Futuro prossimo venturo

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 20/07/2023
Invito alla riflessione sull’onda dei recenti disastri ecologici

Piogge tropicali, nubifragi, tornados, esondazione di fiumi, allagamenti e nel contempo, in altre regioni della Terra, terreni spaccati dalla siccità, campi bruciati dal sole, incendi invincibili, alberi riarsi che cadono a terra come fossero pali. Ghiacciai che si sciolgono, temperature che salgono oltre il sopportabile, specie animali e vegetali che si estinguono, habitat che scompaiono…insomma: una catastrofe infinita che ogni giorno vediamo intorno a noi, che restiamo allibiti, come se la cosa accadesse d’improvviso, come se nessuno ci avesse preparato, come se fosse un fulmine a ciel sereno… ma è proprio così? Ma certo che no, sono anni che gli scienziati ci ammoniscono e che scrittori illuminati ci raccontano…Erano i primi anni ’60, ero appena adolescente, ma già appassionata di fantascienza: i miei genitori lasciavano a me e mio fratello la libertà di leggere qualsiasi cosa ci fosse nella loro fornita biblioteca e il periodico “Urania” era il benvenuto in casa nostra. Il volumetto bianco in questione era un romanzo dell’inglese J.G. Ballard ed era intitolato “Deserto d’acqua”. Fu allora che venni a contatto con un futuro spaventoso.

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Qualche anno fa nella nostra rubrica “Letture sotto l’ombrellone” lo segnalai (insieme ad altri romanzi di Ballard, ugualmente inquietanti) e oggi, a quasi mezzo secolo di distanza dalla scoperta di quell’autore, il suo racconto mi sembra ancora incredibilmente e straordinariamente profetico. Lo divorai in poche ore e mi lasciò sconvolta: è ambientato in un futuro distopico spaventoso, in cui il livello dell’acqua dei mari, per lo scioglimento dei ghiacciai, è salito di metri e metri, tanto da rendere ogni città come una immensa Venezia, in cui le strade sono diventati canali. Da questo deserto d’acqua svettano gli ultimi piani diroccati dei palazzi più alti, mentre parchi e giardini sono diventati delle giungle inestricabili, abitate da orrendi animali mutanti: grandissimi coccodrilli e altre bestie pericolose, mentre in aria volano zanzare grandi come libellule. Non voglio qui svelare la trama del libro, non solo per rispetto di chi volesse leggerlo e non amasse gli spoiler, ma anche perché non è di questo libro che voglio parlare, anche se è importante sottolineare il fatto che c’era anche allora chi era avvertito dei pericoli dell’inquinamento e dell’aumento delle temperature del pianeta.

Per una coincidenza davvero interessante, proprio pochi giorni fa il doodle di Google è stato dedicato alla scienziata Eunice Newton Foote, che nel 1856 stabilì, con inoppugnabili prove scientifiche, una connessione fra la crescita del CO2 nell’atmosfera e l’aumento delle temperature planetarie. Naturalmente, nonostante ne avesse fatto comunicazione in una sede scientifica, siccome a dirlo era una donna fu ignorata. Pochi anni doponel 1859, cioè ben 3 anni dopo la Newton Foote, a dire le stesse cose fu un uomo, John Tyndall, immediatamente fu detto che era stato lui il primo scienziato a dimostrare sperimentalmente l'esistenza dell'effetto serra. Personalmente ignoravo l’esistenza della Newton e me ne dispiace assai, perché era anche una suffragista e, cosa ancora più edificante, combatteva questa battaglia di civiltà insieme a suo marito.

