Guardando avanti

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 27/03/2024
Il futuro? Una volta era meglio- Karl Valentin

Molti, anche se certo non tutti, proviamo incertezza guardando avanti. Credo che accada perché le idee e le aspettative che avevamo prima del ventennio consolidato di questo nuovo secolo, sono progressivamente evaporate. Ce ne siamo accorti solo in parte nel corso del tempo, un po' come accade per le rughe sulla faccia. Ti ci abitui. Solo rivedendo qualcuno dopo lustri vedi gli anni stampati sul suo volto, e così sul tuo. Credo sia inevitabile, adattarsi è nella natura umana.

Di certo quello che viviamo oggi è l’esatta distorsione di ciò che abbiamo lungamente sperato di vivere. Sarà per questa ragione che i futuri distopici, dipinti in vari modi, mi lasciano un filo indifferente. Se resto vicino al senso dell’aggettivo- definisce una specularità in negativo tra l’atteso ed il realizzato - è già distopico il presente. Almeno per alcune cose precise che vorrei condividere.

Nella mia generazione siamo figli di un’utopia non risolta e per questo fratelli di una evidente distopia. Non dico che l’abbiamo generata noi, dico che ne siamo testimoni. Credo sia bene pesarne la dimensione, ogni volta che si può.

Non entro nelle delusioni personali, ognuno porta le sue. Mi piace riflettere su ciò che abbiamo davanti agli occhi perché, guardando avanti, potremmo scorgere la motivazione antagonista che forse cambierà gli scenari. Nulla è scritto nella pietra, tutto è reversibile. Così ci insegna la visione laica che interpreta le traiettorie della storia per guardare alle prospettive del futuro.

Traiettorie ..

In questo sito, così come in altri, abbiamo dibattuto cose complesse e più grandi di ognuno di noi preso singolarmente. La guerra, la giustizia, il decoro politico, la speranza. Un confronto di grande utilità perché essere in più a ragionare aumenta la dimensione interpretativa e forse, se sappiamo ascoltare, apre finestre a nuovi ragionamenti personali. In tutto quello che ho letto ed ascoltato in giro mi pare sia chiaro un punto di comune valutazione: i tempi che viviamo sono i peggiori. Se è così, cosa li rende peggiori?

Se osserviamo le traiettorie fin qui seguite – vale la pena, siamo di fatto ad un quarto del nuovo secolo- possiamo cogliere almeno tre punti cardine del peggioramento.

La perdita dell’alternativa, che ha lasciato campo libero ai detentori del potere; la crescita caotica delle fonti di comunicazione, non bilanciata dal crescere del sapere e delle capacità di interpretazione; la concentrazione della ricchezza finanziaria in pochi centri decisori. Il resto è rimasto pressoché simile perché non siamo realmente evoluti. Le guerre ci sono sempre state. L’umanità vive sull’orlo dell’ecatombe atomica da quando esiste la bomba. L’ambiente l’abbiamo trascurato da che abitiamo il Pianeta. La prossimità umana l’abbiamo praticata male sin dai tempi di Caino e Abele.

Sulla perdita dell’alternativa ho detto tante volte la mia, non insisterei. Ho talmente tanto guardato alle conseguenze della perdita di un contrappeso ideale e politico da aver mancato alla domanda centrale: perché è successo? Mi rendo conto che non lo so. Il fatto che sia caduta l’Unione Sovietica, che stava al socialismo come un paio di scarpe strette, non giustifica e neppure spiega il vanishing quasi completo della sinistra in Europa. Non capirò mai perché Occhetto disarticolò il partito storico proprio dopo la caduta del muro, che peraltro era ormai un simulacro aggirabile. Sembrò dare ragione a chi diceva il comunismo è l’Urss. Ed ancora di più ho discettato dei vari chi/come hanno decretato la fine del PDS, esperimento che comunque apprezzai, senza riuscire a darmene una concreta ragione né alla luce di quegli anni specifici, i nuovi 2000, né in prospettiva. Perché si è creato il PD, un ibrido che non ha mai funzionato? Non ne ho contezza. So che ormai, in conseguenza di tali azioni, è irrealistico immaginare contrappesi alle decisioni del governo. Quest’ultimo, come quelli precedenti, confuso ed iniquo. La cosiddetta sinistra non ha più alcun radicamento, fisico e politico, nei singoli quartieri come nell’insieme della società.

Oggi è indubbiamente peggio di ieri. Nel mondo occidentale chi ha bisogno di tutele concrete, dalla salute personale all’equità sociale, non ha più baluardi. Chi intende arricchirsi sfruttando non ha più ostacoli. Il risultato sono la strage nei posti di lavoro, la pochezza dei servizi pubblici, la cronica carenza di opportunità. La CGIL può tentare tutti i referendum che crede, io rimpiango quella di un tempo che occupava le piazze e distribuiva calci nel culo.

