Sardegna: vince Todde, perde Meloni

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 27/02/2024
Ma si è trattato di elezioni regionali o di un test su Giorgia Meloni?

È stata una lunga notte…

Chiuse le urne alle 19 è cominciato uno spoglio lentissimo e tortuoso: la scheda era un lenzuolo affastellato di simboli: era uno slalom fra elenco dei partiti in coalizione ed elenco dei partiti nel listino con a metà pagina il nome del presidente di riferimento e questo ripetuto per i quattro candidati: un vero casino, non riesco a trovare un’altra parola per definirlo, senza contare il voto disgiunto. Lo spoglio è ovvio che sia stato difficoltoso, soprattutto nell’interpretazione della volontà di scelta del votante.

Con esasperante lentezza arrivano i primi dati e sono più che inattesi, scioccanti: Todde 53%, Truzzu 38%. Salto in piedi: non posso credere ai miei occhi e alle mie orecchie! Poi specificano che sono i primi dati dello spoglio di Cagliari e mi risiedo sconsolata: è stato un pessimo sindaco e questa è una bocciatura annunciata, ma il resto dell’Isola come ha votato? E qui comincia una lunga notte fatta di pochissimi decimali in più o in meno, ma sempre con la Todde in testa. Non solo perché Truzzu era un candidato debole, ma perché la Meloni non ha convinto, non è piaciuta

La protervia non sempre vince

Si vede che la Meloni è stata poco o niente in Sardegna, nonostante il cognome e il padre sardo, ma certamente non conosce i Sardi. Ignora che sono un filino sospettosi nei confronti dei “continentali”, soprattutto di quelli che si fingono amici e li riempiono di false lusinghe: troppi ne hanno visto nel corso della loro travagliata storia. Non è piaciuto soprattutto il suo siparietto da varietà sul palco, le sue “vocine”, nel patetico sforzo di fingesi alla mano, un disperato quanto inutile tentativo di captatio benevolentiae, che non ha convinto nessuno. E non sono piaciuti nemmeno i manifesti in cui il candidato locale è sparito ed è rimasta solo lei, con una frase piena di stolta retorica, a cui una mano ignota ha aggiunto un’altra sfottente definizione. Ora, Truzzu era davvero il candidato più debole che si possa immaginare: ne abbiamo già parlato in un precedente articolo, un sindaco fra i peggiori che abbiamo avuto e difatti è terzultimo nella lista pubblicata dal “Sole 24 ore” sul gradimento dei sindaci italiani, così non meraviglia che a Cagliari sia stato “stracciato” dalla Todde, e tuttavia la mossa di farlo sparire addirittura dai manifesti non è piaciuta, perché ha ricordato ai Sardi che a candidarlo è stata lei d’imperio e che non è una candidatura nata qui… i Sardi sono gente molto complicata e sulle loro radici sono molto sensibili. Ricordo che mio marito una volta mi disse “ma tu non sei sarda, la tua famiglia è qui solo da 600 anni!” una battuta che avrebbe fatto ridere dappertutto, ma non qui in Sardegna.

Me la sono dovuta guadagnare la mia “sarditudine” e poi fortunatamente vivo a Cagliari, una città un po’ anomala, anch’essa poco sarda, più mediterranea e levantina, proiettata sul mare e non chiusa nell’entroterra, che ama più il pesce che la carne…ma siamo pur sempre sardi e anche noi siamo diffidenti, disincantati, un po’ cinici e con un senso di sottile sarcasmo. Per giunta abbiamo combattuto i Romani per oltre 130 anni e si favoleggia ancora con ironia di una intera legione sparita dalle parti del misterioso Supramonte… beh, a volte i nostri politici se ne dimenticano e per un pugno di monete diventano servi acquiescenti, ma il popolo sardo non è affatto così corruttibile.

Un tris di donne al potere

Alessandra Todde, la candidata 5stelle che ha vinto, è una donna sarda, una donna del nuorese, strutturata e inserita nel territorio sardo, che conosce bene i problemi dell’Isola e che è voluta salire sul palco dell’ultimo appello tutta sola e anche questo è piaciuto, perchè il messaggio era chiaro e netto: “non ho né padrini né padroni”. Sono contenta di averla votata, anche se all’inizio non la conoscevo e avevo mille dubbi, se votare i 5stelle. Mi sono fidata dei commenti di amiche che la conoscono personalmente e ho fatto bene. Ma non perché ha vinto, ma perché mi è piaciuto quello che ha detto stanotte, quando ha ringraziato lo staff che l’ha supportata, sottolineando che il risultato positivo era dovuto al lavoro del gruppo e che lei non era un capopolo, ma un membro di uno staff che aveva un progetto comune. Il fatto che abbia scelto di essere un “noi” e non uno spocchioso “io”fa ben sperare. Vedremo cosa farà in futuro. Ma certo essere la prima donna al governo della Sardegna è un bel motivo per essere orgogliose. Anche se le donne sarde vengono da una civiltà matriarcale, soprattutto vitale proprio nel nuorese da cui proviene la Todde. Donne forti che sanno comandare senza protervia.

