Fermiamo la guerra in Palestina!!

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 08/01/2009
Il massacro dei bambini continua!

Quella che si sta svolgendo nella striscia di Gaza dalla fine di dicembre ad oggi è la più ignobile guerra che abbiamo visto in questi anni. E purtroppo ne abbiamo viste tante! Ignobile , intollerabile, ingiusta, ipocrita e vergognosa. E il mondo intero, per l’ennesima volta, sta a guardare il genocidio di un popolo come quello palestinese, povero e indifeso, nascondendo la sua ignavia dietro una parola: Hamàs. Parola magica, alibi che copre tutto e tutti, perché gli uomini di Hamàs sono i cattivi, sono terroristi, sono integralisti, sono incivili. Anche se hanno vinto libere elezioni. Ma perché le hanno vinte? I perchè sono molti, complessi e si intrecciano con le trame oscure ordite da Israele e consentite e favorite dall’Occidente.

 Ho preparato una scheda linkata alla fine dell’articolo, per chi vuole conoscere tutta la storia di questo lungo odio, a cominciare dal 1948, da quando cioè l’ONU riconobbe lo stato di Israele, ma non quello Palestinese (una ingiustizia ingiustificata e ingiustificabile di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze) e lasciò che Israele facesse guerre preventive come quella dei “Sei giorni” e altri massacri periodici con scuse vomitevoli.

 

 

Come è stato possibile che si lasciasse fare tutto questo a un popolo nei confronti di un altro?Forse molti hanno ancora il complesso dello sterminio di 6 milioni di ebrei, anche se Israele è una cosa e gli ebrei sterminati un’altra ( infatti questi erano polacchi, francesi, italiani, tedeschi, olandesi e non certo israeliani), forse dietro Israele ci sono le ricche lobbies ebraiche americane, e forse la gente odia gli integralisti islamici, che francamente sono davvero intollerabili, ma tutto questo non può giustificare  quello che in tutti questi anni Israele ha fatto ai Palestinesi: il massacro di un intero popolo!

Ma le chiacchiere in questo genere di cose servono a poco, le parole di biasimo pure e allora vediamo i fatti e ragioniamoci sopra insieme.

Tranquilli: in questo articolo non torniamo indietro fino al 1948: qui ci limitiamo a tornare indietro di qualche anno.

 

 

 

Gaza: territorio e avvenimenti

 

La cosiddetta Striscia di Gaza è una piccola regione costiera (una striscia di circa 360 km² di superficie) ma densamente popolata (circa 1.400.000 abitanti di etnia arabo palestinese). E’ una regione non riconosciuta come stato, ma i Palestinesi la reclamano come parte del loro territorio. L’Egitto occupò questo territorio dal 1949 fino al 1967, ma senza mai riuscire ad annetterlo. Israele occupò la Striscia nel 1967 durante la cosiddetta “ guerra dei sei giorni “ e l’occupazione militare è durata 27 anni, fino al 1994. Nel maggio 1994, infatti, a seguito degli accordi israelo-palestinese, noti come accordi di Oslo, cominciò un graduale trasferimento di poteri dagli israeliani ai palestinesi: gran parte della Striscia  passò, così, sotto il controllo palestinese, mentre le forze israeliane lasciarono Gaza City e le altre aree urbane. L'Autorità palestinese, guidata da Yasser Arafat, scelse la città di Gaza come la propria prima sede provinciale. Nel settembre 1995, Israele e l'OLP firmarono un secondo accordo di pace che estendeva l'amministrazione dell'autorità palestinese alla maggior parte delle città della Cisgiordania.

Tuttavia Israele, secondo gli accordi di Oslo, che prevedevano tre zone distinte a Gaza, mantenne il controllo dello spazio aereo, le acque territoriali, l'accesso off-shore marittimo, l'anagrafe della popolazione, l'ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale della propria zona e non solo di quella. Dunque Israele in realtà ha governato la Striscia di Gaza dal 1967 fino al 2005, quando Ariel Sharon decise, con disposizione unilaterale, di abbandonarla. I coloni da lui stesso insediati in quella terra, furono obbligati ad abbandonarla nel giro di poche settimane. Si trattava di ben 21 insediamenti di cui il maggiore composto da 2600 persone. Il 12 settembre 2005 il territorio della Striscia di Gaza passò in mano palestinese, e gli abitanti ebbero accesso alle aree che erano state loro precedentemente vietate. Il partito di al-Fatah governava in questo modo ufficialmente e in modo completo sulla striscia di Gaza, primo pezzo dello stato di Palestina.

