CENERE

di Barbara Fois - Liberacittadinanza.it - 08/08/2021
I roghi si susseguono in tutto il paese: l’ignoranza è un fuoco che brucia tutto

E’ sotto gli occhi di tutti, incarnato nei roghi violenti e voraci che distruggono tutto nel loro cammino, il degrado etico di questo paese. Il fuoco sfigura e divora coltivazioni, frutteti, uliveti, vigneti, uccide uomini e animali, distrugge case, stalle, magazzini, serre, strutture di ogni tipo, ma anche emergenze archeologiche e chiese con i loro corredi artistici… l’ignoranza, la pochezza, l’avidità, l’egoismo cieco e brutale arma la mano di persone subumane, che bruciano patrimoni inestimabili per cosa? E’ da non credere. Non è bastata nemmeno una legge che proibisce per 10 anni di costruire sui terreni bruciati ( vedi la legge quadro del 21 novembre 2000, n. 353 ), per mettere un riparo agli incendi dovuti a speculazioni edilizie. Con tutto ciò il bosco di Dannunzio, vicino a Pescara, quello in cui Ermione si beccava un acquazzone, è andato in fumo: ma poi chi mai potrebbe costruirci qualcosa, senza sollevare proteste infinite?? Inoltre la legge vieta anche per 5 anni le attività di rimboschimento, per evitare di creare un incentivo perverso a bruciare foreste con lo scopo di piantarne altre. E allora chi e cosa c’è dietro tutti questi incendi?

Tutta l’Italia oggi brucia: Calabria, Sicilia, Molise, Marche, Toscana e la mia Sardegna,con 1500 sfollati, centinaia di animali bruciati vivi, come il povero cane Angelo, ustionato per difendere il proprio gregge e poi morto, povera creatura, piena di dignità e altruismo, infinitamente più umana delle bestie schifose che lo hanno bruciato.

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In questi roghi 10mila ettari di coltivi, uliveti e vigneti sono andati distrutti: una catastrofe tremenda, in cui è bruciato anche un meraviglioso olivastro, vecchio di duemila anni. Aveva superato guerre, invasioni, pestilenze, stagioni caldissime e inverni freddissimi e lo ha distrutto un pezzo di cretino delinquente, col suo maledetto accendino.

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Il povero cane e il millenario olivastro sono le immagini dolorose e emblematiche della cattiveria ottusa e stupida, avida e miserabile degli autori dell’inferno scatenato in Sardegna.

Ma c’è una storia ancora più terribile che viene dalla Calabria in fiamme: due persone sono morte, zia e nipote, cercando di spegnere il fuoco che minacciava il loro uliveto, la propria casa, tutto quello che avevano. Una disperazione che li ha portati alla morte. Lui 34 anni lascia moglie e due bambini piccoli, la zia, 53 anni, vedova, aveva tre figli. Anche qui gli assassini sono degli ominidi deficienti, incolti e vigliacchi, che hanno appiccato un fuoco insensato, infischiandosene degli altri.

Perché siamo sicuri che sia doloso? Perché si sa bene che solo il 2% degli incendi sono di origine naturale: tutti gli altri sono dolosi.

Qui da noi in Sardegna sono stati trovati ben tre inneschi che sono falliti ed è stato arrestato un piromane. Anche in Sicilia sono stati arrestati due piromani legati alla criminalità organizzata. A Montesarchio, nel beneventano, il piromane è stato filmato mentre dava fuoco ed è stato arrestato. Ma se viene assicurato l’anonimato a questi delinquenti, chi se l’è scappottata dal pubblico ludibrio sarà indotto a farlo ancora, mentre se viene screditato e pubblicamente messo alla gogna, avrà finito di farlo e sarà un deterrente anche per gli altri imbecilli che volessero cimentarsi. Perché questa gente senza etica e senza rispetto per gli altri, va trattata come merita: senza rispetto. Del resto chi non riconosce i propri doveri di cittadino, non dovrebbe neppure avere più diritti.

Ma chi sono i piromani? A parte i sociopatici, disturbati e narcisi, quelli che giocano a fare i super eroi e appiccano il fuoco per poi aiutare a spegnerlo (e che certamente non debbono essere molti)?

Un tempo, almeno per quel che riguarda la mia terra, si sapeva bene chi fossero i piromani: in genere erano pastori che volevano ampliare le terre al pascolo e garantirsele rigogliose la primavera successiva. In seconda battuta potevano essere speculatori, oppure gli incendi erano frutto di faide o di vendette. Ma in percentuali davvero insignificanti: soprattutto si trattava di pastori. Quelli che seguivano a piedi le proprie greggi e vivevano una vita miserabile, di indicibili sacrifici. Ma li avete visti i nostri giovani pastori di oggi? Seguono le greggi in suv, le loro stalle hanno le mungitrici meccaniche, sono sui social, organizzano consorzi, inventano nuovi modi ecologici per fare formaggi biologici e fanno proteste sindacali organizzate . Non dico che la loro vita non sia di grandi sacrifici, ma la mentalità è cambiata. Infatti a vedere l’età dei piromani si capisce che fanno parte di una vecchia generazione, di una vecchia mentalità.