La comunicazione di massa conosce un’esplosione caotica nel quadro di una gestione feudale. Si è giustamente considerato Berlusconi, parlandone da vivo, un pericolo per l’equità democratica con le sue tre tv ed i suoi giornali. Non si è fatto assolutamente niente. Se oggi si candidasse Pier Silvio godrebbe dello stesso campo largo di suo padre. Si è permessa una grottesca anomalia italiana, comoda per tutti i politici, sodali od oppositori. In Francia Bolloré – editore e imprenditore dei trasporti e delle comunicazioni - influenza la politica da destra, ma non potrebbe mai candidarsi. Basta il copia/incolla di una legge per risolvere per sempre il pasticcio. Mi pare invece che si sottovaluti il pericolo della situazione attuale. La maggioranza dei grandi social occidentali appartiene ad una sola gestione, Zuckemberg. Un regime unico, un quadro feudale che amministra strumenti relazionali di grande presa di massa. La pandemia, gestita artatamente, li ha resi onnipotenti o quantomeno onnipresenti. Invasivi e trasversali. Penso a come siano stati capaci di creare narrazioni distorte, manipolando l’informazione, ed alla diffusione che hanno dato di miti, stili di vita e modelli comportamentali facendo strame della minima morale. La libertà del comunicare è un valore illuminista, i vari come si possa esercitare questa libertà sono regole opportune. Senza regole, limiti ed anche censure siamo in balìa di ogni minchiata a cui si metta il turbo. Non ho nessuna voglia di assurde compressioni/ma nemmeno di liberarmi a cazzo, diceva Gaber.

Per dirla chiaramente: nella situazione attuale di vuoto legislativo un solo centro di potere può comunicare liberamente ciò che vuole. Nella comunicazione di massa e nell’informazione oggi è indubbiamente peggio di ieri.

La concentrazione della ricchezza finanziaria è un vero esempio di imbarbarimento del capitalismo sempre più concentrato in poche mani. La diseguaglianza è gigantesca sia tra le parti del mondo che tra le parti della medesima società. In Italia – e non siamo nemmeno i messi peggio - il 1,2% delle famiglie possiede oltre il 30% della ricchezza censita. I ricchi sono pochi, quindi, ed i veri ricchi anche poco conosciuti. Un dato per tutti: Angiolina Armellini. Chi è? Una sconosciuta al fisco che ha oltre 1400 case di proprietà e che ha evaso 1 miliardo di euro. L’hanno beccata nel 2014 mi pare. Della cifra dovuta ha infine pagato solo 50 milioni. Perché la cito? Perché la ricchezza si costruisce sottraendo agli altri. Se paghi il 50% di tasse il tuo tempo di accumulazione, anche solo risparmio da lavoro, è 50volte più lungo di chi paga zero. Oppure l’1% di tasse come il signor Musk, od il signor Bezos che, grazie alle scellerate leggi Clinton, godono di mille agevolazioni destinate a tutelare gli investitori. Chi ha tanti soldi tiene i fili delle marionette, politici e comunicazione, ed il destino degli altri.

Un altro caso di concentrazione finanziaria è nella riduzione del numero di banche. La politica della BCE prevede che le piccole, specie quelle locali, spariscano a vantaggio della concentrazione in pochi poli decisori. Così l’erogazione del credito, che permetterebbe l’allargamento delle imprese esistenti, sarà gestita direttamente ed esclusivamente dai grandi centri finanziari. Quelli che tutelano i capitalisti, le multinazionali e le loro esclusive di mercato. Oggi è peggio di ieri.

..prospettive.

La prospettiva che abbiamo ogni giorno davanti agli occhi è trovarci tutti insieme, ricchi poveri atei e credenti, dentro un posacenere. Può accadere? Certo. Come direbbe uno scenarista: è possibile, non è probabile. La differenza non è sottile. E’ possibile che io vinca al Superenalotto, ma è probabile che butti i soldi. Tuttavia, assunto che gli imbecilli sono la categoria umana più diffusa tutto può essere. Ricordavo prima che comunque in questo rischio siamo immersi dal 1945, quando Truman buttò l’atomica sui poveri giapponesi, già vinti, per spaventare Stalin. Più che una prospettiva la paura della bomba è una retrospettiva.

La prospettiva più possibile ( non ancora probabile ) è che ci si impantani in una lunga guerra non nucleare ai confini con la Nato ed in larga parte del medio Oriente. In questo caso aspettiamoci terrorismo diffuso, stile Bataclan ieri e Mosca oggi, al crescere delle milizie mercenarie, al sorgere delle dittature in Occidente ed altre piccole cose così. Il medio evo prossimo venturo. Non mi stupirei. Gli Esseri Umani, specie se gestiscono potere, soffrono di coazione a ripetere.