Giorgia Meloni la prima donna Presidente del consiglio, si è montata la testa e in un delirio di onnipotenza era convinta di vincere tutto: credeva che avrebbe fatto vincere perfino il debole e non amato Truzzu, mettendoci la faccia, quasi a chiedere un referendum su di sè, cancellando perfino il nome del candidato sardo, come dicevamo prima, dai manifesti elettorali. E ha perso. È finita la pacchia, Meloni? E adesso con chi se la potrà prendere? Su chi scaricherà ogni colpa? Come farà a fare la vittima? Mi fa venire in mente un paio di proverbi : “Chi troppo vuole nulla stringe”, ma soprattutto “Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente”.

E anche se Truzzu, oggi si assume – da perfetto galantuomo qual è (sulla sua onestà nessuno qui ha dubbi, non è certo questo il suo problema) – si è assunto ogni responsabilità della sconfitta e dichiara che non farà nessun ricorso, la Meloni ha perso la faccia e la credibilità e questa è solo colpa sua..

Elly Schlein: la prima donna segretario del PD, un partito difficile da governare e gestire, un nido di vipere, una trappola mortale anche per politici navigati come Prodi, e che ha vinto una partita azzardata, ma folgorante. Esattamente un anno fa vinceva, a sorpresa, le primarie del Partito democratico. Un anno dopo, stesso giorno, può festeggiare una vittoria straordinaria della sua linea di collaborazione e di ricompattamento della opposizione. Questa alleanza l’hanno chiamata“Campo largo” e adesso che è stato sperimentato ed ha avuto successo, spero che venga applicato ovunqe, soprattutto in Abruzzo, che è il “feudo” della Meloni. Mi è piaciuta la sua capacità di rinunciare a un narcisistico protagonismo, per far spazio alla coalizione e alla candidata Todde.

Tre donne apripista, ma non tutte “primedonne”, fortunatamente.

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Ripercussioni

Questa vittoria pone al PD e a tutti i piccoli partiti dell’area progressista un esempio da seguire: se vogliamo vincere la strada è questa. Chiunque si discosta per calcoli personali, per vecchie strategie muffite e perdenti, va lasciato al suo destino, non va inseguito per forza, così come la zavorra di imbecilli e cialtroni, impregnati di politicantismo di bassa lega, propensi all’inciucio e al bizantinismo, nonché al facile tradimento vanno isolati e cacciati via: ne arriveranno altri, forse migliori, che magari non aspettano altro che la vecchia fuffa si tolga dai piedi. Questa sarebbe una vera svolta, questa è l’aria nuova che stiamo aspettando da tanto tempo. E l’esternazione di Calenda “mai più da soli” fa ben sperare che abbia capito anche lui che solo uniti si vince. Vedremo che succederà in Abruzzo, dove tutta l’opposizione si presenta unita.

E veniamo al fronte della destra: ehhh qui sarà divertente vedere tutte le contraddizioni e le faide che scoppieranno, ora che si è infranto il mito della invincibilità della Meloni. Ora che è caduta per terra come un albero abbattuto, io riesco a pensare solo a quanto sta sghignazzando Salvini, che lei ha bullizzato su molti fronti. Beh, se davvero lo sta facendo ha poco da divertirsi: la Lega qui in Sardegna è colata a picco: infatti ha raggiunto a stento il 3,8%.. Ne vedremo delle belle!!

Intanto il partito del PD è il primo partito della Sardegna, con quasi il 14%

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Il terzo incomodo

Al terzo posto è arrivato Soru con l’8,7%, abbastanza per risicare una vittoria che senza di lui sarebbe stata di larga misura per il “Campo largo”, ma non abbastanza per farlo entrare nel Consiglio regionale, perché per entrarci bisogna raggiungere il 10%. Ha ammesso di aver perso, ma con una aria sorpresa e piccata, ammettendo che non se l’aspettava, perché dove faceva i comizi era sempre pieno di gente. Inutile dire di più anche lui, come la Meloni, si vuole un sacco di bene e non sbaglia mai: questo lo fanno solo gli altri. Insomma, ha perso ed è fuori da tutti i giochi e non chiederemo di più: queste elezioni ci hanno già dato tanto.

Barbara Fois

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