Quello che non c'è

di Francesco Baicchi - 13/03/2014
Nel mirabolante progetto presentato da Matteo Renzi, il vasto assortimento di impegni e previsioni non riesce a nascondere quello che nel programma di lavoro del governo non c'è

La spruzzata 'di sinistra' dell'aumento dell'imposizione fiscale sui redditi finanziari sembra aver accecato molti commentatori, che hanno individuato nel mirabolante progetto presentato da Matteo Renzi per risolvere i problemi economici e occupazionali del Paese aspetti quasi rivoluzionari.

Tutti ci auguriamo che gli obiettivi elencati vengano trionfalmente raggiunti e, immagino, apprezziamo il principio di distinguere i guadagni da lavoro da quelli speculativi, ma il vasto assortimento di impegni e previsioni non riesce a nascondere quello che nel programma di lavoro del governo non c'è.

Non voglio intervenire sul tema della attendibilità delle previsioni di 'entrate', che ricordano da vicino la 'finanza creativa' di Tremonti: il tempo ci dirà se erano fondate, anche se sarà dopo le elezioni europee, che sembrano essere l'orizzonte che più interessa al Presidente del Consiglio, specialmente nella sua veste di Segretario del PD.

Non c'è però dubbio che alcune assenze emergano vistosamente.

Nella sua affannosa ricerca delle risorse necessarie per impostare una politica di rilancio dell'economia, che si vuole anche attenta ai meno fortunati e orientata alla giustizia sociale, manca la cancellazione o almeno la sospensione di alcuni impegni incautamente assunti da precedenti governi: gli inutili F35, per esempio, e la sempre meno giustificata TAV in val di Susa.

Anche sul piano della vera e propria redistribuzione solidaristica della ricchezza, al di là della enunciazione di un 'tetto' agli stipendi dei superdirigenti pubblici, mi sembra manchino interventi sostanziali sui redditi e sui privilegi dei politici; a partire, ma non solo, dai nostri parlamentari europei, i più pagati del continente.

Molto opportuni sarebbero stati anche impegni precisi per rendere più efficace la lotta alla evasione fiscale, iniziando dalla cancellazione dei 'regali' concessi a varie categorie sotto forma di sconti (i gestori di slot machine), esenzioni (la Chiesa cattolica), dilazioni, ecc ... per arrivare a strumenti utili a garantire il recupero delle cifre evase, che attualmente non supera il 15% del totale accertato.

Sempre sul piano fiscale infine si sarebbe potuto avviare un riequilibrio delle aliquote, alzando quelle sui massimi redditi e ripristinando le tasse di successione sui grandi patrimoni, per riportare il sistema a quella progressività prevista dall'articolo 53 della Costituzione e largamente diffusa negli altri Paesi occidentali.

Queste alcune incomplete riflessioni sul piano strettamente economico, ma il Presidente-segretario ha anche voluto ribadire la priorità assoluta, per lui come per Berlusconi, delle modifiche costituzionali, minacciando di porre termine alla sua carriera se il Senato non verrà cancellato,come previsto dalla incredibile riforma elettorale che è riuscito a imporre alla Camera.

Non mi dilungo sulle inaccettabili caratteristiche che rendono il sistema appena approvato ancora più incostituzionale della legge Calderoli, ma a mio avviso anche sul piano delle 'riforme' istituzionali manca qualcosa, e in questo caso l'assenza non è tollerabile.

Il nuovo assetto costituzionale che si vuole imporre (perché di questo si tratterebbe, in barba all'esito del referendum del 2006) prevede un Parlamento con una sola camera elettiva composta in modo quasi casuale da deputati ancora una volta nominati dai partiti e non scelti dagli elettori, con una maggioranza assoluta attribuita artificiosamente a un solo partito votato da una minoranza di cittadini, ma che è in grado di condizionare la composizione di tutti gli organi di garanzia e di eleggere da sola il Presidente della Repubblica, sottraendosi a qualunque controllo democratico di legalità.

Inoltre con la 'soglia' all'8% milioni di cittadini rimarrebbero privi di rappresentanza parlamentare, aggiungendosi a quanti, anche proprio per il tipo di legge elettorale, rinuncerebbero a votare.

Cosa manca a questo quadro? Solo il rispetto dei cittadini e dei principi democratici su cui si regge la Costituzione repubblicana e antifascita del 1948.

Mi sembra di aver capito che Matteo Renzi è disposto a continuare a governare solo a condizione che tutto ciò si realizzi. Altrimenti … ce ne faremo una ragione.

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