Sul pastoralismo sardo scrivono in proposito Benedetto Meloni e Domenica Farinella “Nell’ultimo trentennio del secolo scorso la pastorizia sarda è stata attraversata da cambiamenti strutturali profondi che passano per l’appoderamento delle aziende, l’abbandono delle transumanze, la stanzialità sempre più diffusa nelle zone di migrazione. Il pastoralismo si mostra così una cultura non residuale ma, fino ad oggi, in espansione. Il pastore è sceso dalle montagne verso le colline e le pianure della Sardegna. Ha anche realizzato una “transumanza lunga” perché ha varcato il mar Tirreno, ha colonizzato non solo le terre abbandonate dagli agricoltori sardi, ma anche quelle dei mezzadri, soprattutto della Toscana…” e altrove “Insomma, i sistemi pastorali devono sopravvivere non (solo) per il valore delle merci che sono in grado di produrre: carne, latte, lana, letame, ma perché, occupando aree spopolate, contribuiscono alla conservazione dei suoli, prevengono o attenuano i danni che potrebbero avvenire in pianura per effetto dell’abbandono della montagna o della collina” e dunque? Parrebbe che l’antico sistema di bruciare le stoppie e provocare incendi non sia fra i sistemi preferiti. Ma allora chi brucia le terre? E mandanti e piromani appartengono alle stesse categorie, ovunque in Italia?

C’è una ipotesi interessante in un articolo de Il Mattino di Napoli del luglio 2017: “Sono loro: frange di disoccupati organizzati, ex lavoratori a progetto rimasti da mesi esclusi dai finanziamenti e improvvisamente blanditi da qualcuno che ha interesse a risistemare le cose. Oggi hanno acceso le fiamme e hanno distrutto presente e futuro del paesaggio naturale, domani li vedremo lì sul posto: con il kit dell’emergenza, a ripulire dai detriti, a bonificare territori, a piantare nuove specie di vegetazione, a fare le sentinelle del territorio.” Una terribile guerra fra poveri, dunque?

Mauro Capone, capo ufficio comando tutela forestale dei Carabinieri, dal canto suo sostiene che “Le cause naturali, come fulmini e casi di autocombustione, nel nostro paese si contano sulle dita di una mano», ha spiegato che in effetti molto più spesso gli incendi sono provocati dall’azione involontaria dell’uomo, come ad esempio «le scintille causate dai freni di un treno, una marmitta surriscaldata parcheggiata sull’erba secca, la ripulitura dei campi che sfugge dal controllo, ma anche l’uso di lanterne cinesi durante le feste, che dopo aver preso il volo possono atterrare su un campo e innescare un incendio». Aggiungiamo a questo l’incuria umana che lascia i boschi pieni di spazzatura e di erba secca, le temperature altissime straordinarie dovute al cambiamento climatico, venti fortissimi che incalzano le fiamme, insomma una concausa di elementi negativi che stanno creando non solo nel nostro paese, le condizioni per questi eventi eccezionali. Abbiamo visto in Australia, negli USA, in Canada, in Brasile, in Grecia, etc. gli stessi effetti: ma possono esserci alla radice le stesse cause? Mah, ho i miei dubbi… continuo a chiedermi “Cui prodest?”, chi ci guadagna?, ma non riesco a trovare una risposta univoca e soddisfacente. Forse dobbiamo partire da un punto di vista più concreto e meno speculativo: troviamo i piromani e una parte delle domande sarà soddisfatta. Usiamo i droni, riattiviamo le compagnie baraccellari, composte da persone dei luoghi vigilati, che conoscevano tutto e tutti, ma responsabilizziamo anche gli abitanti delle terre che vengono bruciate e utilizziamo i sistemi del fuoco “prescritto”, per ripulire campi e boschi in sicurezza. Ma soprattutto costruiamo una piccola flotta di canadair e soprattutto stiamo all’erta: il territorio del nostro paese è una nostra precisa responsabilità e lasciarlo ai nostri figli e nipoti in buono stato è un dovere, non una possibilità.

Ma questa è solo una faccia di una deriva irrazionale che percorre il paese, impastata di paure immotivate, di egoismo, credenze popolari, leggende metropolitane, fake news, prodotte dalla feccia dei social peggiori, in cui torme di decerebrati si fanno guidare da ufologi e terrapiattisti.

Il buio della ragione genera mostri, ma ingrassa i partiti di destra, che nelle paure della gente trovano il loro tornaconto elettorale. Ah, sinistra socialista, ma dove sei?...

Barbara Fois

 

https://www.ambientediritto.it/dottrina/la-disciplina-vincolistica-delle-terre-percorse-dal-fuoco/

https://www.quicosenza.it il piromane mentre appicca l’incendio

https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/43/cambiamenti-ed-evoluzione-del-pastoralismo-sardegna

https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/43/cambiamenti-ed-evoluzione-del-pastoralismo-sardegna

https://www.ingenio-web.it/27861-misure-di-contrasto-agli-incendi-boschivi-il-fuoco-prescritto

 

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