o almeno interpretare, visto che strumenti come Pnrr, Fondo sociale, Bei sono stravolti per il riarmo.
Agitare lo spauracchio di un attacco russo all’Europa serve a giustificare la deriva guerrafondaia. La coesistenza si garantisce con trattati, garanzie reciproche e diplomazia.
Difficile ? Certo, ma la pace si prepara con la pace. Occorre coraggio, capacità innovativa sulla pace come sulle scelte che riguardano i fondamentali sociali: istruzione, sanità, ricerca, previdenza, migranti, contrasto alla povertà, a partire dai bambini. I diritti fondamentali vanno garantiti e tradotti in reddito sociale o differito per non essere soli in una società iperconnessa.
Libertà, diritti civili inalienabili, partecipazione delle persone per contrastare l’astensionismo e valorizzando i referendum per decidere, anziché cercare di sterilizzarli. La partecipazione va esaltata, bisogna avere fiducia nelle persone. La partecipazione può sciogliere nodi politici e preparare la mobilitazione. Gli intellettuali sono decisivi ma insieme occorre una larga, forte partecipazione. Per sciogliere i punti controversi si può votare sulle scelte.
Svolta è anzitutto far scegliere ad elettrici ed elettori i loro rappresentanti.