Prospettive

di Francesco Baicchi - 21/06/2018

Le sparate a ripetizione di Salvini, ottimamente amplificate dalla stampa, ne fanno l'assoluto protagonista di questa fase iniziale del governo Conte, che ne viene quasi completamente oscurato.

Non so se la situazione attuale sia frutto dell'ingenuità del gruppo dirigente del M5S, o se costituisca la prova di una loro esplicita deriva destrorsa. Certo DiMaio sembra subire quasi passivamente le quotidiane provocazioni verbali che gettano un'ombra sinistra (e 'nera') sul 'governo del cambiamento', per la cui nascita tanto si è speso.

Eppure sin dal primo giorno è apparsa chiara la strategia leghista di puntare a un ritorno rapido alle urne, lucrando la popolarità ottenibile a colpi di annunci e di minacce apocalittiche prima di dover rendere conto di quanto effettivamente realizzato e delle conseguenze per il Paese. I sondaggi sembra stiano dando ragione a Salvini, che è riuscito a sollecitare gli istinti peggiori degli italiani, così come in precedenza fece Renzi con la demagogia della 'rottamazione' e la mancia degli 80 euro (poi risultati inutili e pagati a caro prezzo). Il sorpasso dei consensi nei confronti degli alleati di governo mette ora la Lega in una posizione di forza che, in caso di nuove elezioni fra qualche mese, potrebbe riaprire i giochi delle maggioranze parlamentari.

Paradossalmente le 'salviniate', oltre che portare consensi dalla peggior destra (ma non solo) alla Lega, aprono orizzonti sconfinati per la resurrezione del PD, che sta affannosamente cercando di recuperare un po' di dignità facendosi paladino di una legalità costituzionale che ha ignorato totalmente finché ha governato. E ci sta riuscendo, grazie anche all'aiuto della 'grande' stampa, che prosegue nella campagna di delegittimazione dei grillini, oggettivamente colpevoli, ma finora solo di aver dato credito a personaggi discutibili; peccato veniale a fronte delle colpe e dei conflitti d'interesse (scomparsi dai radar) delle altre forze politiche e dei loro beneficiati.

Esempi recentissimi di questa forsennata corsa a far dimenticare il referendum costituzionale, perso clamorosamente, sono l'iniziativa del renzianissimo sindaco Nardella per l'insegnamento della Costituzione nelle scuole (inutile perché ci sono già disegni di legge in materia e perché il testo presentato è assai discutibile) e la 'lettera contro il razzismo' presentata dallo stesso Nardella con Enrico Rossi, presidente toscano che non vede l'ora di tornare nel PD, solo o con tutto LeU. Iniziative entrambe che, a fronte degli ignobili proclami razzisti e delle spacconate di Salvini, giganteggiano per correttezza politica.

In questo quadro, ancora una volta, manca una alternativa credibile alle 'due destre': quella sovranista e 'nera', e quella liberista.

L'assenza di una forza politica in grado di rappresentare il dissenso civile e progressista (e di recuperare i voti 'prestati' al M5S) è aggravata dalla legge elettorale in vigore, che continua a ostacolare una reale rappresentanza parlamentare della volontà popolare, facendo prevalere il potere di nomina delle segreterie di partito nella composizione del Parlamento.

Così rischiamo ancora una volta di dover tornare a votare il 'meno peggio' e, ancora più grave, solo un simbolo, invece di poter scegliere una persona che ha la nostra fiducia.

Di Maio non ha molto tempo per uscire dall'angolo ed evitare (al Paese) un ulteriore disastro, e deve anche fare i conti con le limitate risorse ereditate dal malgoverno precedente. Per annunciare la chiusura dei porti, che poi c'è stata in un solo caso, basta un tweet; cancellare i danni del job's-act, della 'buona scuola' o dello 'sblocca Italia' non è altrettanto semplice e rapido. Per non parlare del caso Ilva.

Come cittadini elettori ed elettrici possiamo aspettare passivamente gli eventi o, forse, trovare strumenti per opporci a quanto riteniamo insopportabilmente sbagliato (oltre al rinascente razzismo e alle armi ‘facili’ anche la minacciata flat-tax) e per sollecitare invece quanto di positivo c'è nel programma di governo (lotta alla corruzione e alla evasione fiscale, difesa del patrimonio e dei beni comuni, cancellazione delle 'riforme' renziane, ecc....).

Non sarà semplice, ma la scadenza delle elezioni europee del prossimo anno ci fornisce, se non altro, un punto di riferimento temporale entro il quale una nuova 'cosa', democratica, antiliberista, con il programma di realizzare veramente il dettato costituzionale,  potrebbe ancora nascere.

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