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 Ma torniamo alla nostra situazione attuale. Mentre vi scrivo la TV annuncia che questa settimana raggiungeremo i 48-50 gradi nelle zone interne della Sardegna. Sembra pazzesco, impossibile. Eppure, nella mia memoria di bambina, ricordo ancora certe estati in cui l’aria fremeva dal caldo come un miraggio nel deserto e il sole, attraverso quell’aria bollente, sembrava danzare nel cielo. Ricordo il mare tiepido come una minestra e l’angoscia di non trovare un posto dove trovare refrigerio, dove nascondersi dal caldo. Ricordo stanze nella penombra di persiane accostate e tende di lino chiaro come vele ammainate. E il sudore che rigava le guance come bava di lumaca. Dio se faceva caldo…

Ma dietro il caldo che fa adesso c’è molto di più e di peggio e le cose sono talmente complesse e intricate, che non è facile destreggiarsi. Però, per un’altra incredibile e fortunata coincidenza, ho assistito pochi giorni fa a una lezione on line, che faceva parte di un corso di aggiornamento per i giornalisti iscritti all’Ordine, tenuta dal climatologo Luca Mercalli, dal titolo “La crisi climatica e le nuove politiche energetiche” e che mi ha affascinato e chiarito davvero le idee. Siamo messi malissimo, amici miei, e davvero non c’è molto tempo per cambiare rotta. Ma il solo fatto che ci dicano che dobbiamo provvedere entro il 2035 o il 2050, ci fa credere che in realtà di tempo ce n’è ancora tanto e che non è il caso di spaventarsi. Ma nessuno ci dice come e se ci arriveremo al 2035 o al 2050, in quali condizioni, attraverso quante sofferenze, con quanta disperazione, lasciando indietro quanti morti. “Chi ha tempo non aspetti tempo” dice la saggezza popolare, ma anche di questa non abbiamo fatto tesoro e abbiamo continuato a inquinare, a consumare, a distruggere tutto ciò che avevamo intorno, come se fosse eterno, come se non si consumasse. Ma che fare adesso? Cosa possiamo fare noi tutti, intendo proprio ciascuno di noi?

Facciamo ragionamenti elementari, partiamo proprio dall’ABC: cosa inquina di più al mondo? I combustibili fossili. Intanto subito subito possiamo fare a meno di usare l’auto anche per andare a comprare il giornale, tanto per cominciare. Ma certo non basta, anche perché non sono solo le automobili che usano i combustibili fossili, come vedremo più avanti, ma le fabbriche, le aziende, le serre, i sistemi di riscaldamento o di raffreddamento delle case, etc. etc. E allora come, con cosa possiamo sostituirli? Eeehhh e qui c’è il primo inghippo, perché le due potenze più inquinanti del mondo sono la Cina e gli USA e non ci pensano proprio a farne a meno, perché la loro economia e la loro ricchezza è basata proprio sul petrolio e sul gas. Le loro industrie e le potenti lobbies (almeno nel caso dell’America) girano intorno al petrolio e alle armi e se dobbiamo mettere in cantina il petrolio dobbiamo compensare questa assenza usando di più le armi… ma quante belle guerre che ci sono in giro di questi tempi!Sarà un’altra coincidenza?

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Come ridurre le emissioni di gas serra

Sappiamo tutti che l’energia che ci serve per vivere, lavorare, produrre, creare, può provenire anche da quelle che vengono chiamate energie rinnovabili e che sfruttano il sole, il vento e l’acqua, che producono energia senza bruciare sostanze inquinanti, ma come fare? Come si convertono queste forze della natura in energia, con quali strumenti, quali procedure, quali sistemi? Qualche anno fa si cercava di far decollare il fotovoltaico e c’erano molte facilitazioni economiche per chi lo installasse, poi sull’onda del successo ottenuto, non si capisce come mai e perché ( o forse si capisce eccome!), ci fu come una sorta di ripensamento e adesso non si sa dove siano finiti gli incentivi statali per collocare i pannelli fotovoltaici sulle nostre case, serre e fabbriche e perché sia sempre così difficile trovare qualcuno che te li installi a prezzi moderati. E dove le mettiamo le riunioni di condominio, dove c’è sempre qualcuno che si oppone a fare il “cappotto termico” al palazzo, o a installare il fotovoltaico condominiale? E senza l’unanimità dei condòmini non si possono operare queste modifiche. I nostri governi fanno qualcosa in merito? No, e perché dovrebbero? Non sono queste le cose che servono nelle campagne elettorali! Quanto allo sfruttamento del vento, sembra che sia possibile solo attraverso le gigantesche pale eoliche: ma debbono proprio essere così invasive e brutte? Debbono proprio sfigurare, deturpare e alterare così tanto il paesaggio? Se penso a come i Giapponesi sono stati in grado di miniaturizzare praticamente tutto, non posso davvero credere che non si possa fare qualcosa per ridimensionarle o sostituirle con altre attrezzature! Diciamoci la verità: non siamo pronti a comportarci in modo civile, e soprattutto non sembriamo davvero molto convinti a cambiare le nostre abitudini, nemmeno sotto la minaccia di una tragedia epocale e il fatto che ormai non ci resti più molto tempo prima di doppiare il punto di non ritorno. Ma il peggio è che non riusciamo a stabilire una relazione fra le nostre azioni, le nostre abitudini e i riflessi sul clima. Per fare un esempio: pochi sanno che mangiare troppa carne rossa sia uno dei motivi dell’aumento del CO2 e del metano nell’atmosfera, ma invece è proprio così. Gli allevamenti intensivi di bovini producono gas metano, che si forma nel rumine, cioè in uno dei 4 stomaci dei bovini e nel quale particolari batteri “digeriscono” le fibre vegetali, le erbe e i foraggi e che in questo processo producono una quantità enorme di gas metano. Questo gas viene espulso dalla bocca (molto meno dall’intestino, nonostante quel che si crede) e poi mischiato a urina e feci, si libera nel terreno, inquinando la terra.