 Dopo quasi 2 anni di controllo da parte di al-Fath, vennero indette nuove elezioni, vinte dal partito integralista di Hamas, che si installò nella Striscia di Gaza. Durante il giugno del 2007 la tensione tra Hamas e al-Fath, il partito del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese residente in Cisgiordania, sfociò in scontri aperti tra le due fazioni che in pochi giorni fecero oltre un centinaio di morti. Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare efficace e violenta, conquistò la sede militare dell'ANP arrivando di fatto al controllo dell'intera Striscia di Gaza.

L'Unione europea, e allo stesso modo gli USA, considerando Hamas un'organizzazione terroristica, interruppero l'invio degli aiuti verso la Striscia di Gaza.Iniziò contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas ed Israele che vide, da parte israeliana, un embargo verso la Striscia, missioni di guerra e cosiddetti assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi per la sua sicurezza, e da parte palestinese il lancio di razzi Qassam e tiri di mortaio contro installazioni e città israeliane.

 

Il 1º marzo 2008, l'esercito dello Stato di Israele con l'operazione Inverno caldo invase direttamente l'area con forze blindate ed aeree.Nell'ambito di una tregua di sei mesi, mediata nel giugno 2008 dall'Egitto, Hamas accettò di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. La tregua è terminata il 19 dicembre.

Il 27 dicembre 2008 i vertici politici israeliani hanno lanciato l'operazione “Piombo fuso” contro la Striscia, massacrando centinaia di civili inermi e usando anche le bombe al fosforo. Queste bombe sono terribili: bruciano la carne fino all’osso. Le hanno usate a Falluja gli americani, vi ricordate? E adesso le usano gli Israeliani su donne e bambini, con la scusa di stanare e sterminare pericolosi terroristi.

I fatti sono questi. Ma i fatti non sono tutto. Non bastano a spiegare. La politica non è fatta solo di cose esplicite, ma di interessi, di intrighi di strategie occulte. Quelli elencati sono solo cose che si leggono sui giornali. Ma questa storia della striscia di Gaza è piena di grossi interrogativi. Vediamo di osservarli più da vicino.

 

questi sono i pericolosi terroristi uccisi?

 

 

 

Al-Fatah, Hamas e i furbi israeliani

Mentre, nell’ottobre del 2004, Arafat stava morendo a Ramal- forse avvelenato – dopo tre anni di assedio, in cui spesso – nel silenzio complice dell’occidente - non ebbe né cibo né acqua, Ariel Sharon annunciò che  avrebbe sgomberato la striscia di Gaza entro il gennaio 2005,  lasciando tutti increduli. Infatti proprio all’inizio di ottobre dello stesso 2004 il signor Sharon aveva affermato sprezzantemente che il conflitto fra israeliani e palestinesi ci sarebbe stato fino a che i palestinesi non fossero diventati “finlandesi”, cioè se ne fossero andati via lontano, possibilmente in Finlandia, appunto. In quella occasione furono gli stessi ebrei pacifisti a stigmatizzare il silenzio del mondo davanti alla tragedia di Gaza, denunciando che il piano di Sharon per soggiogare definitivamente i palestinesi aveva come copertura il cosiddetto “piano di disimpegno”, cioè appunto lo sgombero dei coloni. Tolti di mezzo loro, infatti, si poteva procedere al massacro di tutti gli altri abitanti. Non si poteva spiegare altrimenti la decisione di Sharon, cioè del leader del Likud, del partito conservatore, dei falchi, di coloro cioè che hanno creato il problema di Gaza, di voler sgomberare quella terra per cui aveva tanto combattuto. Non era stato Sharon, infatti, a programmare la colonizzazione di Gaza? E allora perché questo ritiro dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza, se non per fini non certo pacifici? Poteva davvero volere la pace?O la sua tattica riguardava soprattutto gli equilibri interni del suo partito, in cui il suo rivale Netanyahu ( leader dei coloni) cominciava ad avere un potere un po’ troppo forte? Si poteva credere alla buona volontà della destra israeliana, capace di uccidere un uomo di pace come Rabin, per non arrivare mai a una soluzione pacifica del conflitto con i palestinesi? La risposta era NO. Non si poteva credere. E infatti era solo un altro inganno, un’altra trappola. Tanto, comunque il controllo – coloni o no – continuava a mantenerlo Israele sulla terra. Inoltre Arafat stava morendo. Questo voleva dire togliersi finalmente dai piedi l’unico vero ostacolo al potere assoluto di Israele su tutta la Palestina. Arafat stava morendo, dicevamo, di un male oscuro e incomprensibile. Avvelenato, dicevano i suoi e forse non è una ipotesi da scartare: non era stato ucciso anche Rabin? Togliersi dai piedi i due grandi leader che volevano davvero la pace era una mossa vincente del partito dei falchi. Ma non bastava: si doveva anche distruggere l’immagine di Arafat, non solo il suo corpo. Non si dovevano lasciare eroi. Così cominciarono a girare delle voci sul suo ingentissimo patrimonio: più di 1 miliardo di dollari, rubati al popolo palestinese. Ma nessuno ha mai potuto confermare queste accuse, nessuno ha mai visto questi soldi, nessuno ha mai saputo chi avesse messo in giro queste voci. “Calunniate, calunniate: qualche cosa resterà!”: aveva ragione il buon Rossini.

