Femminicidio e femminismo

di Rosario Patanè - liberacittadinanza.it - 02/12/2023
Oggi non si vede un “femminismo” civile moderno partecipativo, svincolato dalle servitù che sappia diventare soggetto politico sociale determinante dando forza organizzata alla ribellione

La terribile realtà che stiamo vivendo, denominata “femminicidio” ad uso e consumo del mordi e fuggi mediatico ( esso si ferma quasi sempre alla superficie di un evento ascrivendolo tou-court al “patriarcato”) richiede a mio parere lo sforzo di addentrarsi nella foresta della comprensione e della ricerca comune piu vasta.

Che sia espressione di “patriarcato”, io che ho avuto la fortuna di percepirne da ragazzo gli ultimi barlumi, anche se solo eccezionalmente drammatici, ma opprimenti e tutti riferiti alla dinamica familiare fondata sulla impari condizione della donna e sulla ipocrita considerazione piccolo-medio borghese indottrinata da una “morale”molto popolare tendente a qualsia costo (vedi l’orrendo “matrimonio riparatore” ) alla “conservazione” necessaria alla sua autoconservazione e al “ prestigio sociale” del corpo femminile funzionale alla “sistemazione” matrimoniale ,alla “riproduzione”, alla tenuta proprietaria di essa a fronte di sostentamento, rampatismo economico e conformismo acritico, Due società ne sussistono nell’accezione più propria : quella mafiosa e del brutale integralismo islamico.

Paradigma proprio della società rurale e vetero artigianale negli altri ambiti, ne percepiamo i residuati anche se si vedono più donne che lavorano, più dirigenti, più ragazze nelle università e un pensiero femminile riconosciuto anche se resta  il persistere di stereotipi, spesso invisibili quanto la violenza che, ben oltre l’indignazione per i femminicidi, sottende ancora nelle relazioni tra uomini e donne..” (Luisa Pronzato ).

Partendo dalla storia della lotta per l’identità femminile occorre capire perché e come questo “oggetto prezioso” in ogni senso tale considerato sin dai primordi della vita rimase soggiogato e/o sfruttato fino a quando, nella seconda metà dell’800 , una coscienza di “classe” (parafrasando,ma non troppo, Marx) maturò manifestandosi nel fenomeno sociale molto importante definito “femminismo”.

Prima importante diversità di genere femminile e maschile. Sempre in trasformazione il primo, immobile il secondo incapace di riconoscere l’autentica natura della donna interpretando la sua libertà, la sua autonomia intellettuale e antropologica, come “disponibilità” svincolata da lacci dogmi giudizi e quindi più facile “proprietà d’uso“.

Dal lontano 1928 infatti , quando le “suffragettes” inglesi conquistarono il completo diritto di voto e reclamarono la parità nel diritto di famiglia ,agli anni ’60 e ‘70 quando “la società si è trasformata, attraverso il nuovo diritto e le leggi di parità sul divorzio, sull’interruzione di gravidanza, sulle tecniche contraccettive la cognizione del dominio maschile si è spostata dalla scena sociale come “questione femminile”, alla storia personale: il corpo, la sessualità, la maternità diventano il luogo primo dell’espropriazione della identità femminile, vista solo come procreazione e confinamento nel ruolo biologico di madre: sottomissione e dedizione all’uomo, sacrificio di sé..” ( Lea Melandri ) .

Si parla allora non più di “libertà”, ma di “liberazione”, non di “differenza” ma “differenziazione" alle radici della subordinazione femminile non stanno l'esclusione dai diritti civili o dal campo economico, ma la supremazia assoluta nella sfera della sessualita e della riproduzione, dove una dierenza fisica tramite qualsiasi tipo di violenza viene trasformata in ruoli sociali e familiari la barriera da rompere è quindi la servitù sessuale..” (Adriana Caverero ).

Ma Il senso della libertà si deteriora gravemente in quegli anni ‘80 che vedono la repentina trasformazione della lotta per la parità in lotta per l’integrazione, dalla rivendicazione di Indipendenza a quella per l’omologazione acritica.

Sono gli anni del proluvio di denaro facile e criminale della ricchezza senza lavoro dello “yuppismo” fantasmatico .La TV commerciale mostra l’eden della “ felicità “ inventando la pubblica donna-oggetto “a portata di mano “.Non ci volle molto a capire che il corpo assimilato al cinico neocapitalismo cinico , era il veicolo immediato conformisticamente “giustificato” e condiviso . Il “ bene “ della piu profonda femminilità un tempo rivendicato come inviolabile ora diventa da “saper vendere” per avere tutto, nuovo familismo amorale Il potere surrogato con la concessione di sé.

La donna diventa “incomprensibile” , ”straniera” al mondo maschile che vive nel riflesso di una dimensione antropologica a lui sconosciuta perdendo l’orientamento di “re“ e incapace di discernimento scatenando l’ancestrale brutalità distruttiva suo ogni istituzione consolidata.

Oggi , si invocano generici richiami alla protezione, alla cultura scolastica , alle leggi di polizia ultimative, Non si vede un “femminismo” civile moderno partecipativo, svincolato dalle servitù che sappia diventare soggetto politico sociale determinante dando forza organizzata alla ribellione. Ad ogni Movimento, un Mutamento.

 

Rosario Patanè

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