La prospettiva più probabile? Guerre ad intermittenza qui e là nel mondo come facciamo da sempre e come faremo per sempre. Tutti ormai sanno che le guerre non si vincono più. Si perdono? Nemmeno. Si pareggiano. Per i capitalisti sono un business, specie per l’industria delle armi, e per tutti gli altri una sanguinosa, orrenda ed inutile cazzata! Pensa alla fuga degli yankee dall’Afghanistan che lasciò in mano talebana circa 7 miliardi in attrezzature moderne, armi e bagagli. Quell’avventura in casa d’altri ha arricchito gli armaioli americani, illuso il popolo afgano con la bugia occidentale dell’esportazione democratica , reso forti i talebani che oggi sono più ricchi ed armati di ieri, più o meno come le milizie ucraine o russe. Roba da chiodi.

Nel quadretto mettiamo anche le piccole prospettive locali italiote. Con il nulla della non destra incapace di affondare colpi mentre la destra vera si scanna a casa sua. Continuo a vedere dietro il pasticcio l’ombra di Draghi e di chi per lui mentre l’Italia, come sempre, vive ingovernata.

Nel quadro generale, tra queste ovvie prospettive citate perché memoria aiuti, è possibile che si inserisca un nuovo movimento di massa antagonista, generato dalla pessima gestione della cosa pubblica, qui come altrove.

Bakunin diceva che il disagio cova nella profondità delle masse in modo silente per poi esplodere in modo imprevedibile e clamoroso. In una qualche misura io credo che siamo alla vigilia di qualcosa di simile. Potremmo ritrovarci, in questa critica situazione geopolitica, come qualche anno fa quando correva il toro nelle strade. Lo ricordiamo? Era quel tempo acceso tra il 2017 ed il 2019.

Hong Kong insorgeva, Parigi in fiamme, scontri in Italia, la Spagna a rischio secessione, in USA gli afro americani e gli ispanici scendevano in piazza. Quel duro e contemporaneo insorgere popolare minacciava interessi veri e strategie complesse. Spaventò un po' tutti. Di colpo, proprio quando il cumulo di proteste si espandeva e qui e là pareva insurrezionale, che accadde?

Un virus. Uno strano virus che colpisce solo se si sta insieme. Se si sta chiusi in casa no, è discreto. Virus cortese ricorderemo, non entrava nei supermercati nell’orario di spesa, virus che se si stava seduti – in treno od in aereo -una poltrona si/una no non colpiva. Virus pigro, per il quale bastava spararsi nelle chiappe un vaccino (possibilmente Pfizer i cui azionisti sono anche i padroni dei social ) e mettere 8 centimetri di carta sulla faccia per stopparlo. Una pandemia che casca perfetta come circostanza fortunosa. Bloccare tutti in casa ha una sua utilità, specie per chi abbisogna di mani libere. Ueilà, Lombardoni, che fa ki a Milan cu stu cald?, direbbe Sordi.

Chissà perché, davanti a quel diluvio mediale di minchiate sparate a tutte le ore da virologi d’accatto e opinionisti accattoni, mi venne in mente l’eroina che girava libera al culmine del movimento, sul finire dei ’70. Venduta a prezzi stracciati davanti alle scuole, sotto gli occhi di tutti. Va bene, è dietrologia. Non è cosa mia. Però come minchiatella fantapolitica un pochino ci sta, no?

Le prospettive così rozzamente tracciate sono di fatto scenari. Gli scenari sono ipotesi e le ipotesi sono tutte discutibili, belle o brutte. Le certezze sono altra cosa. Sono cose semplici, cubiche, visibili e pesabili. Ne abbiamo una davanti. I morti di Mosca.

Aldilà delle speculazioni putiniane, sono di fatto la seonda terribile manifestazione di quel risorgere del terrorismo che ahimè vedo. La prima è la strage di Hamas, con scannatori e mandanti. Da Cittadino ho subìto tutte le stagioni del terrorismo, dunque mi è chiaro chi lo usa, lo scopo che ha, i risultati che attende. Non faccio il giudice, non devo emettere sentenze. Non mi servono prove inconfutabili, a me basta capire. Per vomitare.

Diceva lo scrittore Karl Valentin che il futuro nel passato era visto meglio. E’ così, assunto che il futuro del passato è il presente, ed il presente per l’intera Umanità – aldilà dei destini individuali- è una merda. Dicevamo che il sistema soffre di coazione a ripetere. Mi pare sia così. Rivedo i virologi di cui sopra farfugliare di potenziali prossime pandemie. Vedo negli attentati, le strategie della tensione. Per ottenere cosa? La stabilità. Quel valore ridicolo che contraddice la dinamica della vita. Quel valore che va bene solo a chi ha già essenziale e superfluo. Quel valore che tutela il potere, azzera l’antagonismo e lo chiude in casa, con le bombe o con i social, garantendo la continuità della diseguaglianza. Quel risultato atteso dal capitalismo.

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Corrado Fois
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