Arafat morì lontano dalla sua terra, aprendo un grosso problema di successione, fra le fila di Al Fatah, il movimento da lui fondato nel 1959, un partito che a tutt’oggi fa parte a buon diritto dell’Internazionale Socialista.

Le calunnie, i sospetti sul vecchio leader morto, l’incapacità  di Al Fatah di avere una strategia nei confronti di Israele, che nonostante il ritiro dell’agosto 2005, continuava a spadroneggiare, stringendo in una morsa asfittica l’economia di Gaza, con mille imbarghi, fecero crescere lo scontento nella popolazione e in maniera proporzionale rafforzarono anche l’ala più rigida, integralista e guerrafondaia, rappresentata da Hamàs, appunto, movimento nato nel 1987. Ci fu una guerra civile a Gaza, nel 2007, fra Al Fatah e Hamàs e ad avere la meglio fu la fazione guidata da Hamàs, che vinse anche le elezioni.

Bene: tutto procedeva per il meglio! Avevano vinto i falchi anche in Palestina! Ora Israele aveva la scusa giusta per tornare a Gaza, per attaccare i palestinesi di quella regione tanto tormentata: stanare e distruggere i terroristi di Hamàs. E’ una vecchia e collaudata strategia: si soffoca una democrazia e si fa in modo che sia sostituita da un regime totalitario, meglio se religioso e integralista ( che crea sempre diffidenza e antipatia e non a torto!) e poi lo si attacca con varie scuse: abbiamo visto l’Iran di Komeini, l’Afganistan dei talebani, l’Iraq di Saddam( tutti sovvenzionati dall’America) e adesso Gaza. Il modello, la strategia è sempre quella: squadra che vince non si cambia, si dice così, no?

Ed ecco che il 27 dicembre scorso è iniziato il massacro sistematico. Gli Israeliani, spalleggiati da Bush (ancora per poco, speriamo!!) se ne infischiano di tutti gli appelli per il cessate il fuoco e dicono che continueranno il massacro, anche perché fra un mese ci sono le elezioni e questo non è un dettaglio insignificante, ma invece la chiave di volta che serve a capire tutta questa efficienza bellica. La guerra è un grande collante, soprattutto se il nemico è stato abbondantemente demonizzato. Così i guerrafondai sono certi di vincere le elezioni.

E l’Occidente? Ormai, nella sua deriva destrorsa, zitto. Come sempre, del resto. Stiamo guardando questa ferocia in un silenzio agghiacciante, complice e ipocrita.

Ah, immemore Israel! Immemore della shoà subita, feroce carnefice del genocidio di un’ altra gente! Ma che popolo è quello che dimentica il suo sacrificio e lo impone a un altro popolo, più debole, più povero? Immemore Israel, che non ricordi la maledizione per chi non rispetta i dettami di Dio, quelle parole terribili del Deuteronomio (28, 15-53), quell’anatema mortale, quella pena del contrappasso, così minutamente descritta in pagine che tolgono il respiro.Ma se tu non ascolterai la voce del Signore tuo Dio, osservando tutti i Suoi precetti e i Suoi statuti che io ti comando oggi, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste maledizioni. Sarai maledetto in città e maledetto in campagna. Sarà maledetto il tuo cesto e la tua madia. Sarà maledetto il frutto del tuo ventre, il prodotto della tua terra, il parto delle tue vacche e gli agnelli del tuo gregge. Sarai maledetto quando entrerai in qualunque luogo e quando ne uscirai. Il Signore manderà contro di te la maledizione, il panico e la disgrazia in qualunque iniziativa tu intraprenda…”. Attento Israel, perché frai dettami di Dio c’è anche “Tu non ucciderai” e “Tu non desidererai la roba d’altri”.

 

 

altri pericolosi terroristi

 

 

 

                                                                   

 

                                                                   

 

 

 

 

 

 

 

 

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