QUALE PAESE

di Silvia Manderino - Rete per la Costituzione - 22/08/2014

C'è uno strano clima intorno.

Mentre continuano i massacri di innocenti in Siria, in Iraq, nella striscia di Gaza, mentre continuano a martellare le terribili immagini di "esecuzioni" di giornalisti: mentre tutto questo si svolge intorno a noi - noi che siamo in Italia - tutt'altro che lontani dai luoghi dei massacri, accade che qui, in Italia, si discuta di riforme.

Si discuta. Si faccia no.

Il governo attualmente in carica è la rappresentazione plastica di quanto si riesce a dire usando innumerevoli parole e nulla si faccia per dare seguito a quelle parole.

Con il governo attualmente in carica sembra di essere arrivati all'apoteosi dell'immobilismo, meglio, della confermata volontà di non intervenire per affrontare i problemi che il Paese attraversa.

Io non lo so a cosa sia servito vedere il sig. Renzi "in missione" per un giorno in Iraq: a parte la capacità fisica di muoversi in ogni dove (da Forte dei Marmi a Bagdad), l'unica cosa che ci siamo risparmiati sembra essere una raffica di tweet nell'arco di 24 ore.

Ma la pubblicità all'estero del nulla che si rappresenta, non serve a trasformare il nulla in un qualcosa.

E tornando all'interno dei nostri confini, quel nulla è ogni giorno sulle pagine dei quotidiani.

C'è una sola cosa che interessa al governo attualmente in carica: consolidare il proprio e il potere di chi lo ha appoggiato.

Per ottenere questo scopo serve solo una cosa: l'alleanza concreta con l'unica forza politica che può garantire il passaggio senza colpo ferire dei provvedimenti normativi (con fiducia) in Parlamento.

Ad ogni decreto legge lancia la sfida: bocciameli, non darmi la fiducia e dopo di me......avrai il baratro.

Avanti così, a colpi di decreti e di conversioni.

Il governo attualmente in carica è l'apoteosi mai raggiunta della legiferazione diretta sulla vita dei cittadini.

Solo che alla vita dei cittadini non ci pensa affatto.

Consolidare il potere significa consolidare l'alleanza principale, con Forza Italia.

Nulla può passare se il duo non è in consonanza. E poco ci vuole. Do ut des.

Allora, per esempio, non c'è affatto una riforma della giustizia alle porte.

Non di quella penale, naturalmente, perchè modificare i pilastri che garantiscono l'impunità dei propri alleati è fuori discussione.

Ecco perchè strombazza per dire che la priorità è la giustizia civile.

Ma la "riforma" della giustizia civile ha un'idea, questo governo in carica, di cosa sia?

Se c'è una cosa che un governo serio è in grado di fare, velocemente e con successo, è l'esecuzione materiale di quella che si chiama organizzazione della giustizia: è suo compito imprescindibile.

Per quale motivo si devono aspettare mesi per avere il rafforzamento del personale nell'amministrazione giudiziaria?

Per quale motivo aspettare mesi per avere uffici dell'amministrazione giudiziaria che siano messi in grado di funzionare per smaltire l'enorme mole di lavoro arretrato?

Vuol far credere forse questo governo in carica che occorre modificare il codice di procedura civile per snellire il demenziale iter processuale a cui sono sottoposte le cause civili?

Ci pensi il Parlamento a questo. Intanto il potere esecutivo faccia il suo dovere. Che è quello di eseguire, appunto.

E poi: è possibile che il nostro Paese - a mezzo il suo governo pro tempore - si debba interamente immobilizzare per ogni questione che compare all'orizzonte, dimenticando per strada tutto il resto?

Perchè è questa la netta impressione che si vive giorno per giorno.

Facciamo un esempio.

Se il Senato ha appena approvato con risicata maggioranza la prima lettura del disegno di legge che intenderebbe modificare la Costituzione, è mai possibile che solo da questo evento l'opinione pubblica sia stata sommersa per tre settimane intere, mentre del resto non conosceva nulla?

La domanda sorge spontanea: quale resto?

L'intollerabile attesa di quel che si sospetta non verrà è la condizione peggiore in cui si possa vivere, se tutto ciò riguarda l'esistenza quotidiana - economica, sociale, culturale, politica - di un'intera collettività nazionale.

Rimanere appesi e avere la sensazione concreta che si è appesi al nulla.

Ma dal supremo Colle che rappresenta l'unità nazionale quale messaggio arriva?

E' possibile che si possa ancora confidare nella silenziosa rassegnazione di tante persone?

A cosa punta il governo attualmente in carica?

Su cosa spera il Parlamento arrampicato agli ultimi stracci della sua illegittima esistenza?

A quale istituzione, si chiede il cittadino, dare fiducia e affidarsi per uscire dalla palude?

Un momento: ammesso che glielo si chieda, al cittadino.

Perchè qui sta avvenendo uno strano fenomeno: chi ha il dovere di operare nelle massime istituzioni ai cittadini non si rivolge più.

Fingono di decidere, ma ciò che più conta è che, pur nella finzione, non siano coinvolti i cittadini.

C'è un clima intorno che non convince. Che ha il sapore di attesa sul nulla.

C'è bisogno di cittadinanza responsabile, viva, attiva.

C'è un bisogno, estremo, di fare i cittadini.
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