Davanti a questo fatto si stanno cercando delle alternative: medicine che dovrebbero uccidere i batteri responsabili delle emissioni di metano (ma riusciranno poi a digerire, poveri animali?); addestramento – come fossero cani o gatti – dei bovini a usare alcuni siti particolari come “toilette”, dove raccogliere le loro deiezioni e smaltirle senza pericolo; foraggi speciali con dentro chissà cosa... Ma non sarebbe meglio trattare più umanamente gli animali che ci mangiamo e consumare meno carne? Attualmente ne mangiamo 80 Kg a testa all’anno, mentre dovremmo mangiarne non più di 15 Kg, dato il numero delle persone al mondo che mangiano questa carne. Ma noi non vogliamo rinunciare a nulla, ed è per questo che ci troviamo in questa situazione drammatica. Nel frattempo pontifichiamo sul “cibo buono” coltivato in campi biologici, o cianciamo di animali allevati con sistemi particolari, o addirittura di carne ricreata in laboratorio… cibo “buono”, ma carissimo e che non tutti si possono permettere. Per alcuni, come mia figlia mi ha fatto giustamente notare con amarezza, andare ogni tanto coi figli a mangiare un hamburger da McDonald è una festa e non possono chiedersi cosa c’è dentro e come sono allevati e macellati quegli animali. C’è da piangere a pensare come nel terzo millennio ci sia ancora (e anzi sempre di più e peggio) chi ha troppo e chi non ha nulla, chi può scegliere il meglio e chi deve accontentarsi degli avanzi…ho visto persone frugare negli scarti dei mercati e con un dolore e una rabbia indicibili ho maledetto questa sinistra cialtrona che non difende più gli interessi dei più deboli e perde il tempo a giocare a chi perde di più.

Scrive Rebecca Mantovani “ Se vogliamo dare una svolta alla lotta contro il riscaldamento del pianeta, dobbiamo ridurre sensibilmente il consumo di carne e di alimenti provenienti dalla filiera animale. .. I ricercatori hanno messo a punto un modello di calcolo secondo il quale il progressivo azzeramento, entro i prossimi 15 anni, dell'allevamento di animali da carne ridurrebbe del 68% le emissioni di CO2 entro il 2100. Un decremento drastico, che ridurrebbe del 52% le emissioni totali e che, secondo gli scienziati, sarebbe indispensabile per contenere entro i 2 °C l'aumento delle temperature medie rispetto all'epoca pre-industriale. Il vantaggio ambientale sarebbe da attribuire all'abbattimento delle emissioni di metano e di protossido d'azoto prodotte dagli animali, ma anche alla riconversione in ecosistemi naturali di tutta la terra che oggi viene coltivata per sfamare mucche e maiali.”

E a proposito di maiali e di allevamenti intensivi: se qualcuno di voi ha visto il programma “Indovina chi viene a cena?” condotto da Sabrina Giannini su Rai3 (spinoff di Report, incentrato sui vari aspetti legati all’alimentazione), ricorderà certamente, fra le altre puntate – che potete rivedere facilmente su raiplay – quella terribile in cui abbiamo assistito agli orrori dei prelievi forzosi e dolorosi di sangue dai cavalli, un sangue che contiene degli elementi particolari usati per far riprodurre a ciclo continuo delle povere scrofe. Due specie tanto distanti fra loro, eppure accomunate dalla mostruosità di uomini senza etica e senza morale, guidati solo dalla brama di denaro. Ma massacrare questi poveri animali, aumentarne le nascite, vuol dire anche modificare l’agricoltura che li nutre e dunque sfigurare il paesaggio, impoverire le terre e sottrarle ad altre coltivazioni: l’effetto domino delle nostre sciagurate scelte è assicurato, con contorno di conseguenti carestie. E mentre la gente e gli animali soffrono, la spazzatura - con l’incuria e il menefreghismo di troppi - cresce ovunque, invade ogni spazio e ricopre perfino gli oceani, creando delle vere e proprie isole, quasi dei continenti artificiali. E a questo punto ci chiediamo: quindi il nostro solo problema sono i combustibili fossili? Alla luce di quanto fino a qui saputo, c’è da esclamare: magari!!

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 I trasporti e l’inquinamento

Certo le automobili non sono il primo fattore di inquinamento, ma fanno bene la loro parte e poi in tutto questo ciascuno di noi ha la sua piccola o grande parte di colpa. Come rimediare?

Delle auto elettriche si parla da sempre: del resto le prime automobili andavano a elettricità: come la carrozza elettrica realizzata da Robert Anderson tra il 1832 e il 1839. Invece il primo prototipo evoluto di autovettura elettrica fu costruito dal britannico Thomas Parker nel 1884, utilizzando delle batterie speciali ad alta capacità da lui progettate. Fra gli Approfondimenti in appendice all’articolo vi accludo un pps sulla storia e le traversie incontrate dalle macchine elettriche: non sono ferrata in materia, non so dirvi quanto sia affidabile, ma ve lo segnalo ugualmente.

Dopo le auto elettriche arrivò il motore a scoppio a benzina e adesso dopo quasi 200 anni siamo tornati alla macchina elettrica Ma ci sono un bel po’ di complicazioni: intanto, come e dove si ricaricano le batterie? Grosso problema. Non solo perché non ci sono abbastanza posti dove poter ricaricare e l’autonomia delle batterie non è infinita, ma ci sono anche troppe zone del nostro Paese non fornite, ancora troppi luoghi in cui sarebbe un guaio se si esaurissero. Ma il problema è ancora “a monte”, come si diceva una volta: da dove arriva l’energia elettrica necessaria per ricaricarle? Eeeehhh, già… sembra un cane che si morde la coda. C’è da chiedersi come fare a produrre anche questo quantitativo di energia elettrica in più, una volta esclusi ovviamente i combustibili fossili. Qualcuno sta già parlando di tirar fuori il nucleare, figurati un po’…

Scusate la domanda di una che non ne sa niente: ma queste auto elettriche non potrebbero avere sul tettuccio un sistema fotovoltaico autonomo? Cioè ricaricarsi con la luce solare? E poter anche accumulare il surplus per i giorni di pioggia? A me non sembra così impossibile, ma magari mi sbaglio…e tuttavia sarebbe interessante parlarne un po’, non credete? Comunque, quando io ho dubbi di impattare in bufale di vario tipo, mi rivolgo a Paolo Attivissimo, che sa spiegare bene tutto ed è affidabile. Dunque andate su https://attivissimo.blogspot.com/2021/11/live-il-2411-le-auto-elettriche.html e avrete le risposte alle domande che vi fate, anche sulle macchine a idrogeno.

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I negazionisti: non è vero che c’è una emergenza climatica

C’è sempre chi crede di essere il più figo del bigoncio, parlo di quelli che sono convinti di essere i più informati e furbi, anche se in realtà non sanno un accidenti di niente “a me non mi freghi! Non è vero che c’è una pandemia! Non è vero che c’è una emergenza climatica! E’ una balla che la terra sia tonda…” e via coglionando. Lo abbiamo visto di recente coi no-vax, coi terrapiattisti ed ora coi negazionisti dell’emergenza climatica. Ma quando a negare l’evidenza è un cosiddetto scienziato? Mi riferisco a un episodio ben preciso: nel 2019 fu pubblicata una lettera, firmata da 500 scienziati che sostenevano che l’emergenza climatica è una bufala, Erano guidati da un ingegnere olandese, tale Augustinus Johannes "Guus" Berkhout, che ha lavorato per l'industria petrolifera e del gas, iniziando la sua carriera nella Shell. Nel 2019 ha co-fondato l'organizzazione climaticamente scettica Climate Intelligence Foundation (CLINTEL). Ed è stato proprio questo gruppo a firmare la lettera di cui parlavo prima e che presentava una Dichiarazione europea sul clima, affermando che non vi era alcuna emergenza climatica e ripetendo una serie di affermazioni incoerenti con le prove scientifiche sull’emergenza climatica. Un controllo dei fatti riportati nella lettera, eseguito dagli scienziati del clima per Climate Feedback ha dato alla lettera una credibilità scientifica complessivamente etichettata come "molto bassa", considerandola come "di parte, imprecisa, fuorviante". L'analisi ha anche aggiunto che, dei circa 500 firmatari, solo 10 si sono autoidentificati come scienziati del clima.

Gli argomenti citati poi sono quelli classici di chi nega apertamente la relazione tra attività umane e surriscaldamento globale: ad esempio, si sostiene che il clima della Terra è cambiato più volte da quando esiste il nostro pianeta, con periodi più caldi e più freddi, causati da fattori naturali.

Ma questa tesi è stata smontata da un recente studio dove si spiega che per la prima volta nella storia un periodo eccezionalmente caldo sta interessando tutta la superficie terrestre nello stesso momento, con temperature medie globali mai così alte da circa 2.000 anni a questa parte, al contrario di quanto avveniva in passato, quando i picchi di caldo o freddo si verificavano in tempi differenti e in diverse zone geografiche. In altre parole: nelle altre epoche non c’è mai stato un surriscaldamento o raffreddamento “globale”.

Sembra che questi scienziati ignorino del tutto gli ultimi rapporti dell’ IPCC  (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo dell’Onu che studia l’evoluzione del clima), insomma che niente sappiano del programma ambientale delle Nazioni Unite, degli studi recenti di università, istituzioni, centri meteorologici, tutti concordi nel sostenere che l’emergenza climatica esiste ed è in pieno svolgimento. Inoltre la lettera firmata da Berkhout e dai suoi colleghi non argomenta in nessun modo sotto il profilo scientifico l’affermazione secondo cui non c’è alcuna emergenza climatica. Insomma “è così perché te lo dico io”.

C’è da chiedersi il motivo reale di questa lettera e quali interessi tuteli e copra, anche se è ovvio che il nuovo corso che utilizzerebbe le energie verdi rinnovabili, manderebbe in soffitta il petrolio, il gas e tutte le sostanze inquinanti che hanno reso così forti e potenti le lobbies del petrolio e delle armi. Insomma, è ovvio aspettarsi che queste non soccomberanno senza combattere…. Mi auguro che lo faremo anche noi!

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Barbara Fois

 

Approfondimenti

https://fuoriditesla.blogspot.com/

https://attivissimo.blogspot.com/2021/11/live-il-2411-le-auto-elettriche.html

https://www.qualenergia.it/articoli/i-500-scienziati-e-la-bufala-dellemergenza-climatica-che-non-esiste/

https://attivissimo.blogspot.com/2018/08/il-dilemma-dei-cambiamenti-climatici.html

http://www.meteoweb.eu/2019/03/cambiamenti-climatici-futuro-terra/1237742/

https://www.savetheplanet.green/isole-di-plastica-ecco-le-sei-piu-grandi-al-mondo

file:///D:/Doxxumenti/demleg/CLIMA%202/carne-tutti-vegetariani-per-ambiente.htm

 

 

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